Archeologia del presente. Così si può definire la ricerca di Cyprien Gaillard, parigino classe 1980, sicuramente uno degli artisti francesi più interessanti della sua generazione e oggi protagonista di Humpty \ Dumpty, il progetto espositivo curato da Rebecca Lamarche-Vadel allestito tra il Palais de Tokyo e Lafayette Anticipations a Parigi.
“Il titolo fa riferimento al personaggio di una filastrocca inglese” ‒ spiega l’artista ‒ “reinterpretata da Lewis Carroll nel secondo volume delle avventure di Alice, ‘Attraverso lo specchio’. Humpty Dumpty è un uovo antropomorfo che cade da un muro: dopo essersi incrinato cerca di ritrovare il suo stato originario, senza successo”. Una incessante volontà di ricostruzione simile alla gigantesca campagna di restauro e rinnovamento di molti edifici del centro della capitale francese in vista delle Olimpiadi del 2024, che ha ispirato questa interessante mostra in due tempi, dedicata idealmente sia alle relazioni tra corpo, spazio e architettura sia al rapporto tra rovina e ricostruzione, tempo e memoria, oggetto e immagine. Sulla scia di artisti come Pierre Huyghe e Philippe Parreno, Gaillard affronta la complessità in maniera distopica e stratificata, attraverso una narrazione articolata su piani e momenti diversi ma complementari, gestiti con maturità e consapevolezza.
GAILLARD AL PALAIS DE TOKYO
La prima parte della mostra, Humpty, occupa alcune sale del Palais de Tokyo con opere realizzate per l’occasione o mai esposte in Francia, ed è progettata come un itinerario che comprende anche opere di altri artisti coinvolti in una inquietante e puntuale scrittura espositiva. Si comincia con Love Locks, un’installazione composta da dieci sacchi di plastica pieni di lucchetti dell’amore lasciati dai turisti sui ponti di Parigi e poi staccati perché rischiavano di rovinarne la statica.
“La mostra propone una deriva attraverso diverse opere che esplorano tutte la questione dell’ordine e del disordine” ‒ spiega la curatrice ‒ “e il modo in cui sono particolarmente visibili nel territorio della città. Un girovagare negli spazi nascosti, marginali, anarchici delle metropoli, e in quanto raccontano di noi e del mondo in cui viviamo”. Il rapporto tra corpo e architettura è protagonista del video The Lake Arches, che vede due giovani amici tuffarsi in una vasca davanti a un edificio di edilizia popolare dell’architetto Ricardo Bofill, per riemergere col volto insanguinato a causa del livello troppo basso dell’acqua: una sorta di tradimento dell’architettura che si collega simbolicamente al dipinto di Giorgio de Chirico Oreste e Pilade, esposto nella stessa sala. Al centro della successiva troneggiano le Gargouilles crachant du plomb, due doccioni in pietra scolpiti nell’Ottocento per la cattedrale di Reims, dalle cui bocche mostruose partono colate di piombo, in ricordo di un incendio scoppiato il 19 settembre 1914 durante i bombardamenti tedeschi: un’evocazione tragica che rimanda alla memoria il rogo, molto più recente, di Notre-Dame.
LE OPERE DI GAILLARD
Alle pareti sfilano opere di matrice diversa, dalle lastre di marmo che contengono conchiglie fossili a Polaroid scattate in punti specifici della città, mentre in un angolo due grandi macchie scure costituiscono l’opera di Daniel Turner Eiffel Cable Burnish, realizzata con i tubi metallici polverizzati dei ponteggi per il restauro della Tour Eiffel. Il colpo d’ala della mostra si deve a due video installazioni di grande impatto: nella prima, Ocean II Ocean, presentata alla Biennale di Venezia nel 2019, si susseguono immagini di alcune stazioni di metropolitana che inglobano conchiglie fossili con riprese subacquee di pesci e altre creature marine che esplorano vagoni rottamati della metropolitana di New York. In Formation assistiamo al volo di uno stormo di pappagalli dal collare, provenienti dall’India, per le strade di Düsseldorf, a sottolineare l’impatto delle nuove specie sugli ecosistemi europei. Sul pavimento, seminascosta dalle immagini proiettate su un’unica parete, è collocata la scultura in bronzo di Käthe Kollwitz Mutter mit zwei kinder (1932-36).
GAILLARD DA LAFAYETTE ANTICIPATIONS
Ancora più disturbante appare la seconda parte della mostra, dedicata all’amico di infanzia dell’artista Gaël Foucher, scomparso nel 2013, e ospitata negli ambienti della fondazione Lafayette. Dumpty è incentrata sulla ricostruzione di Le Défenseur du Temps, un orologio mobile eseguito nel 1979 da Jacques Monestier per il quartiere dell’Orologio ‒ non lontano dal Centre Pompidou ‒ e dismesso nel 2003. Gaillard l’ha restaurato e rimesso in funzione, dotandolo di una colonna sonora realizzata appositamente dal compositore americano Laraaji. “Si tratta di una musica inclusiva, senza limiti sonori, aperta al mondo, che si interessa al bene comune, alla strada, ai parchi, allo spazio pubblico”, spiega l’artista. Nella stessa sala dove i visitatori possono ammirare l’orologio, che si anima ogni quindici minuti, è collocata a terra l’opera Palais de la Découverte vitrifié, composta da un unico blocco di amianto vetrificato estratto dal cantiere di restauro del Palais de la Découverte, in vista delle prossime Olimpiadi di Parigi. In previsione di questo appuntamento Cyprien Gaillard ci invita a ripensare a quegli edifici che vale davvero la pena di rinnovare e restaurare, facendoci riflettere sull’idea di una città museificata e priva di vita, trasformata e disumanizzata dal capitalismo globale a dispetto dei suoi stessi abitanti.
Ludovico Pratesi
Parigi // fino all’8 gennaio 2023
Humpty \ Dumpty
PALAIS DE TOKYO
13, avenue du Président Wilson
LAFAYETTE ANTICIPATIONS
9, rue du Plâtre
https://palaisdetokyo.com/en
https://www.lafayetteanticipations.com/fr
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