Il Kosovo punterà sempre di più sulla cultura

Il Kosovo del primo ministro Albin Kurti investe in cultura, educazione, formazione. E il recente simposio tenutosi al Grand Hotel Prishtina ha acceso i riflettori sul futuro museo di arte contemporanea

E se fosse un museo il simbolo del nuovo Kosovo, il centro di nuove geografie balcaniche tra Serbia, Macedonia e Albania? E se fossero la cultura, l’arte e l’architettura le risorse con cui intercettare il futuro di un Paese giovanissimo ‒ età media 29 anni ‒ impegnato nella faticosa elaborazione/rigenerazione della propria identità?
In questo senso Manifesta è stata uno spartiacque, e il suo merito più grande – ha sottolineato Përparim Rama, architetto e sindaco di Prishtina – è stato cambiare la percezione, cucire i luoghi e raccontare la città come museo diffuso. Un processo bottom up che ha dato corpo alle potenzialità degli spazi, portato l’arte verso le persone e dissimulato una prospettiva nuova di fruizione nella dimensione onlife. Fatto sta che a Prishtina, ai piani alti del Governo e della governance multilivello, idee visioni e strategie sono chiare: per disegnare le forme di attrattività, accoglienza e riappropriazione, la cultura contemporanea sarà l’enzima di un nuovo modello di sviluppo.
Il successo di Manifesta ha dimostrato la potenza visionaria dell’arte nell’elaborazione dei dialoghi con la storia e nella rigenerazione degli spazi di progetto, e così la prossima meta sarà il museo di arte contemporanea, destinato a irradiare progettualità influenze e relazioni, una piattaforma per tutti i soggetti attivi dell’area. Per affrontare un progetto politico lucido e appassionato, il Ministero della Cultura della Repubblica del Kosovo, non a caso, ha scelto uno statement poetico, un verso del poeta Ali Podrimja ‒ How can I measure the weight of you, with eyes or heart? Un monito per ricordare al nuovo museo che saranno lo sguardo, il sentire la necessità dell’Altro il centro della questione, e che servirà questa radicalità per essere e permanere ‒ nel Tempo e nella Storia.

Prishtina biblioteca nazionale

Prishtina, biblioteca nazionale

IL FUTURO DELLA CULTURA IN KOSOVO DOPO MANIFESTA

La riflessione è nello spirito del tempo, ora che molti flussi interni ed esterni ridisegnano nuove mappe del contemporaneo in Kosovo. Sono mappe interne – Autostrada Biennale con lo spin off Hangar, tra le manifestazioni internazionali più osservate; l’Istituto di Arte Contemporanea di Peja guidato dalle intuizioni di Sislej Xhafa, già operativo con la prima mostra di Artan Hairullahu; le tante iniziative realizzate da attivisti, professori di Accademie e Università, curatori indipendenti, il festival di architettura; e sono mappe sui confini, fatte di tracce di collezionismo privato verso la Macedonia, forme di collaborazione e dialogo con l’Albania, in particolare con la piattaforma Harabel guidata da Ajola Xoxa. È una geografia in cammino, un networking attivo e progettuale che ha avuto nell’esperienza di Manifesta, guidata da Catherine Nichols, un acceleratore di processo. Il Symposium di Prishtina ‒promosso dal Governo come esperienza di ascolto e riflessione multidisciplinare sul museo del futuro ‒ ha attivato una sorta di task force mentale proprio a partire dall’output di Manifesta come esperienza di cittadinanza culturale, dispositivo di costruzione della community. Quattro interrogazioni hanno animato le sessioni tematiche; diciassette panelist locali e internazionali si sono espressi; quattro mediatori di area balcanica impegnati in programmi di arte, architettura, performing art hanno condotto i lavori – Ajola Xoxa, Bekim Ramku, Arif Muharemi, Vullnet Sanaja. Valutazioni, riflessioni e domande sulle quali il Board è chiamato a esprimersi entro l’anno.

L’ex Grand Hotel, una delle sedi di Manifesta 14. Photo Manifesta 14 Prishtina _ Atdhe Mulla

L’ex Grand Hotel, una delle sedi di Manifesta 14. Photo Manifesta 14 Prishtina, Atdhe Mulla

IL NUOVO MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA A PRISHTINA

Le opzioni guardano a luoghi identitari, iconici, esemplari per memoria e prospettiva. Il Grand Hotel Prishtina, un luogo trasformato con una curatela intelligente e puntuale, che ha mostrato la sua postura di hub/lab urbano ad alta intensità relazionale e creativa, fatta di coesistenze tra i punti di vista e i continui inside out di un cuore pulsante affacciato sulla città. Indiscutibilmente il progetto ha colto la porosità di quel paesaggio stratificato, démodé e multilayer, i punti di fuga che moltiplicano lo sguardo verso la Biblioteca Nazionale di Andrija Mutnjaković, lo stadio, lo spazio pubblico, e dentro la pancia e nel cervello dell’edificio, con le stanze ancora adibite a hotel, le agenzie giornalistiche, il caffè per giovani e anziani. La Bricks Factory, reperto di archeologia industriale, chiamata a una rigenerazione legata a contesti di incubazione e progettualità site specific. E Rilindja, nella traduzione Renaissance, simbolo di resistenza intellettuale, dove si stampavano giornali e i primi libri in lingua albanese per le scuole elementari, un luogo di grande significato a partire dagli immaginari correlati al suo nome, amato da Ismail Kadare. E forse arriverà una localizzazione outsider, chissà! Alla scelta corrisponderà un processo di realizzazione del progetto – re-cycle, re-use o nuova edificazione? ‒, ma in ogni caso l’architettura avrà un ruolo essenziale. Il luogo e l’intervento si dovranno confrontare con la missione, la collezione, un’identità definita, un ingaggio e una coalizione ‒ con chi, per chi ‒ coerenti con gli ambienti cognitivi e le comunità vocazionali di riferimento – filiere professionali, autoriali, locali, nazionali, internazionali. Lo sguardo molteplice dovrà trattenere il sottosuolo, common ground di una visione organica del paesaggio, qui più che altrove una soglia, un fronte e una faglia. La necessità irriducibile è predisporre infrastrutture culturali e di relazione: al museo infatti, dopo Manifesta e in ottica sistemica, si riconosce il ruolo di bene collettivo competitivo; moltiplicatore delle industrie culturali e creative; agenzia di formazione e socializzazione aderente alla demografia e alla composizione sociale del Kosovo di oggi e di domani. Infrastruttura utile del soft power, asset di diplomazia culturale nel sistema delle influenze e delle reti.

Cristiana Colli

https://www.mkrs-ks.org

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Cristiana Colli

Cristiana Colli

Cristiana Colli nata a Reggio Emilia nel 1964. Laureata in Scienze Politiche, giornalista dall’85, cura l’ideazione e l’organizzazione di progetti culturali, eventi, mostre, festival e iniziative di valorizzazione. Per istituzioni pubbliche e private, musei, aziende, ordini professionali, fondazioni realizza e…

Scopri di più