Una mostra a Vienna racconta le competizioni nell’arte
La mostra al Kunsthistorisches Museum di Vienna indaga il tema della competizione nella storia dell’arte attraverso più di 120 opere di artisti del calibro di Tiziano, Tintoretto, Bellini, Mantegna, Rubens e molti altri. La curatrice Gudrun Swoboda ci ha guidato tra le opere
Oggi la competizione è associata ai vari contest televisivi, oltre allo sport e ad altre tipologie di concorso. Nella prima età moderna il principio della concorrenza era determinante per il lavoro artistico. L’opinione prevalente era che l’habitus competitivo di imitazione, rivalità e superamento ‒ imitatio, aemulatio e superatio ‒ determinasse il progresso.
Si parte dall’antichità, dove la dea Afrodite era spesso raffigurata come Anadiomene, che emergeva dal mare e si asciugava i capelli. L’esempio più famoso è un dipinto di Apelle, il pittore preferito di Alessandro Magno. La sua pittura, tramandata solo in letteratura, servì da modello per gli artisti successivi.
La mostra al Kunsthistorisches Museum, come sottolinea la curatrice Gudrun Swoboda, segue la tesi che le diverse culture possono essere caratterizzate dal modo in cui affrontano la tendenza alla competizione che forse possiamo definire universale. L’intento della curatrice è di illustrare le forze motrici competitive dell’arte rinascimentale e barocca e di metterle in relazione con i loro molteplici contesti storici.
LE ORIGINI DELLA COMPETIZIONE FRA GLI ARTISTI
Plinio il Vecchio ha raccontato, attraverso numerosi aneddoti, la concorrenza fra artisti famosi. Una domanda cruciale era: chi riesce a rappresentare un oggetto in modo così realistico da ingannare un animale o anche una persona? Si dice che il pittore greco Zeusi abbia dipinto dell’uva che attirava gli uccelli. Il suo avversario Parrasio, invece, avrebbe creato un sipario e avrebbe chiesto a Zeus di schiuderlo per guardare il dipinto nascosto dietro. Ingannato da questo trucco, Zeusi ammise la sua sconfitta, poiché lui stesso era stato in grado di ingannare solo gli animali. Anche l’americana Raphaelle Peale si riferisce a questa storia dipingendo nell’Ottocento un’Afrodite coperta da un telo bianco. Ma, fin dal Rinascimento, sono molti i dipinti che alludono a questo aneddoto. Tali raffigurazioni hanno dato agli artisti l’opportunità di dimostrare la loro erudizione e di misurarsi con i modelli dell’antichità. Un bell’esempio è il dipinto del pittore barocco Luca Giordano che raffigura le crudeli conseguenze della sconfitta: lo scuoiamento dello sfortunato perdente Marsia da parte di Apollo.
Per il Tempio di Artemide a Efeso, una delle sette meraviglie del mondo antico, i più famosi scultori greci realizzarono intorno al 430 a.C. statue di Amazzoni ferite.
Si narra che gli artisti, tra cui Fidia, Policleto e Cresila, siano apparsi come concorrenti e allo stesso tempo come giurati. Nonostante ogni scultore scegliesse come vincitrice la propria opera, alla fine c’era ancora un chiaro vincitore: Policleto. Oggi abbiamo copie romane delle statue originali, l’Amazzone di Fidia in mostra è un prestito eccezionale dei Musei Vaticani, ed è considerata la replica meglio conservata della statua originale, che secondo Plinio occupava il secondo posto.
ARTISTI E RIVALITÀ NEL RINASCIMENTO
Il Rinascimento è il periodo di grandi committenze che prevedono spesso la competizione tra artisti. La curatrice ha selezionato alcuni dei casi più importanti, come il concorso indetto per la progettazione della porta di bronzo del Battistero fiorentino che ha visto competere Brunelleschi e Ghiberti sul tema del sacrificio d’Isacco. Una giuria che per la prima volta doveva includere criteri estetici nel suo giudizio decretò infine vincitore Ghiberti.
Un’altra importante committenza ha visto i due giganti del Rinascimento Leonardo e Michelangelo condividere gli spazi del Salone dei Cinquecento per glorificare il trionfo di Firenze sui suoi nemici. Nessuno dei due affreschi è mai stato completato, ma innumerevoli artisti hanno potuto studiare i cartoni rimasti in loco come modelli di una nuova monumentalità ed espressività.
Giorgio Vasari invitava gli artisti a imitare Michelangelo in tutto e sono molteplici gli esempi in mostra. Michelangelo era stato capace di raggiungere livelli eccelsi sia in scultura che in pittura, ma il tema della superiorità della pittura o della scultura resta molto acceso durante la sua epoca. Benedetto Varchi, grande umanista, chiese a pittori e scultori fiorentini brevi affermazioni su quale delle due forme d’arte fosse la migliore. Gli intervistati, tra cui Michelangelo, Cellini e Vasari, hanno presentato le loro argomentazioni sotto forma di lettere che Varchi ha raccolto e pubblicato.
Il concorso delle arti, il paragone, era un tema antico e importante dell’arte rinascimentale.
Tanti sono gli esempi, come il caso dell’orafo Benvenuto Cellini che puntava all’incredibile realizzando in una colata di bronzo la statua di Perseo e quella di Medusa per Piazza della Signoria. In questo modo non solo la materia, ma anche gli artisti rivali dovevano inchinarsi davanti all’opera di Cellini. Il corpo contorto di Medusa nell’agonia della morte garantisce prospettive multiple, che Cellini vede come il più grande vantaggio della scultura rispetto alla pittura. Lorenzo Lotto, invece, tenta di invalidare la peculiarità propria della scultura di permettere molteplici prospettive, mostrando nel dipinto Triplice ritratto di orefice il suo modello da diverse prospettive.
Giovanni Bellini, abile pittore a tempera, si sarebbe travestito da senatore per ottenere il segreto della pittura a olio. Commissionò un ritratto ad Antonello da Messina, che già padroneggiava questa nuova tecnica pittorica importata dalle Fiandre. La sua intenzione nascosta era di guardare oltre le spalle del pittore, che custodiva da vicino questo segreto, mentre stava lavorando. Andrea Mantegna mostra una rivalità-alleanza con lo stesso Giovanni Bellini, del quale sposò la sorellastra Nicolasia. Lavinia Fontana esprime parole di lode nei confronti di Sofonisba Anguissola, che ha circa vent’anni di più di lei.
Il mercante d’arte Jacopo Strada fece dipingere il suo ritratto dal famoso Tiziano mentre il figlio Ottavio Strada fece dipingere il suo ritratto dall’emergente Tintoretto. Il rapporto tra i due pittori era difficile: si dice che Tiziano avesse invidiato il suo talentuoso apprendista e alla fine lo avesse persino bandito dalla bottega. Dagli stessi artisti rivali provengono anche i ritratti di due membri della vasta famiglia patrizia veneziana Venier. Tiziano mostra il doge Francesco Venier, segnato dalla malattia ma con esperienza politica, con uno sguardo penetrante e gesti forti. Molto più radioso il ritratto di Sebastiano Venier di Tintoretto, passato alla storia come uno dei vincitori della battaglia navale di Lepanto e poi anche doge.
Un altro caso illustre è quello di van Dyck, che seppe imitare perfettamente lo stile pittorico del suo maestro Rubens, per poi creare un suo stile personale.
DAL SALON AL MODERNO CONTEST
Un altro importante luogo di competizione è il Salon francese, dove dal 1737 si tengono regolarmente le mostre dell’accademia, molte delle quali esposte in uno spazio molto piccolo. Questa forma di presentazione costringeva gli artisti a lottare per attirare l’attenzione del pubblico, raffigurando per esempio drammatici temporali.
La mostra viennese chiarisce quali sono stati i criteri che hanno spinto gli artisti a competere nel corso dei secoli. Anche i visitatori sono invitati a votare alcune opere d’arte scansionando il codice QR presente sul biglietto d’ingresso. Un valido strumento per coinvolgere anche il pubblico più giovane.
Giorgia Losio
Vienna // fino all’8 gennaio 2023
Idole & Rivalen
KUNSTHISTORISCHES MUSEUM
Maria-Theresien-Platz
https://idole-rivalen.khm.at/en/
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