La collezione d’arte prestigiosa (e ben nascosta) dell’oligarca russo Roman Abramovich
Più di trecento capolavori per un valore di quasi un miliardo di dollari e appartenenti all'oligarca russo più famoso in Occidente sarebbero nascosti in una società offshore controllata da un trust di Cipro. Un tesoro segreto che emerge ora da un'inchiesta internazionale del The Guardian
Con il conflitto russo-ucraino che non accenna a scemare, un’inchiesta del giornale inglese The Guardian ha rivelato che il più famoso degli oligarchi russi in Occidente Roman Abramovich e la sua ex-moglie Dasha Zhukova sono proprietari di una collezione di 367 opere d’arte per un valore di 963 milioni di dollari. Pare che intorno al 2014 questo tesoro fosse in un deposito di Londra, mentre non si hanno più notizie riguardo a dove si trovi ora. E soprattutto sembra essere sfuggito alle sanzioni europee contro gli oligarchi russi fedeli a Vladimir Putin, che hanno investito anche il tycoon di petrolio e gas ed ex patron del Chelsea.
Il tesoro di capolavori segreti di Roman Abramovich
Tra i capolavori della collezione, messa insieme dagli Abramovich in circa un decennio e finita a lungo in uno strategico cono d’ombra, compaiono i nomi più grandi della storia dell’arte moderna e contemporanea: Claude Monet, Pablo Picasso, Piet Mondrian, René Magritte, Natalia Goncharova, Frank Auerbach, David Hockney, Paula Rego, ma anche Alberto Burri e Lucio Fontana. Nel 2008 The Art Newspaper aveva rivelato che era Abramovich l’offerente vincente all’asta di Sotheby’s New York per l’aggiudicazione a $86.3 milioni di Tryptich di Francis Bacon così come di Benefits Supervisor Sleeping (1995) di Lucian Freud, battuto da Christie’s per $33.6 milioni. E se il mondo dell’arte ha sempre conosciuto il ruolo della coppia come collezionisti munifici e fondatori dal 2008 del Garage Museum of Contemporary Art nella capitale russa, non si aveva idea finora della reale consistenza del loro collezionare.
La collezione d’arte di Abramovich nascosta alle sanzioni europee
Il patrimonio artistico da quasi un miliardo di dollari che ora l’inchiesta di The Guardian, in collaborazione con il sito investigativo Occrp, scopre appartenergli è intestato, come riporta anche L’Espresso, “a un’anonima società offshore (creata nelle Isole Vergini Britanniche e poi trasferita a Jersey), a sua volta controllata da un trust di Cipro, che risulta avere come beneficiari, appunto, Abramovich e la sua ex moglie, l’ereditiera russa Daria detta Dasha Zhukova”. I titoli di proprietà di questa raccolta risultano essere stati a un certo punto modificati e, dalla originaria divisione in due parti uguali, si è passati al 51% detenuto da Dasha Zhukova e il 49% ad Abramovich. Un cambiamento registrato nel trust cipriota Ermis Trust Settlement poco prima dell’inizio della guerra in Ucraina e poco prima della sferzata delle sanzioni dell’Unione Europea agli oligarchi fedeli a Putin, che secondo i regolamenti di Europa, Regno Unito e Stati Uniti, colpiscono ogni asset posseduto da un individuo per più del 50%. A inizio marzo tutti i beni di Abramovich in Occidente sono stati in effetti congelati. La misura non ha potuto avere però alcun impatto, ovviamente, su patrimoni non conosciuti, né tantomeno ha interessato quelli di Dasha, da cui l’oligarca è legalmente separato dal 2016. Intanto né da Abramovich né da Zhukova è arrivato ai giornali alcun commento a riguardo.
Cristina Masturzo
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati