Riapre a New York la storica sede di Tiffany. Ora è piena di opere d’arte
Acquisita nel 2021 da LVMH dell’appassionatissimo d’arte Bernard Arnault, la storica maison di gioielleria newyorkese riparte del rinnovamento del quartier generale sulla Fifth Avenue. L’edificio ora non ha nulla da invidiare a un museo
Ci sono voluti quattro anni, incluso qualche inevitabile ritardo dovuto alla pandemia, per concretizzare il traguardo che si approssima all’orizzonte dello storico quartier generale di Tiffany, all’angolo tra la Fifth Avenue e East 57th Street. Il prossimo 28 aprile, la gioielleria più famosa del mondo riaprirà i battenti, dopo la profonda ristrutturazione che ne ha ripensato i contenuti, ancor prima che la forma. Nel frattempo è cambiata la proprietà: nel 2021, il gruppo LVMH acquistava Tiffany per 16 miliardi di dollari, portando a compimento il suo investimento più significativo sul mercato americano, e una delle più magniloquenti acquisizioni nella storia del comparto del lusso. Nuovo ceo del gruppo diventava Anthony Ledru, mentre Alexandre Arnault otteneva la vicepresidenza e il ruolo di responsabile della comunicazione.
TIFFANY NELL’ERA LVMH
Al figlio trentenne del patron di LVMH Bernard si deve un contributo essenziale nel direzionare il rinnovamento dello store inaugurato nel 1940 su progetto di Cross&Cross, subito eletto a simbolo dell’architettura moderna e più tardi reso iconico dal romanzo di Truman Capote – Colazione da Tiffany (1958) – che ispirò il celeberrimo film di Blake Edwards con Audrey Hepburn (1961). E forse proprio per la consuetudine di casa Arnault con l’arte – Bernard è collezionista e mecenate tra i più autorevoli al mondo, fautore della realizzazione della Fondazione Louis Vuitton inaugurata nel 2014 a Parigi e dalla fine del 2022 anche proprietario di Casa Atellani a Milano, mentre più di recente ha finanziato l’acquisto di un dipinto di Gustave Caillebotte da parte dello Stato francese, solo per citare alcune delle sue “imprese” – Alexandre ha scelto di caratterizzare gli spazi del “nuovo” Tiffany quasi fosse un museo, a cominciare dall’opera di Jean- Michel Basquiat, Equals Pi, che accoglierà i visitatori all’ingresso sulla Fifth Avenue. Il dipinto, che utilizza una tonalità di blu simile al colore che identifica Tiffany sin dal 1845 (scelta all’epoca per la popolarità del turchese tra le pietre preziose), era già apparso nel 2021 in una campagna pubblicitaria della maison (accusata di aver volutamente “travisato” le intenzioni dell’artista). E ora sarà collocato fisicamente in negozio, visibile già al livello stradale, oltre l’inalterata facciata con la statua di Atlante che sorregge il grande orologio sopra le porte girevoli.
IL NUOVO STORE DI TIFFANY, NEGOZIO E GALLERIA D’ARTE
Quando si decise per la ristrutturazione dell’edificio, affidata allo studio OMA prima dell’ingresso di LVMH, del resto, fu subito chiarito che il sito, ben oltre l’idea di essere uno spazio commerciale, avrebbe dovuto esplicitare la sua vocazione culturale, tra le destinazioni pubbliche più visitate di New York. A curare il nuovo allestimento è stato Peter Marino, architetto di fiducia del gruppo francese, che ha lavorato sugli spazi ristrutturati da OMA, con l’aggiunta di tre nuovi piani alla struttura preesistente, ora articolata su dieci livelli. All’ingresso, una scenografica scala a spirale, illuminata da un lucernario e corredata da una scintillante balaustra decorata con cristalli di rocca, guida lo sguardo verso o sviluppo verticale dell’edificio: l’espediente è anche un omaggio alla designer italiana Elsa Peretti, che negli Anni Settanta collaborò con Tiffany. Ma è la quantità (e la qualità) delle opere d’arte che si scoprono tra i piani a testimoniare l’ambizione del reboot: oltre a Basquiat, si spazia tra Damien Hirst e Jenny Holzer, Richard Prince e Rashid Johnson. Nell’area per matrimoni e regali di fidanzamento, al terzo piano, è stata collocata la scultura da parete in acciaio inossidabile di Anish Kapoor; al sesto piano, dedicato alla casa e agli accessori, un dipinto composto da frammenti di stoviglie rotte dalla serie Victory di Julian Schnabel, che per Tiffany ha anche creato una serie di piatti in edizione limitata. Solo uno dei lavori inediti commissionati dalla maison per l’occasione. In totale, l’edificio inaugurerà con una collezione di circa 40 opere, e ai piani 8 e 9, dove si apre anche la nuova terrazza dello store, ci sarà spazio per mostre ed eventi tematici. Tra gli ambienti di “servizio” anche il Blue Boxe Cafè gestito da chef Daniel Boulud e la nuova stanza esperienziale dedicata ad Audrey Hepburn, dove spicca una replica dell’abito nero di Givenchy indossato dall’attrice nella scena iniziale di Colazione da Tiffany. Avvolto nel mistero, per volontà di LVMH, il costo (faraonico?) dell’operazione.
Livia Montagnoli
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