In Italia non si è più visto dal 1997, mentre in Francia mancava addirittura dal 1975. Eppure, nel revival generale del Surrealismo, protagonista quasi assoluto de Il latte dei sogni, l’enciclopedica Biennale di Venezia curata da Cecilia Alemani, si parla poco di un artista come Johan Heinrich Füssli (Zurigo, 1741 – Londra, 1825), tra i primi ad immaginare mostri e creature ibride, talmente inquietanti da sconvolgere il pubblico di mezza Europa, e incredibilmente anticipatori di molta arte contemporanea.
LA MOSTRA DI FÜSSLI A PARIGI
A Füssli è dedicata un’esemplare retrospettiva (fino al 23 gennaio) al Museo Jacquemart-André di Parigi, curata da Christopher Barker, Andreas Beyer e Pierre Curie, che hanno selezionato 60 opere tra dipinti e disegni, valorizzati in maniera perfetta dall’allestimento, affidato a Hubert Le Gall.
Divisa in sette sezioni, la rassegna mette a fuoco le principali caratteristiche della ricerca dell’artista, a partire dai suoi interessi per il teatro di Shakespeare, i miti classici, biblici e nordici, per poi concentrarsi sulla figura femminile e concludersi con le opere più inquietanti e visionarie.
IL TEATRO E I MITI NELLE OPERE DI FÜSSLI
Per capire la personalità dell’artista, innovatore da una parte e attento e abile manager dall’altra, basta osservare l’intenso Autoritratto (1780-90), dove si raffigura con la testa tra le mani e lo sguardo acuto e intenso del visionario, mosso da un’inquietudine costante.
Uomo colto e curioso, dopo il suo trasferimento da Zurigo a Londra nel 1764 intuisce subito la capacità visiva del teatro, anche grazie al talento di attori come David Garrick e Hannah Pritchard, protagonisti di due capolavori come Amleto e lo spettro di suo padre (1793) e Lady Macbeth impressionata dai pugnali (1812), entrambi esposti in mostra.
Nei dipinti e disegni ispirati da temi mitologici appaiono molti riferimenti all’arte del Cinquecento italiano e soprattutto a Michelangelo, che l’artista aveva avuto modo di studiare durante i sette anni trascorsi a Roma e in Italia, tra il 1770 e il 1778, come si può vedere nella Morte di Didone (1781).
IL SOGNO ESPLORATO DA FÜSSLI
Ma la vera novità apportata dal pittore è rappresentata da un’opera come L’incubo (1782), esposto alla Royal Academy con grande clamore, dovuto anche all’interesse che in quel periodo veniva accordato al mondo dei sogni. Non a caso L’interpretazione dei sogni dello scrittore greco Artemidoro viene tradotto in inglese nel 1786 e William Cowper, amico e collaboratore dell’artista, tiene un diario della propria attività onirica intorno al 1790. “Una delle regioni più inesplorate dell’arte è quella dei sogni”, scrive il surrealista ante litteram, che produce, grazie alla sua profonda cultura, alcuni dipinti dove soggetti biblici si caricano di elementi fiabeschi, magici ed esoterici, spesso di difficile interpretazione.
Secondo un processo simile a un artista contemporaneo di oggi, Füssli coniuga mitologia e simbolismo, da autentico anticipatore del genere fantasy, come si vede nelle opere La strega della notte rende visita alle streghe della Lapponia (1796) e Il sogno del pastore (1786).
IL MONDO ONIRICO DA MILTON A FREUD
La mostra si conclude con due dipinti ispirati ai versi del poeta britannico John Milton, del quale Füssli era un grande ammiratore, tanto da dedicargli il progetto di una Milton Gallery intorno agli Anni Ottanta del XVIII secolo, mai realizzato. Si tratta di Lycidas (1796-99) e La visione di Milton (1799-1800), dove il pittore rappresenta il poeta mentre assiste alla visione della seconda moglie, Katherine Woodcock, morta di parto.
Ennesima prova del grande talento del pittore nel mostrare i meandri dell’inconscio, che un secolo dopo verranno interpretati da Sigmund Freud nel suo celebre saggio L’interpretazione dei sogni, pubblicato nel 1899.
Ludovico Pratesi
Parigi // fino al 23 gennaio 2023
Füssli, entre rêve et fantastique
MUSÉE JACQUEMART-ANDRÉ
158 boulevard Haussmann
https://www.musee-jacquemart-andre.com/fr/home
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