La conoscenza delle proprie radici culturali è un elemento fondante nella formazione dei cittadini, insegna a rispettare il proprio Paese e, soprattutto, a capire e rispettare le altre culture. Inoltre, la sensibilità per la bellezza che l’educazione artistica è capace di istillare, contribuisce a sua volta al rafforzamento dell’etica civile. Principi illuminati che il governo iracheno, pur nelle difficoltà in cui versa, ha deciso di non abbandonare. Il governatorato di Bassora – città del sud dell’Iraq che raggiunse l’apice dello splendore sotto il califfato abbaside (750 – 1258) – ha avviato un progetto per raccogliere nel cortile del museo cittadino i simboli più importanti della civiltà irachena; Garden of Civilization consta di copie a grandezza naturale di monumenti quali il Leone di Babilonia, la Ziggurat di Ur, il Lamassu assiro, la porta babilonese di Ishtar
Come ha dichiarato Qahtan al-Obaid, direttore del Museo dal 2005, “Ci sono molti iracheni che non possono permettersi di visitare i monumenti, e questo giardino consentirà loro di viaggiare attraverso l’Iraq e conoscere il patrimonio del loro Paese”. Le riproduzioni dei monumenti sono interamente finanziate dal governatorato, che sostiene il Museo anche nella progettazione di programmi educativi per gli studenti. È allo studio anche una strategia per aumentare il turismo culturale internazionale che, con l’ingresso di valuta pregiata, porterebbe sollievo alla depressa economia irachena.
IL BASRAH MUSEUM IN IRAQ
Il Basrah Museum sorge in un grande parco lungo le rive dello Shatt Al Arab, in quella che fino al 2003 è stata una delle residenze private di Saddam Hussein. Ma dal 1972 e fino al 1991 si trovava in un antico palazzo costruito nel tipico stile Basran Shanasheel del tardo periodo ottomano, con raffinati intarsi in legno. Chiuso nel gennaio del 1991 a causa della prima guerra del Golfo, fu uno dei nove musei saccheggiati dalla folla durante le rivolte contro il regime, nella primavera di quell’anno, e ciò che restava della collezione fu inviato in deposito a Baghdad. Nel gennaio 2003 si decise di farne la sede provvisoria per il Consiglio di Stato delle Antichità, ma la seconda guerra del Golfo mise presto fine al progetto.
Finito l’incubo della dittatura e apertisi i primi, tenui spiragli di normalizzazione, poiché l’antico edificio era ormai gravemente danneggiato sia dalla guerra sia dai trafficanti di oggetti antichi, nel 2008 l’amministrazione comunale di Bassora decise il cambio di sede, scegliendo appunto l’ex residenza di Saddam Hussein, su proposta del direttore Qahtan al-Obaid, che volle, come dichiarò all’epoca, “sostituire la dittatura e la tirannia con la civiltà e l’umanità”. Dopo lunghi e costosi lavori di adeguamento degli spazi, portati avanti anche con il generoso contributo della Friends of Basrah Museum (un’associazione non profit britannica), il 27 settembre 2016 venne finalmente inaugurata la prima ala del nuovo museo. Nel 2019, invece, sono state aperte nuove sale, raggiungendo la piena operatività.
La collezione, che copre i periodi sumero, babilonese, assiro e islamico, vanta attualmente oltre 2mila reperti rimandati da Baghdad, mentre un centinaio sono stati recuperati all’estero dopo il trafugamento. Inoltre, grazie a una donazione di 3mila volumi dal British Institute for the Study of Iraq, il Museo ha una sua biblioteca sulla storia e il patrimonio del Paese.
Niccolò Lucarelli
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