Guerra Israele-Hamas. Rinviata l’apertura della National Library of Israel a Gerusalemme
Progettata da Herzog & de Meuron, la biblioteca avrebbe dovuto aprire le porte al pubblico il prossimo 17 ottobre, ma il conflitto in corso ha bloccato il progetto. Quali altre conseguenze sta portando la guerra sul mondo culturale della regione?
“Siamo spiacenti di informarvi che, a causa degli eventi in corso in Israele, è stata presa la decisione di posticipare l’annuncio dell’apertura del nuovo campus della Biblioteca Nazionale d’Israele, nonché la celebrazione e gli eventi di apertura che avrebbero dovuto iniziare il 17 ottobre. Come sempre, la sicurezza del personale, dei visitatori e delle collezioni affidate alla sua cura sono la prima priorità per NLI”. Con questo breve comunicato è stato annunciato il rinvio a data da destinarsi dell’apertura della nuova National Library of Israel. Un segno tangibile di come l’ennesima guerra in corso fra israeliani e palestinesi abbia ripercussioni anche sul mondo della cultura. Progettato dallo studio Herzog & de Meuron, il nuovo edificio situato all’incrocio tra Ruppin Boulevard e Kaplan Street a Gerusalemme sarà la sede della più importante biblioteca israeliana. Fondata nel 1892 su impulso del movimento sionista, detiene la più grande collezione di materiale ebraico nel mondo, oltre a una delle più importanti collezioni islamiche della regione del Medio Oriente. Fra i pezzi unici, autentiche opere d’arte della storia dell’editoria, la Keter Damesek (Corona di Damasco), un raro volume della Torah vergato circa mille anni fa, un manoscritto contenente i commenti alla Mishnah di Maimonide con le sue correzioni manoscritte; una prima edizione del Talmud babilonese; la Haggadah dei Rothschild; un Corano di quasi mille anni, e una copia manoscritta dell’XI secolo del Libro della guarigione del medico e filosofo islamico Abu Ali Ibn Sina (conosciuto in Europa come Avicenna). La guerra ha già purtroppo pesantemente colpito la vita culturale dell’area, mietendo anche vittime. Infatti ben 260 giovani israeliani sono morti in uno dei primi attacchi sferrato nel corso dell’offensiva palestinese del 7 ottobre, mentre prendevano parte al Supernova Music Festival nel deserto del Negev.
Guerra Israele-Hamas. Le reazioni in ambito culturale
In Israele, il Tel Aviv Museum of Art e l’Israel Museum di Gerusalemme stanno annunciando chiusure temporanee o sine die. In Canada, il Royal Ontario Museum di Toronto ospita fino al 7 gennaio prossimo la mostra Being and Belonging, con opere di artiste contemporanee dal mondo islamico e non solo. Come spiega un comunicato del Museo, “indagando i temi dell’identità, del potere, della sessualità e della casa, questa mostra resiste ai semplici stereotipi con opere d’arte eccezionali di artisti sia emergenti sia affermati”, e lancia un “allarme” su “violenza, guerra, persecuzione”. La mostra espone anche An Act of Possession, opera di Sama Alshaibi che accuserebbe Israele di aver causato nel 1948 la migrazione forzata di decine di migliaia di palestinesi. In seguito alla segnalazione di HonestReporting Canada circa il carattere offensivo dell’opera, il museo ha precisato che ne cambierà il testo di accompagnamento, aggiungendo che si tratta del punto di vista dell’artista. Il 9 ottobre l’Opera House di Sydney è stata illuminata di blu e bianco in segno di solidarietà per Israele; azione questa che ha suscitato il risentimento di un gruppo di manifestanti palestinesi che si è riunito davanti all’edificio bruciando una bandiera israeliana. In Qatar, invece, all’indomani dell’attacco di Hamas contro Israele, per ordine di Sheikha Al-Mayassa, la bandiera palestinese viene proiettata sulle facciate del Museo d’Arte Islamica e del Museo Nazionale. Questa decisione è stata presa in seguito alla notizia lanciata da Reuters, secondo cui mediatori del Qatar starebbero tentando di negoziare la liberazione di ostaggi israeliani, in particolare donne e bambini, sequestrati in diversi villaggi.
Niccolò Lucarelli
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