Le piogge torrenziali che stanno devastando la Libia sono diventate uno spettacolo tristemente familiare a tutte le latitudini. Solo nella seconda settimana di settembre sono stati colpiti da potenti alluvioni il Brasile, la Grecia, la Turchia, la Spagna, la Cina, Hong Kong, gli Stati Uniti e la Libia, su cui si è abbattuto a partire da lunedì 10 il ciclone mediterraneo Daniel. Il nubifragio ha fatto crollare due dighe, provocando una serie di inondazioni mortali in città e villaggi lungo la costa del Paese, e colpendo in particolare la città portuale di Derna, dove si ipotizzano 20mila vittime e 10mila dispersi nonché la perdita di interi quartieri.
Two water dams in #Libya’s eastern city of #Derna collapsed simultaneously during Storm Daniel, unleashing millions cubic metres of water that caused devastating floods in the city. Over 5,000 people were killed and around 10,000 others are reported missing as several buildings… pic.twitter.com/ZPSbgR4IPC
— The Libya Observer (@Lyobserver) September 14, 2023
La devastazione di Derna, in Libia
All’incrocio tra influenze culturali romane, bizantine e islamiche, la città di Derna (o Darnah) è situata nella regione nord-occidentale del Paese e ospita manufatti e siti risalenti al periodo ellenistico. Fondata sul sito dell’antica colonia greca Darnis e già capitale della Cirenaica, la città alle porte del deserto è diventata nota per il suo centro storico, che ospita un grande suq e la storica moschea Al Sahaba, e per il sito archeologico dell’antica Cirene, riconosciuto come bene Unesco. Qui, proprio tra le città di Shahat (che ospita il sito dell’antica colonia greca) e Susa, sembra essere crollata una strada, e non si riesce ancora a capire se il sito sia stato intaccato.
La fragilità del patrimonio culturale libico
Il patrimonio della Libia era al centro delle preoccupazioni dei funzionari culturali di mezzo mondo, Unione Europea inclusa, molto prima delle inondazioni. La vulnerabilità del patrimonio culturale e dei siti archeologici libici è emersa in tutta la sua evidenza dopo la caduta di Muammar Gheddafi nel 2011 e il sostanziale spaccamento del Paese in due parti. Nel 2015 è stata la volta dell’espansione dell’Isis lungo la costa della Libia a rappresentare una minaccia per gli spazi culturali, vista la storia di saccheggi e distruzioni del gruppo. A conferma dell’effettivo rischio, nel 2016 il Comitato del Patrimonio Mondiale aveva inserito cinque siti archeologici libici nella Lista dei Patrimoni Mondiali a rischio, tra cui la stessa Cirene, che vi è iscritta da allora.
Giulia Giaume
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