Ginevra riscopre l’arte di Laura Grisi

Tornata alla ribalta solo in anni recenti, l’attività artistica di Laura Grisi è ora al centro della mostra che le dedica il MAMCO di Ginevra. Un’occasione per (ri)scoprire la poetica di una figura che ha fatto da ponte fra Pop Art, arte cinetica e arte concettuale

È possibile che un’artista italiana, che tra gli Anni Settanta e Novanta ha avuto il privilegio di fare sette mostre personali a New York da Leo Castelli, e di partecipare a due Biennali di Venezia, nel nostro Paese sia in questi ultimi decenni praticamente scomparsa dalla scena? Sembra incredibile, ma l’opera di Laura Grisi (Rodi, 1939 ‒ Roma, 2017), che può essere considerata come un ideale anello di congiunzione tra Pop Art, arte cinetica e arte concettuale, ha dovuto aspettare il 2018, un anno dopo la sua morte, per essere recuperata da Elena Volpato con una rassegna filmica alla GAM di Torino, e tornare ad avere una personale alla galleria P420 di Bologna.
Ricercatrice infaticabile di modelli alternativi alla cultura che contrassegna la nostra civiltà, sperimentatrice per vocazione, dopo essere stata riconsacrata nell’ultima Biennale, fa ora la sua clamorosa riapparizione al MAMCO di Ginevra con una sontuosa mostra antologica. Fortemente voluta dal direttore Lionel Bovier ‒ che l’aveva notata nella retrospettiva dedicatale nel 2021 dal Muzeum Susch, in una remota località delle Alpi elvetiche , l’esposizione a lei intitolata, a cura di Marco Scotini con Julien Fronsacq, si articola in un percorso a ritroso, dalle ultime elaborazioni concettuali ai disegni e ai dipinti del suo primo periodo, i Variable Paintings degli Anni Sessanta, composti da pannelli scorrevoli, pitturati in acrilico o semitrasparenti, che in diversi modi possono aprirsi e chiudersi, e in cui vengono esperiti i concetti di mobilità e di mutabilità, instaurando un rapporto di interazione con lo spettatore.

Laura Grisi, exhibition view at MAMCO, Ginevra 2022. Photo Annik Wetter

Laura Grisi, exhibition view at MAMCO, Ginevra 2022. Photo Annik Wetter

LA STORIA E LE OPERE DI LAURA GRISI

Sposata con il famoso oceanografo e documentarista Folco Quilici, seguendo il marito nei suoi viaggi intorno al mondo, prende familiarità con culture lontane dal modo di pensare occidentale e ne recupera attitudini mentali che declinerà in modo del tutto originale in una serrata analisi critica dei modelli scientifici e gnoseologici della nostra epoca.
In Gocce d’acqua (1968), un fenomeno banalmente naturale come uno sgocciolamento che cade dall’alto viene ritualizzato secondo uno scarno copione cerimoniale, mentre nella enorme vasca sottostante, rotonda, bianca e quasi piatta, si delineano onde concentriche che si formano, si diffrangono tra di loro e svaniscono con un ritmo ipnotico: uno degli esempi più puri ed essenziali dell’arte cinetica italiana, un “tondo” ereditato dalla nostra tradizione pittorica ma azzerato in senso minimale, una pittura d’acqua, diafana e impalpabile, ordinata come le orbite di sabbia di un giardino giapponese, in lento ma perenne movimento.
In un film del 1969, Measuring of Time, Grisi riprende se stessa su una spiaggia, mentre cerca di contare, uno per uno, i granelli di sabbia, il cui intento, come ha recentemente osservato Helga Marsala, consiste nel “cercare la misura della dismisura, accettando il brivido e lo smacco di un’impresa utopica”.

Laura Grisi, exhibition view at MAMCO, Ginevra 2022. Photo Annik Wetter

Laura Grisi, exhibition view at MAMCO, Ginevra 2022. Photo Annik Wetter

LA MOSTRA DI LAURA GRISI A GINEVRA

Volume d’aria (1969) è una stanza cubica, la cui bianchezza è resa quasi allarmante dai riflessi dei tubi al neon che percorrono gli angoli delle pareti, del pavimento e del soffitto, e al cui interno siamo chiamati a sperimentare la nuda percezione dello spazio, e, di conseguenza, un senso di solitudine, di inquietudine, di estraneità. Sono installazioni che sviluppano in senso minimale le intuizioni ambientali di Lucio Fontana, e che ci appaiono adesso di una straordinaria contemporaneità: come Un’area di nebbia (1968), in cui alcune colonne di plexiglas traslucido, contenenti al loro interno delle serpentine di luce al neon, e che ci appaiono ovattate dalla nebbia artificiale che invade la stanza, ci relegano in una posizione di spaesamento e di arcana perplessità.
Diverse sale del museo sono poi dedicate ai grandi pannelli in cui si dispiegano tutte le ossessive enumerazioni combinatorie degli Anni Settanta, in cui la riflessione sui fenomeni riguardanti il tempo e lo spazio procede coniugando una prepotente tensione illuministica a una distaccata pratica zen. Assorbita in un continuo tentativo, impossibile da conseguire e condannato allo scacco, di usare fin quasi all’esaurimento le facoltà del pensiero per dare un senso, e un riscatto, alla caoticità del mondo, Laura Grisi è stata una delle più strenue anticipatrici di quella condotta artistica, tanto attuale negli ultimi anni, che ci impegna a non disgiungere mai, dall’estetica, l’etica.

Alberto Mugnaini

Ginevra // fino al 29 gennaio 2023
Laura Grisi
MAMCO
10, rue des Vieux Grenadiers
https://www.mamco.ch/

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Alberto Mugnaini

Alberto Mugnaini

Alberto Mugnaini, storico dell’arte e artista, si è laureato e ha conseguito il Dottorato di Ricerca all’Università di Pisa. Dal 1994 al 1999 ha vissuto a New York, dove è stato tra i fondatori del laboratorio di design “New York…

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