L’Anno Picasso – che celebra il cinquantesimo anniversario della morte del pittore di Malaga, scomparso a Mougins nel 1973 ‒ si è aperto a Madrid in anticipo con una mostra perfettamente in linea con lo spirito della manifestazione, promossa dai ministeri di Cultura di Francia e Spagna. Tratta infatti di un aspetto poco esplorato della vasta produzione di Picasso, la scultura in ferro, e dell’intima relazione con un artista-artigiano amico e conterraneo, che ne arricchì l’estetica plastica attraverso l’uso di una tecnica duttile e innovativa.
LA MOSTRA SU JULIO GONZÁLEZ E PABLO PICASSO
Julio González e Pablo Picasso. La smaterializzazione della scultura ‒ allestita alla Fondazione Mapfre nella sede di Paseo de Recoletos, a Madrid, fino all’8 gennaio 2023 ‒ è una mostra appassionante, in grado di immergere il visitatore tra le pieghe dell’arte, alla scoperta di nessi biografici, estetici e culturali fra artisti della stessa epoca. Realizzata in collaborazione con il Museo Picasso di Parigi ‒ che ha prestato molti meravigliosi pezzi della sua collezione ‒, la mostra nasce da un’idea dell’eminente storico dell’arte spagnolo Tomás Llorens, da poco scomparso, portata a termine dal figlio Boye. Si tratta di una revisione critica e ben documentata della collaborazione fra i due artisti, avvenuta tra il 1928 e il 1932, quando Picasso chiese l’aiuto tecnico all’amico catalano per la creazione di un monumento funebre al poeta Apollinaire (morto dieci anni prima). Nacque così la prima versione della Femme au jardin, eterea statua in ferro bianco, fra i pezzi chiave della scultura moderna e tentativo ideologico di “dare forma al nulla, come la poesia e la gloria”, citando una poesia dello stesso Apollinaire, alla quale Picasso si ispirò per la creazione dell’opera.
JULIO GONZÁLEZ E IL CUBISMO
L’amicizia fra Picasso e Julio González risale in realtà ai primi anni del Novecento, nell’effervescente Barcellona tardo-modernista. González è pittore, ma anche orafo e artigiano del ferro, un’eredità familiare. Entrambi gli artisti si spostano poi a Parigi, quando la capitale francese diviene un luogo ineludibile di crescita artistica. A Parigi, negli Anni Venti/Trenta, González prosegue autonomamente la sua maturazione estetica, che arricchisce anche dal punto di vista tecnico con l’esperienza di saldatore nella fabbrica della Renault; lo scultore catalano crea pezzi di diverso formato, sperimentando un nuovo linguaggio astratto che diviene presto un riferimento per lo sviluppo della scultura moderna. All’epoca, per Picasso il Cubismo è senz’altro l’interesse principale, sia sulla tela sia in prove tridimensionali come La Chitarra di lamiera del 1924. Dal Cubismo attinge anche la scultura di González, che crea un’allusiva testa di Arlecchino (bronzo fuso, del 1930) e geometrizza l’emozione del Bacio (ferro saldato, 1930), raggiungendo giochi di trasparenze impensabili nella stilizzata Donna che si pettina (ferro saldato, 1931), proveniente dal Centre Pompidou di Parigi. Anche le bellissime maschere create da González richiamano l’estetica primitivista di un certo Cubismo, mostrando la duttilità del ferro e della tecnica a saldatura per la creazione di una nuova scultura.
JULIO GONZÁLEZ E PABLO PICASSO ALLA FONDAZIONE MAPFRE
La mostra alla Fondazione Mapfre non solo racconta la storia di un sodalizio artistico, nato per l’esigenza puntuale di Picasso di smaterializzare la scultura e rendere trasparente la materia, ma descrive anche le diverse tappe della traiettoria di Julio González, scomparso in maniera repentina nel 1942 in Francia e le cui opere oggi, malgrado una fama postuma nettamente inferiore a quella di Picasso, arricchiscono le collezioni dei musei di tutto il mondo. Come Picasso, anche l’amico catalano partecipa al Padiglione della Repubblica Spagnola all’Expo Universale del 1937, a Parigi, (dove è presentato Guernica) ed esprime gli orrori della guerra (quella Civile spagnola e il secondo conflitto mondiale) attraverso il ritorno a un certo naturalismo carico di drammaticità. È il caso di una figura ricorrente, la Monserrat, emblema della donna catalana, vittima popolana, declinata in diverse forme e soluzioni plastiche (dalla maschera al busto fino alla figura intera).
A testimonianza della profonda amicizia fra i due, in apertura di mostra sono esposti due capolavori omonimi di Picasso, entrambi dipinti alla morte di Julio González: la Testa di toro, olio su tela del 1942 proveniente dalla Pinacoteca di Brera (donazione di Emilio e Maria Jesi) e l’ironica versione scultorea, in bronzo, creata saldando una barra curva a un sellino di bici (Testa di Toro, 1942, Museo di Malaga).
Federica Lonati
Madrid // fino all’8 gennaio 2023
Julio González, Pablo Picasso y la desmaterialización de la escultura
FUNDACIÓN MAPFRE
Paseo de Recoletos 14
https://www.fundacionmapfre.org/
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