CentroCentro, spazio d’arte e di cultura del Comune di Madrid, ospita fino a gennaio Giappone, una storia d’amore e guerra, mostra ricca e articolata dedicata al mondo nipponico, dal XVII secolo alla Seconda Guerra Mondiale. Prodotta e organizzata da Evolucionarte, riunisce circa duecento opere appartenenti alla Collezione Bartolone Gobbi, due amici torinesi innamorati del Giappone.
LE STAMPE DEL MONDO FLUTTUANTE
Curata da uno dei due proprietari, Pietro Gobbi, l’esposizione ripercorre lo sviluppo dell’estetica giapponese attraverso undici tappe, di carattere storico e tematico, dal periodo Edo (1603-1868) ai primi anni del Novecento. Sono tantissime, belle e raffinate le stampe in bianco e nero o a colori esposte a Madrid: alcune sono firmate dagli artisti più rappresentativi della cultura nipponica, come Hiroshige, Tupamaru, Hokusai e Kuniyosh; altre, invece, sono di autori meno noti ma non per questo meno interessanti. Si tratta perlopiù di xilografie del cosiddetto ukiyo-e, il mondo fluttuante, ideale estetico edonistico e volubile sviluppato dalle classi agiate giapponesi a partire dal XVII secolo. Tra i soggetti, delicati paesaggi e nature morte, scene di vita quotidiana e numerose incursioni nell’erotismo orientale, nel quale la figura femminile, geisha o cortigiana con l’immancabile kimono, è parte fondamentale dell’iconografia, carica di sensualità e simbolo di opulenza.
COLLEZIONISTI APPASSIONATI DI ORIENTE
A partire dagli Anni Novanta del secolo scorso Pietro Gobbi ed Enzo Bartolone hanno raccolto stampe e oggetti tradizionali (kimoni, ventagli, armature, katane, persino fotografie) che raccontano la vita e la cultura giapponese del passato, Paese dal fascino esotico e misterioso. Tra gli oltre 350 pezzi in collezione c’è anche la prima edizione di un album illustrato di Kitao Masanobu, datato 1784.
La loro è una autentica passione “per un mondo fantastico, completamente diverso da quello occidentale per il modo stesso di intendere la vita”, come spiega Pietro Gobbi, un passato di grafico editoriale. “L’arte grafica mi interessa da sempre e ho cominciato a raccogliere stampe giapponesi perché mi piacevano dal punto di vista decorativo; poi ho studiato la cultura del Giappone e mi sono addentrato in questo fantastico mondo per capire meglio i significati poetici raccontati per immagini”.
Le xilografie ukiyo-e, sempre divise in due per ragioni di stampa, vanno lette infatti da destra a sinistra e spesso riportano scritte in ideogrammi antichi, molto più articolati e complessi rispetto alla lingua attuale.
DALLE ARMATURE DEI SAMURAI ALLE FOTO RITOCCATE
Nella sezione dedicata alla guerra sono esposte due armature di samurai in ottimo stato di conservazione, fatte con tessuti pregiati e placchette di cuoio e metallo, corredate da spade come il tachi o la katana. “In realtà i samurai le indossavano non per andare in battaglia, ma per sfilare davanti all’imperatore a Tokyo”, precisa Enzo Bartolone, appassionato di arti marziali e collezionista di reperti legati al mondo della guerra. Toccando temi come il teatro No e il teatro Kabuki, lo shunga, ossia la primavera, il paesaggio, la natura e la religione, la mostra illustra i diversi aspetti della vita in Giappone durante quattro secoli, ma soprattutto nel Sette e Ottocento, epoche di pace e di grande sviluppo artistico dell’impero del Sol Levante. In chiusura, anche una selezione di immagini scattate dai primi fotografi giapponesi: sia per i soggetti sia per le inquadrature, le foto sembrano debitrici ancora al genere delle stampe popolari ukiyo-e, essendo spesso colorate a posteriori a mano.
SCAMBI TRA ITALIA E GIAPPONE
“Nel periodo tra le due guerre, e soprattutto con la nascita dell’asse Roma-Tokyo-Berlino”, spiega Bartolone, “i giapponesi vennero in Italia per acquisire la tecnica di fabbricare armi, ma anche per imparare a costruire macchine per scrivere e altri oggetti d’uso comune inesistenti nella loro società, a quell’epoca ancora molto arretrata. Per questo, portarono con sé oggetti e opere d’arte come ossequio tradizionale della loro cultura. Molti di questi pezzi, negli anni, sono approdati sul mercato dell’antiquariato italiano, alimentando la passione di collezionisti come noi”. “Tra gli italiani che invece viaggiarono in Giappone nell’Ottocento”, conclude Bartolone, “ci sono il toscano Felice Beato, che aprì la prima bottega di fotografia, con una notevole influenza sui fotografi giapponesi, e l’incisore ligure Edoardo Chiossone, che contribuì alla modernizzazione del Giappone attraverso il conio della moneta. Il Museo Chiossone di Genova ospita la sua collezione d’arte giapponese”.
‒ Federica Lonati
Madrid // fino al 22 gennaio 2022
Giappone. Una storia di amore e di guerra
CENTROCENTRO
Plaza de Cibeles 1
www.japonamoryguerra.com
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