L’artista polacca Magdalena Abakanowicz (Falenty, 1930 ‒ Varsavia, 2017) torna sulla scena dell’arte contemporanea alla Tate Modern con le sue gigantesche sculture in sisal, iuta, lana e crine di cavallo, illuminate per produrre ombre drammatiche sulle pareti circostanti, in un percorso a ostacoli alternato a corna di animali, pelli, conchiglie e bozzoli.
Aristocratica per nascita, costretta a vivere con il marito in una stanza, include nel suo lavoro ricordi ed esperienze personali, le restrizioni del totalitarismo stalinista, i traumi della Seconda Guerra Mondiale, e sviluppa un linguaggio artistico armonico, fatto di fibre naturali, che con un’espressione apolitica le consente di continuare a vivere in Polonia, esprimendo il suo fare creativo in stretta connessione con la natura.
Abakanowicz è interessata alle possibilità immersive e performative dell’arte nello spazio. La sua attitudine la porta a sperimentare le opportunità tutte femminili del craft e del folk, che non contraddicono le ambizioni del regime, ma addirittura la rendono parte dell’Associazione degli Artisti Polacchi. Riesce a lavorare, partecipa alla Biennale di Losanna (1962) e vince il premio Gold Medal alla Biennale di San Paolo (1965), con cui si può permettere di comperare un appartamento ove collocare un alto telaio per intessere le sue matasse a tappeto (inizialmente rettangolari) dalle sagome tridimensionali più disparate, che realizza con colori anticonvenzionali. Attraverso le sue mostre dialoga con il mondo per diffondere la consapevolezza che il suo Paese prigioniero avesse un alto livello di cultura antica e che fosse ancora in grado di fare arte contemporanea.
LE INSTALLAZIONI DI MAGDALENA ABAKANOWICZ
I suoi spessi lavori dalle forme totemiche, tessuti a telaio, penzolano dai soffitti, e danno l’impressione di essere immersi e nascosti da alti alberi scuri e cavi, in cui ci si può rannicchiare alla ricerca di un luogo sicuro: fascinazione e mistero convivono. Questa è la seduzione che l’artista si porta dentro con malinconia, da quando bambina si rifugiava in un carpino nella casa di campagna nella foresta polacca. Sculture che intimoriscono per la grandezza delle forme disparate, ma che avviluppano in luoghi misteriosi, in posti altri, provocando empatia per la natura e lo spazio in un condizionamento psicofisico.
Per la Abakanowicz “un Abakan è un’entità indipendente, ma nel contempo è anche uno degli elementi con cui possiamo concepire lo spazio che viviamo, in cui siamo tutti coinvolti e che influenza il nostro comportamento. Cerco il mio spazio, lo sto costruendo dalle tensioni che emergono tra le forme che dispongo e la luce. Inserisco questo spazio in quello esistente ottenendo il mio settore e conduco le persone in esso” (Abakany, film con J. Brzozowski e K. Mucha, 1970).
FIBRE E MATERIA SECONDO MAGDALENA ABAKANOWICZ
L’artista tratta la fibra come elemento base che costruisce il mondo organico sul nostro pianeta, come il più grande mistero. Era lei a dire: “È dalla fibra che si costruiscono gli esseri viventi, il tessuto delle piante, le foglie e noi stessi. Il nostro codice genetico, i nervi, le vene, i muscoli. Siamo noi stessi strutture fibrose, il nostro cuore è circondato dal plesso coronarico, i fili più vitali. Gestire la fibra significa gestire l’occulto della vita. Quando la biologia del corpo si rompe, la pelle deve essere tagliata per mostrare il suo interno, poi deve essere ricucita come un tessuto. Il tessuto è il nostro rivestimento e il nostro abbigliamento, e fatto con le nostre mani è una registrazione delle nostre anime”.
Si appassiona nel manipolare e sentire tra le dita le fibre mentre le tesse. Respira il loro passato e lo lavora con ritmo lento, restituendo loro organicità: le corde intrecciate compongono un tessuto omogeneo, diverso giorno dopo giorno, che risente dalla sua tensione vitale. Le forme nascono dalle emozioni quotidiane come un diario e sono la testimonianza del suo tempo, del suo sudore, delle sue esperienze, desideri e paure.
Nelle sculture nate come protesta contro le convenzioni di tessitura si legge il bisogno di portare lo spettatore in un mondo diverso da quello di una strada rumorosa, necessità alquanto attuale.
Cristina Zappa
Londra // fino al 21 maggio 2023
Magdalena Abakanowicz. Every tangle of thread and rope
TATE MODERN
Bankside
https://www.tate.org.uk/
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