Ultime novità dal mondo dei musei: aperture attese, occasioni sfumate, restyling ambiziosi
Il 2023 sarà l’anno buono per una serie di attesi debutti nel panorama museale internazionale, dal progetto di Renzo Piano a Istanbul alla Factory di Oma a Manchester. Ma c’è spazio anche per inaspettate defezioni e riaperture di rilievo
Oltre a progetti faraonici – è il caso di riconoscerlo al Grand Egyptian Museum che debutterà entro l’anno in prossimità delle Piramidi di Giza, con l’ambizione di diventare il più grande museo archeologico al mondo – e contrastate inaugurazioni (come l’Alamo Collections Center che ospiterà la collezione di cimeli di Phil Collins), il 2023 ha in serbo diverse novità per il panorama museale globale. E non si tratta solo di poli culturali inediti, ma anche di rinascite, passaggi di proprietà, restyling, persino di occasioni sfumate che alimentano il dibattito internazionale. Qui un bollettino di ciò che ci aspetta (o non più) nei prossimi mesi.
Livia Montagnoli
LA RINASCITA DELLO STORICO SURSOCK MUSEUM DI BEIRUT
Mentre è attesa per il 2026 l’inaugurazione del BeMa, nuovo museo di arte moderna e contemporanea che esordirà nella capitale libanese come simbolo di rinascita dopo anni di grandi difficoltà politiche ed economiche (il progetto risale addirittura a otto anni fa, ma nel 2022 è stato finalmente aperto il cantiere), a maggio di quest’anno in città riaprirà le porte il Sursock Museum, istituzione culturale indipendente più longeva di Beirut. La rinascita è altrettanto simbolica, dal momento che il museo fu costretto a chiudere nel 2020 a seguito della terribile esplosione che devastò un intero quadrante cittadino, distruggendo anche parte dalla residenza ottocentesca sede dell’istituzione. Dopo un profondo restauro, costato due milioni di euro e finanziato in parte proprio dall’Italia, l’antica villa che fu dimora del collezionista Nicolas Ibrahim Sursock, trasformata in museo d’arte moderna nel 1961, sarà pronta per accogliere nuovamente il pubblico in primavera.
IL NUOVO FACTORY INTERNATIONAL DI OMA A MANCHESTER
Inaugura a febbraio il nuovo centro culturale di Manchester, che prende il nome dall’etichetta discografica fondata nel ’78, fautrice del successo di gruppi iconici come i Joy Division. A lungo atteso (i primi disegni risalgono al 2014), il polo progettato da OMA sarà spazio ibrido e flessibile, con sale per mostre temporanee di arte contemporanea (la prima dedicata a Yayoi Kusama), un auditorium capace di accogliere 5mila persone e un’area destinata a ospitare l’annuale Manchester International Festival. Ma non è questa l’unica novità in vista per la città: negli stessi giorni, infatti, sarà svelato l’ampliamento del Manchester Museum, estensione di due piani dell’edificio neogotico sede dell’ultrasecolare istituzione, a cura dello studio londinese Purcell. Peculiare la facciata rivestita in piastrelle di terracotta smaltata verde.
LA RIAPERTURA DELLA NATIONAL PORTRAIT GALLERY DI LONDRA
La National Portrait Gallery – recentemente protagonista di un acquisto davvero singolare – riapre al pubblico dopo tre anni di chiusura. La data ufficiale è fissata per il 22 giugno, quando lo storico museo (la fondazione del primo nucleo risale al 1859) rivelerà i risultati di un profondo rinnovamento, intrapreso in concomitanza con la chiusura obbligata imposta dalla pandemia. Tra le novità attese, il riallestimento del primo piano e una significativa integrazione della collezione esposta. Il progetto Inspiring People dello studio Jamie Fobert Architects ha anche modificato l’orientamento dell’ingresso, spostato a nord su Charing Cross Road, e permesso la riapertura di spazi chiusi dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Nello spazio antistante l’edificio si è provveduto anche a riqualificare il piazzale che prenderà il nome di Ross Place.
L’ISTANBUL MODERN MUSEUM DI ISTANBUL
Progettato da RPBW Architetti (Renzo Piano Building Workshop) in collaborazione con lo studio Arup, l’Istanbul Modern Museum sorge nello storico quartiere del porto di Galata, affacciato sul lungomare della sponda occidentale del Bosforo. Il nuovo edificio sostituirà quello esistente, situato in posizione più interna fra le strade della città vecchia del quartiere di Galata e il terminal portuale, in relazione (col favore di una nuova piazza pubblica allestita per l’occasione) con importanti strutture monumentali dell’era ottomana. Il museo, che si sviluppa su cinque piani (tre fuori terra e due interrati) con facciata del pian terreno interamente in vetro, accoglierà le collezioni di arte moderna e contemporanea trasferite dalla vecchia sede. Dopo una serie di ritardi che hanno fatto slittare l’inaugurazione prevista per la fine del 2022, il progetto dovrebbe finalmente debuttare nel corso di quest’anno, rappresentando la prima importante pedina di una più ampia (e discussa) operazione urbanistica (Galataport) promossa dal governo Erdogan.
IL NUOVO MUSEUM OF MODERN ART DI VARSAVIA
Da maggio, il nuovo Museum of Modern Art di Varsavia (attualmente nelle due sedi sulla Vistola, dal 2017, e nel complesso residenziale di Pańska) metterà a frutto dieci anni di progettazione ambiziosa, affidata allo studio newyorkese Thomas Phifer and Partners. Il nuovo complesso darà impulso a un processo di rigenerazione urbana nell’area del Palazzo della Scienza e della Cultura, struttura modernista risalente all’epoca sovietica, e si articolerà su quattro piani (più due livelli interrati), offrendo non solo spazi espositivi, ma anche laboratori, sale conferenze, un cinema e un auditorium, oltre a caffetteria accessibile dall’esterno e bookshop. Previsto anche il riallestimento della piazza antistante, concepita come nuovo centro di aggregazione sociale.
IL MUSEO RODIN DI TENERIFE NON SI FARÀ
Nulla di fatto, invece, per la trasferta del Museo Rodin alle isole Canarie. Il progetto per la realizzazione di una nuova sede del celebre museo parigino a Santa Cruz de Tenerife era stato annunciato un anno fa con l’idea di farne la principale attrazione culturale della località turistica balneare. Ma i costi troppo onerosi dell’impresa hanno scoraggiato ancor prima di cominciare la municipalità dell’isola, che avrebbe dovuto sostenere una spesa pari a 16 milioni di euro per la costruzione dell’edificio (in realtà il recupero di una dimora di inizio Novecento, il Parque Cultural Viera y Clavijo, nell’ambito di un più ampio progetto di riqualificazione dell’area) e per l’acquisizione di un’ottantina di sculture di Rodin, da esporre nel museo. Anche sull’onda delle polemiche avanzate in Spagna per l’incauto accordo economico, dunque, il Comune di Santa Cruz ha deciso di tirarsi indietro, incassando le proteste di chi sostiene – Instituto de Arte Contemporáneo in testa – la scarsa attinenza dell’operazione con la realtà culturale dell’arcipelago. Il sindaco di Tenerife, dal canto suo, dichiarandosi rammaricato per l’opportunità sfumata, ha già promesso investimenti per il recupero del patrimonio e della cultura locale.
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