Stando al Giorgio Agamben di Profanazioni, il “museo” è un luogo separato. Come una volta i fedeli si recavano al tempio, oggi il turista lo raggiunge ma lo trova vuoto del senso di abitabilità che va cercando. È esattamente la sensazione che provi quando dall’esterno ti imbatti nel Fraumünster di Zurigo, un edificio di culto in pietra arenaria situato nel centro storico.
LA STORIA DELLA CHIESA RIFORMATA FRAUMÜNSTER
Fondato nell’853 da Ludovico il Germanico, il Fraumünster ha goduto del diritto di coniare monete fino al XIII secolo. Non è un particolare irrilevante, ma consustanziale allo spirito di questa città, la più ricca della Svizzera tedesca, campione di una fortezza che sorge al centro del continente Europa senza esserne mai stata politicamente parte. Così, quando stai per varcare la soglia del Fraumünster e ti vengono chiesti 5 franchi svizzeri (4,65 euro), la prima reazione è “ancora?!”, perché magari ti è già successo di dover avere a portata di mano 2 franchi (1,88 euro) da inserire in una porta automatica per accedere a un orinatoio pubblico.
Non importa, ti fai forza ed entri in uno spazio di impianto gotico, severo, fatto di pietra grigia, con l’unica concessione di panche e qualche spalliera di legno color nocciola. Nessuna immagine alle pareti, tuttalpiù numeri: fanno riferimento ai versetti della Bibbia che il fedele seduto accanto a questa o quella colonna è invitato a recitare. Giusto così. La proprietà della chiesa da Roma è passata alla città di Zurigo dopo la Riforma. E Fraumünster è appunto una chiesa riformata, celebre per le gesta di Zwingli, il predicatore che all’inizio del XVI secolo qui espone i suoi 67 Articoli, dichiarando l’abolizione della Messa cattolica e l’introduzione del culto riformato. Zwingli diede ordine di rimuovere e distruggere le immagini ritraenti la Madonna e i Santi, il cui culto da allora fu proibito.
LE VETRATE DI CHAGALL E GIACOMETTI
Poi però alzi gli occhi verso l’alto transetto a volta e ti rendi conto che qualcosa non torna, che fortunatamente ai riformatori col passare del tempo le cose debbono essere sfuggite di mano… le vetrate! Quelle del transetto nord sono di Augusto Giacometti, mentre il ciclo in cinque parti nel coro e un rosone all’apice del transetto sud sono di Marc Chagall. Sì certo, chi abbia finanziato Chagall e Giacometti per la produzione di questi stupefacenti fumettoni non lo sa “nessuno”: si tratta di donazioni private coperte dall’anonimato, ma la riservatezza protestante si smarrisce di fronte allo stupore della scoperta di questi vetri.
Le cinque realizzazioni di Chagall disposte sopra e intorno al coro raffigurano episodi della vita di Gesù, Giacobbe e i profeti. Ognuna di loro è associata a un unico colore: verde e blu simboleggiano la Terra, rosso e giallo raffigurano il Paradiso. Dopo aver realizzato quelle per la Sinagoga dell’ospedale Hadassah a Gerusalemme, Chagall riceve la commissione per quelle di Fraumünster, che inaugura in presenza nel 1970 all’età di 83 anni. Ma non basta.
Mentre ti bei della sorridente arte del bielorusso puoi pure osservare sulla parete di sinistra la vetrata di oltre nove metri realizzata negli Anni Venti da Giacometti. Una selva di figure dove appaiono Dio, Gesù, i quattro evangelisti e otto profeti intervallati da un gran svolazzare di angeli in multicolor. Ma il fondamento biblico dell’iconoclastia protestante qui dove è finito? Uscito dalla porta, rientrato dalle finestre…
‒ Aldo Premoli
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #62
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