B38: il progetto che racconta Brooklyn tra moda, arte e fotografia
Da Bed Stuy a Bushwick, fino ad arrivare ai margini del Queens. Ecco come è cambiata Brooklyn dall’Ottocento ad oggi. Un progetto fotografico pensato per Artribune racconta la storia e la vita di un quartiere-icona
Innovative trasformazioni urbanistiche, anche sociali, hanno accompagnato New York fino a oggi. Quando si comprese l’importanza della Grande Mela nell’Ottocento, venne nominata una commissione di esperti che propose un piano “ortogonale”: 12 arterie, poste sull’asse nord-sud, si intersecano ad angolo retto con 155 strade poste in senso est-ovest. Il risultato è una grande griglia capace di disciplinare l’intensa attività edilizia. La città nel tempo si è evoluta ulteriormente, e dopo l’attacco alle Torri Gemelle ha continuato a cambiare grazie a dei progetti di riqualificazione e ammodernamento.
La storia di Brooklyn
Per Brooklyn, però, la storia è un’altra ancora perché i primi insediamenti sul territorio avvennero nel XVII secolo e furono principalmente olandesi. I collegamenti con l’isola di Manhattan venivano effettuati con grandi battelli a vapore per favorire lo scambio merci. Infatti, solo nel 1869, grazie al ponte di Brooklyn, le due aree hanno visto un effettivo collegamento, con un conseguente ricambio sociale. Nel tempo Brooklyn si è arricchita di etnie ed è accresciuta economicamente, senza dimenticare un certo fermento culturale che la caratterizza. Ma periodi di forte crisi e lotta alla criminalità non sono mancati. Oggi si coglie il cambiamento semplicemente osservando il quartiere dal finestrino dell’autobus B38, da cui prende il nome il progetto fotografico ideato e prodotto per Artribune con l’intento di mostrare la matrioska dei “nuovi” quartieri di Brooklyn. Perché la forte sensibilità delle nuove generazioni locali ha reso il tessuto urbano degno di una ricerca antropologica e sociale che comprenda anche la moda, l’arte e la musica.
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Brooklyn Inedita. Bed Stuy
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Brooklyn Inedita. Bushwick
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Brooklyn inedita. Ridgewood
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Brooklyn Inedita. Greenpoint
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Al confine del Queens. Astoria
A Bed Stuy – contrazione di Bedford-Stuyvesant – si vedono sfrecciare, in una domenica di piena estate, autopersonalizzate con le casse a tutto volume. Non stupisce, visto che è il quartiere natale dei rapper Jay Z, Notorious B.I.G e Lil Kim, i quali hanno rappresentato e comunicato le loro realtà attraverso canzoni e video. La black culture qui è più forte che mai, tanto che il quartiere si è meritato l’appellativo di “Brooklyn Little Harlem”, in riferimento al quartiere di Manhattan conosciuto per i club jazz e la popolazione afroamericana. Artisti, musicisti ed attori diventano parte dell’itinerario che si districa attraverso architetture storiche, ricche di dettagli arabeggianti e gotici grotteschi, molti dei quali siglati dal più famoso architetto del quartiere, Montrose Morris. D’altronde Bed Stuy è noto per i tipici edifici in pietra arenaria rosso-brunastra (a volte colorati), la fitta rete di strade e i parchi dove fare picnic o suonare all’aria aperta in perfetto stile newyorkese.
Vera mecca per gli appassionati di street art ma anche di negozi dell’usato, Bushwick è la nuova Williamsburg: la patria degli hipster di qualche decennio fa. Un pattern che, per chi ha visitato Brooklyn nei primi dieci anni del Duemila, si ripete. Qui vediamo come la fatiscenza dei luoghi industriali e un ambiente in precedenza fortemente intriso di criminalità lasciano spazio alla creatività ribelle di una generazione che guarda alla circolarità della moda. Patria dell’intrattenimento e dell’arte, Bushwick ospita gallerie come la SOHO 20 Gallery, la BogArt e la Slag Gallery, ma anche il freestyle della comunità chiamata The Bushwick Collective. Il cui nome deriva da una coloratissima esposizione permanente di street art di Joe Ficalora, che racconta la comunità del quartiere operativa nel renderla un luogo più sicuro. Non si fa fatica nell’incontrare giovani fashion designer alla ricerca di ispirazioni per le proprie collezioni e fotografi in uscita dalla Bushwick Community Darkroom, il regno della fotografia analogica dove si può affittare una camera oscura per sviluppare i propri rulli. Una ricerca sull’identità del quartiere non può che concentrarsi anche sulle mete gastronomiche più famose, come la mitica pizzeria Roberta’s. E si nota, tra un teatro indipendente e l’altro con spettacoli circensi e di burlesque, come la trasandatezza studiata renda questo quartiere ricco di fascino, circoscrivendo un nuovo capitolo dell’urbanesimo newyorkese.
A Ridgewood sembra di essere approdati nell’America fatta di deserti, drugstore e distributori di benzina, ma ci troviamo a soli 30 minuti da Manhattan e sulla linea di confine che separa Brooklyn dal Queens. Celebrato come uno dei quartieri più “cool del Pianeta” da un’indagine di Time Out, la chiara e ampia matrice multietnica con maggioranza di latinosmantiene salde le sue origini nelle piccole imprese e nelle realtà a conduzione familiare rendendolo un quartiere ricco di spunti. Il tessuto sociale è pieno di volti interessanti, soprattutto all’esterno del Topos Bookstore Cafè, sosta preferita dei giovani intellettuali, in cui vale la pena perdersi per lasciarsi ispirare tra un libro e una tazza di caffè. Sia la moda sia l’industria manifatturiera affondano le proprie radici qui: la storia vuole che Ridgewood sia stata “la capitale della produzione di maglieria del Paese”, ospitando alla fine degli Anni Novanta oltre 500 fabbriche di produzione autoctona ormai scomparse. Adesso piccoli locali, bar e club lo hanno reso la nuova frontiera dell’intrattenimento di nicchia, dove ambiscono a trasferirsi i creativi di Manhattan che vogliono fare un investimento immobiliare post pandemico.
Greenpoint è uno dei quartieri più amati dai giovani, e lo conferma il nuovo complesso Eagle + West progettato dal famoso studio OMA, fondato nel 1975 dall’architetto olandese Rem Koolhaas e dall’architetto greco Elia Zenghelis. Nello specifico, il complesso Eagle + West, composto da due torri, ha modificato il water front di Greenpoint per l’estrema modernità delle due torri che si inclinano simultaneamente e si allontanano l’una dall’altra. Il quartiere, chiamato anche “Piccola Polonia”, perché headquarter della comunità polacca, ben presto ha trasformato i suoi vecchi magazzini in luoghi di culto per artisti, musicisti e appassionati sia di modernariato sia di moda, che possono destreggiarsi tra i migliori negozi del quartiere alle prese con il vintage e un chiaro rimando allo street style e alla skate culture. New York, d’altronde, è la patria degli stili più eccentrici, ed è proprio qui che sono partite alcune tendenze ormai abituali nel vestiario dei giovani e non. Insomma, Greenpoint è un vero melting pot nutrito dall’ampia proposta di locali multietnici per bere e mangiare fino a tarda notte, soprattutto se si gravita intorno all’incrocio della Manhattan con la Norman Avenue.
Al confine del Queens. Astoria
Astoria, invece, fa parte del Queens ma confina con Brooklyn. Noi è lì che ci siamo mossi, perfettamente tra le due aree che sembrano un tutt’uno grazie all’influenza reciproca, fotografando un quartiere apparentemente al limite dell’ordinario per le palazzine basse e le attività indipendenti; noto però come il luogo con la più forte presenza della comunità greca al di fuori del Mediterraneo. Negli Anni Sessanta e Settanta, onde di immigrati greci arrivarono in America al ritmo di 15 mila persone all’anno, stabilendosi principalmente qui. E lo si nota dagli usi e costumi di coloro che lo abitano, anche se ultimamente l’ambiente si è diversificato grazie all’ampio numero di giovani professionisti, artisti, scrittori e musicisti che vi risiedono, accogliendo sudamericani, asiatici orientali e meridionali, mediorientali. Il luogo dove incontrare i volti più interessanti e prendere ispirazione? L’incantevole Noguchi Museum, articolato da un museo di arte contemporanea e design, e un giardino di sculture progettato e creato dall’artista Isamu Noguchi, importante scultore del XX secolo che ha influenzato il design degli Anni Cinquanta attraverso il linguaggio delle forme organiche su cui si basa la sua plastica, che si declina in espressioni artistiche a tutto tondo come la scenografia, la progettazione di mobili, l’illuminazione, l’arredamento d’interni e allestimento di piazze e giardini.
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Brooklyn Inedita. Bed Stuy
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Brooklyn Inedita. Bushwick
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Brooklyn inedita. Ridgewood
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Brooklyn Inedita. Greenpoint
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Al confine del Queens. Astoria
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Alessia Caliendo
Alessia Caliendo è giornalista, producer e style e visual curator. Formatasi allo IED di Roma, si è poi trasferita a Londra per specializzarsi in Fashion Styling, Art Direction e Fashion Journalism alla Central Saint Martins. Ha al suo attivo numerose…