Icone vegetali. Arte e botanica nel secolo XXI, la mostra proposta da Villa dei Cedri a Bellinzona, è una rassegna silenziosa, immersa in un’atmosfera sospesa. Le opere sono soprattutto di artisti di area svizzera, mentre nelle vetrine compaiono alcuni affascinanti esempi di erbario.
Ci troviamo di fronte a una riflessione sul rapporto uomo-natura in una dimensione pacata, moderata, in una sorta di faccia a faccia. In tutte le opere gli artisti sembrano prendere coscienza dei fenomeni per tutelarli, proteggerli.
Nel suo testo in catalogo Carole Haensler, in collaborazione con Gaia Ferrini, scrive: “Preservare la natura non significa solo mantenerne l’apparenza ‒ una forma in un dato momento ‒, ma anche coglierne l’anima, l’essenza stessa che presiede e sopravvive a tutte le metamorfosi”. Diversi i linguaggi utilizzati: dal disegno alla fotografia alla cianotipia all’incisione. La cornice è straordinaria. Villa e parco in cui la rassegna è allestita sono, infatti, iscritti all’Inventario dei beni culturali di Interesse regionale del Canton Ticino.
LA MOSTRA SU ARTE E BOTANICA A BELLINZONA
Tra le opere più particolari la serie Virtual Botany Cyanotipes di Alan Butler, che fa riferimento a uno dei primi testi illustrati di botanica, l’importante opera di Anna Atkins, cianotipista raffinata, che, figlia di un botanico, ha dato vita a una catalogazione delle piante in cui mette in atto anche un interessante esperimento linguistico sulla neonata tecnica fotografica. Pure Lisa Lurati utilizza la cianotipia per i suoi grandi arazzi, collocati nelle stanze della villa. La francese Anne Laure Franchette, oltre ai gioielli d’alberi, lavoro site specific per una grande pianta del parco della Villa, ha trasformato uno dei vecchi lampadari Liberty della casa in un oggetto particolare che pende dal soffitto. Anche il suo, come altri, è un lavoro di raccolto, di conservazione. Alcuni antichi erbari sono esposti in mostra: in particolare le raffinate opere su carta di Francine Mury sono oggetti in cui è conservata la memoria, la peculiarità della natura. I fiori e le piante selvatiche che vediamo sui cigli delle strade, definiti da Gilles Clément “terzo paesaggio”, piante precarie per definizione, assurgono all’eternità nelle filiformi, svettanti fusioni dirette in bronzo, che si sviluppano come corpi giacomettiani nella scala ariosa della Villa.
‒ Angela Madesani
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