Lynette Yiadom-Boakye, artista di origine ghanese (1977) naturalizzata londinese, ha partecipato per la prima volta al Padiglione della Biennale di Venezia Ghana Freeedom (2019), contrastando definitivamente gli stereotipi dell’arte tribale dell’Africa Nera.
LA MOSTRA DI YIADOM-BOAKYE A LONDRA
La Tate Britain dedica un’intera mostra all’artista (Fly in League with the Night), celebrata per i suoi enigmatici ritratti a olio di soggetti interamente immaginati. Oltre settanta dipinti che abbracciano due decenni, a partire dalla sua tesi di laurea (alla Royal Academy of Arts, nel 2003). Niente materiali di recupero, perline policromatiche, maschere, sacchi o sculture.
Dinanzi alla sala a lei dedicata, una lunga e coloratissima processione di personaggi in cartapesta che fanno da introduzione critica alla colonizzazione africana. Uomini, donne e bambini, carte geografiche, simboli e oggetti della tradizione, vandalizzati e deturpati con mezzi diversi, sono ancora un richiamo alla storia, con la potente e sontuosa opera dell’artista Hew Locke (The Procession, 2022). La fervida immaginazione di una ragazza africana che vive la contemporaneità contaminata dalla globalità. Yiadom-Boakye fa dei suoi personaggi esseri viventi che rimandano forse alla sua etnia originaria, ma che sono invenzione pura. Niente a che fare con i ritratti a pennellate coloratissime di David Hockney o a quelli armonici e famigliari di Alex Katz. Fantasticherie che non sono stravaganza: uomini e donne con espressioni chete, che infondono pacatezza allo spettatore, che non ne può conoscere identità, età o appartenenza. Una commistione di tratti a olio su tela, più scuri che chiari, con una certa omogeneità stilistica nei visi, nelle movenze, negli abiti. Forse intende consegnarci un’ideologia utopistica. La formulazione di un assetto, politico e sociale che non trova riscontro nella realtà, ma che viene proposto come ideale.
IDENTITÀ E PITTURA SECONDO YIADOM-BOAKYE
Figure famigliari quanto misteriose. Le sagome sono stilizzate con tratti armoniosi, in alcuni ritratti prevale la scala dei neri, talvolta hanno solo la bocca con denti bianchissimi o camicie candide. I toni sono sincronici, le pennellate definite, non c’è luce e non c’è dramma. Le figure concepite da Yiadom-Boakye vengono trasferite sulle grandi tele, quasi adagiate nella loro elegante compostezza. Non sono in un luogo specifico, sono lì da guardare. Semmai il colore degli sfondi sembra richiamare lo scuro verde ghanese, talvolta il fango o la sabbia, talaltra le piastrelle inglesi in bianco e nero.
Allo spettatore è lasciata l’esegesi, che solleva questioni di identità e rappresentazione reale. Nessun richiamo al naturalismo, a tradizioni ancestrali, all’animismo e alla tradizione esoterica dell’estetica tradizionale africana. Un equilibrio plastico moderno che si stacca dalla cultura del passato. Un mix di europeizzazione che lascia aperta ogni decifrazione. Non vi sono paesaggi, ma spazi che diventano luoghi. Yiadom-Boakye inquadra l’estetica dei corpi e dei volti di ogni età in un’etnia poliedrica contemporanea. Il merito della sua poetica è di aver vulcanizzato le peculiarità dell’arte africana: le radici diventano i tratti di gente amalgamata nelle abitudini e negli usi quotidiani appartenendo a un’unica identità, quella post-moderna.
Cristina Zappa
Londra // fino al 26 febbraio 2023
Fly in League with the Night
TATE BRITAIN
Millbank
https://www.tate.org.uk
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