Erano in molti ad aspettare una risposta alla messa al bando di un grosso gruppo di libri in diversi stati degli USA, e soprattutto in Florida. Quello che avevano in comune tutti questi volumi era quello di parlare di temi “troppo scottanti” o “inadatti ai più giovani”, come dichiarato dalle parti più conservatrici responsabili della rimozione dei testi: in realtà si tratta di opere che parlano di storia, razzismo e temi LGBTQ+.
Ora finalmente quella risposta è arrivata. PEN America, l’organizzazione degli scrittori che si batte per la libertà di espressione e i diritti degli autori in tutto il mondo, ha intentato causa al distretto e al consiglio scolastico della contea di Escambia insieme all’editore Penguin Random House, agli autori e ai genitori dei bambini colpiti dai divieti chiedendo che sugli scaffali delle biblioteche scolastiche ricompaiano i volumi bannati.
NEGLI USA IL BANDO AI VOLUMI “SCOTTANTI”, UNA CENSURA BELLA E BUONA
Sono diversi anni che PEN America registra un crescente attacco ai libri in tutti Stati Uniti: da luglio 2021 a giugno 2022, il loro Index of School Book Bans elenca 2.532 casi di singoli libri vietati, interessando 1.648 titoli di libri unici. Durante la prima metà dell’anno scolastico 2022-23, lo stesso indice ha reperito inoltre 1.477 casi di singoli libri vietati, interessando 874 titoli unici, con un aumento del 28% rispetto ai sei mesi precedenti. Apice di questo fenomeno, l’attacco attuato dallo stato della Florida e dal suo governatore repubblicano (in lizza per la Casa Bianca) Ron de Santis, già in causa reciproca con la Disney per la revoca delle licenze dei parchi a tema per l’opposizione (anche se tardiva) del colosso dell’intrattenimento alla legge che vieta di parlare di identità sessuale nelle scuole.
L’ATTACCO AI LIBRI SCOLASTICI NEGLI USA
Sono molti gli autori schieratisi contro queste prese di posizione estremiste: “Gli attacchi ai libri, gli attacchi all’insegnamento, gli attacchi alle biblioteche in Florida non sono mai stati più pericolosi, e mai è più importante che ci impegniamo per combatterli”, ha detto al gala del PEN America lo scorso 19 maggio lo scrittore anglo-indiano Salman Rushdie, reso celebre dai suoi Versetti Satanici (per cui è stato condannato a morte dal regime del leader supremo dell’Iran e da tempo è sotto scorta). Non diversamente dal bando agli spettacoli delle Drag Queen, l’imposizione sul catalogo librario scolastico punta a formare gli elettori del domani all’insegna della ristrettezza mentale, della percezione della mancanza di alternative e del bigottismo ipocrita, cancellando intere parti di storia degli Stati Uniti e del mondo, così come tutte le visioni che si discostino dalla sempre più fondamentalista cristianità repubblicana, responsabile allo stesso modo della caduta della sentenza Roe vs Wade che garantiva il diritto all’aborto.
LA CAUSA DI PEN AMERICA, PENGUIN, AUTORI E GENITORI
La causa, presentata lo scorso 17 aprile, è volta a garantire che gli studenti “abbiano accesso a libri su una vasta gamma di argomenti” e che esprimano “una diversità di punti di vista”, supportando una funzione fondamentale dell’istruzione pubblica, cioè “preparare gli studenti a essere cittadini premurosi e impegnati”. Contravvenendo a questi principi di base, sostiene la causa, la contea di Escambia ha deciso di escludere determinate idee dalle biblioteche scolastiche rimuovendo o limitando l’accesso ai libri (alcuni dei quali erano in catalogo da decenni). L’accusa, insomma, è quella di censura. Secondo l’accusa, “la rimozione e la limitazione dell’accesso da parte del consiglio scolastico ai libri che discutono di razza, razzismo e LGBTQ, contro le raccomandazioni del comitato di revisione distrettuale incaricato di valutare le sfide dei libri, viola il Primo Emendamento”. Il distretto scolastico ha quindi consentito “a una minoranza estremista di sostituire la sua agenda politica al giudizio di educatori e genitori”. Non solo, il distretto e il consiglio starebbero violando anche “la clausola di pari protezione della costituzione perché i libri individuati sono libri sproporzionatamente di autori non bianchi e/o LGBTQ”. “Ai bambini in una democrazia non deve essere insegnato che i libri sono pericolosi. La libertà di leggere è garantita dalla costituzione”, ha affermato Suzanne Nossel, Ad di PEN America. “Nella contea di Escambia, i censori statali stanno tirando fuori i libri dagli scaffali nel tentativo deliberato di sopprimere voci diverse. In una nazione costruita sulla libertà di parola, questo non può reggere”. “I libri hanno la capacità di cambiare meglio la vita e gli studenti in particolare meritano l’accesso a un’ampia gamma di prospettive. La censura, sotto forma di divieti sui libri come quelli emanati dalla Contea di Escambia, è una minaccia diretta alla democrazia e ai nostri diritti costituzionali”, ha fatto eco Nihar Malaviya, Ad di Penguin Random House. “Sosteniamo i nostri autori, i loro libri e gli insegnanti, i bibliotecari e i genitori che difendono la libertà di espressione. Siamo orgogliosi di unire le forze con PEN America, nostro partner di lunga data”. Gli autori coinvolti nella causa, i cui libri sono già stati rimossi o il cui accesso è stato limitato, includono l’autrice e illustratrice di libri per bambini Sarah Brannen, gli autori di narrativa per giovani adulti David Levithan, George M. Johnson e Ashley Hope Pérez e l’autore di libri per bambini Kyle Lukoff.
I LIBRI BANNATI NEGLI USA. LA PROTESTA
Ed ecco che, proprio nelle settimane in cui gli sceneggiatori televisivi protestano contro il contratto al ribasso offerto dai produttori, nuovi creativi si ergono contro abusi e violazioni della libertà di espressione e informazione: le richieste sembrano puntare tutte alla necessità di una maggiore presenza del governo centrale nel tenere botta contro la svalutazione della cultura, reagendo con più forza agli attacchi che sembrano ormai piovere da ogni lato.
Giulia Giaume
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