Tutto su Villeurbanne, la prima Capitale francese della Cultura
Città giovane, sia storicamente sia a livello demografico, Villeurbanne si prepara a ospitare gli oltre 700 eventi che animano il calendario della Capitale francese della Cultura 2022. Qui vi raccontiamo qualcosa in più sulla città alle porte di Lione
Forse il nome di Villeurbanne a molti non dirà nulla. È la ventesima città francese per numero di abitanti, circa 150mila, in costante incremento negli ultimi decenni. Siamo infatti nell’area metropolitana di Lione. Una città giovane (il 50% dei residenti ha meno di 30 anni) e moderna, che non ha testimonianze significative del passato, ma nel 2013 è stata eletta come città con la migliore amministrazione in Francia. Quest’anno torna agli onori delle cronache perché sarà Capitale francese della Cultura 2022, un titolo che il ministero competente transalpino assegna per la prima volta, arrivando con un po’ di ritardo rispetto ad analoghe iniziative italiane (quest’anno è Procida la nostra capitale) e di altri Paesi europei. Per sottolineare l’importanza dell’evento e suonare la campanella di inizio programma (sono più di 700 gli eventi calendarizzati), a Villeurbanne è arrivata Roselyne Bachelot-Narquin, la ministra per la cultura del governo Macron. La cerimonia, accompagnata da uno spettacolo itinerante delle Girafes rosse della Compagnie Off, si è svolta in Place Lazare Goujon, che è il luogo da dove si deve partire per conoscere la città, perché ne simboleggia la (recente) storia.
Per quasi tutto l’Ottocento, Villeurbanne è rimasta un sobborgo agricolo di Lione, poi lo sviluppo industriale l’ha trasformata in una città operaia, con un impressionante incremento demografico e una popolazione che dai 42mila abitanti del 1911 cresce fino agli 81mila del 1931. Per poi raddoppiare nel corso degli ultimi novant’anni.
LA STORIA ARCHITETTONICA DI VILLEURBANNE
Oggi a Villeurbanne si arriva dal centro di Lione percorrendo Cours Lafayette che, senza soluzione di continuità urbanistica, diventa, al superamento dei confini comunali, Rue du 4 Août 1789 e Cours Tolstoj. Fu il sindaco Lazare Goujon, eletto nel 1924, a volere che Villeurbanne, fino ad allora un insieme disomogeneo di quartieri mal collegati fra di loro, avesse una piazza urbana che diventasse simbolo dell’autonomia amministrativa e dell’identità della comunità. Lione si stava annettendo i comuni limitrofi che si trasformavano in semplici arrondissement del capoluogo dipartimentale, ma Goujon aveva altre idee e ricorrendo a varie forme di finanziamento riesce a dare il via al progetto del nuovo quartiere, oggi chiamato Gratte-Ciel. Fra il 1928 e il 1931, su progetto del semi sconosciuto architetto Môrice Leroux, nasce il Palais du Travail che attualmente è la sede del Théâtre National Populaire. Nelle ambizioni del sindaco socialista e igienista il palazzo è il luogo del dispensario, delle docce pubbliche, della piscina, di sale riunioni e brasserie, di spazi teatrali. Nel 1930 viene lanciato il concorso per costruire l’Hôtel de Ville, il secondo edificio che, fronteggiando il Palais du Travail, avrebbe completato la piazza. I lavori vengono affidati a Robert Giroud, allievo di Tony Garnier, l’architetto e urbanista lionese che è fra i membri della giuria e nel capoluogo stava dando vita a un progetto urbanistico di tutt’altro genere (a Lione si può visitare il Musée Urbain Tony Garnier), ma sempre ispirato a teorie socialiste.
A Villeurbanne, il nuovo edificio in stile Déco viene inaugurato nel 1934 e con la sua torre alta 65 metri è oggi il simbolo più riconoscibile della città. A distanza di decenni dalla costruzione, la piazza ne è ancora il cuore amministrativo e culturale, oltre ad aver ospitato molti degli eventi più significativi della storia recente, compresi concerti epocali come quelli di Cesaria Evora e Carlos Santana.
Ma il quartiere non si chiama a caso Gratte-Ciel, perché il completamento del progetto urbanistico degli Anni Trenta prevedeva tutta una parte di edilizia residenziale lungo quello che è l’asse centrale del distretto, l’avenue Henri Barbusse. Un viale alberato, pedonalizzato, ricco di negozi affiancato da alti edifici che all’estremità nord è chiuso da due grattacieli di 19 piani. Furono i primi costruiti in Francia, su ispirazione dei modelli d’oltreoceano. Rappresentano una scenografia urbana che mantiene intatto il suo fascino a quasi cento anni dalla loro costruzione, nonostante non siano mancate le critiche di chi vedeva una certa magniloquenza di impronta sovietica nello stile degli edifici.
La città ha continuato a essere fiera portatrice degli ideali di integrazione che nascono dalle sue origini popolari e operaie. Anche i successori socialisti di Lazare Goujon, complice ad esempio l’amicizia del sindaco Charles Hernu con François Mitterrand, hanno puntato su una politica di decentramento culturale. Il caso più emblematico della capacità attrattiva della città di provincia rispetto a istituzioni di valenza nazionale è quello del Théâtre National Populaire.
CULTURA E ARTE A VILLEURBANNE
Fondato a Parigi nel 1920 e ospitato nel Palazzo del Trocadéro, diretto dal 1951 da Jean Vilar e poi da Georges Wilson, nel 1972, grazie all’iniziativa di Roger Planchon, che a Villeurbanne già dirigeva il Théâtre de la Cité, viene spostato sulle rive del Rodano. E ancora oggi, sotto la direzione di Jean Bellorini, è attivo nel palazzo che affaccia su Place Lazare Goujon.
Fra gli Anni Settanta e Novanta, non si contano le occasioni in cui François Mitterrand scende a Villeurbanne per celebrare inaugurazioni di nuovi impianti ed edifici come la Maison du livre, de l’image e du son, un’opera di Mario Botta del 1988.
La città alle porte di Lione è attualmente sede del campus universitario La Doua, dell’INSA scuola di ingegneria, degli Ateliers Frappaz (Centre national des arts de la rue et de l’espace public), dell’Institut d’art contemporain (IAC), dell’École nationale de Musique (ENM), del Pôle Pixel (produzioni cinematografiche), del Rize (polo culturale dedicato alla memoria operaia e multietnica di Villeurbanne e delle città del XX secolo), del Ciné Zola, che propone una programmazione cinematografica di qualità in un luogo, la conurbazione lionese, che fra le sue fabbriche ha visto la nascita del cinema con i fratelli Lumière (a Lione nella villa familiare si può visitare il Musée Lumière).
Sono tutti luoghi che ospiteranno gli eventi nell’anno in cui Villeurbanne detiene il titolo di Capitale della Cultura. “Per Villeurbanne è un’occasione unica per dire qualcosa alla Francia”, ha detto il sindaco Cédric Van Styvendael durante la cerimonia inaugurale. “Di sottolineare l’orgoglio di questa città popolare e multiculturale, evidenziare la nostra speranza nelle nuove generazioni e la loro capacità di far fronte alle sfide future.”
LA PROGRAMMAZIONE DELLA CAPITALE FRANCESE DELLA CULTURA 2022
Saranno più di 700 gli eventi in programma durante l’anno, fra cui 200 concerti e 300 spettacoli. Fra gli appuntamenti da segnalare, l’arrivo da Nantes della compagnia teatrale di strada Royal de Luxe diretta da Jean-Luc Courcoult, che proporrà uno spettacolo creato per l’occasione dal 23 al 25 settembre. La compagnia è conosciuta in tutto il mondo per la Saga dei Giganti e per i suoi spettacoli già proposti in 43 nazioni.
Villeurbanne sarà anche protagonista in occasione del 40esimo anniversario della Fête de la Musique. Il 21 giugno per celebrare l’evento il Cours Émile Zola che collega Villeurbanne all’Hôtel de Ville di Lione sarà interamente dedicato ai musicisti. Le due città saranno collegate da oltre 6 chilometri chiusi al traffico ma riempiti di suoni e di momenti di festa.
Inoltre per far conoscere meglio la città ai visitatori sono state pensate ventidue “Balades urbaines” – passeggiate urbane a piedi o in bicicletta. Organizzate dal Rize, saranno animate, teatralizzate o accompagnate dalla musica.
‒ Dario Bragaglia
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