Al Cern di Ginevra la Fondazione Fendi apre un osservatorio sulle trasformazioni dell’universo
A inaugurare il progetto Back to the Big Bang è la Fondazione Carla Fendi all’interno dello Science Gateway, il centro di divulgazione scientifica realizzato su progetto di Renzo Piano dal Cern di Ginevra
Siamo all’interno di un enorme cilindro sospeso orizzontalmente a sei metri da terra, incrociato da una sequenza di parallelepipedi trasparenti che, come il ponte di un’astronave, attraversano la Route de Meyrin, alla periferia di Ginevra. Si tratta di uno dei due corpi tubolari paralleli che incombono ai lati della sottostante arteria stradale e che fanno parte dell’edificio progettato per il Cern da Renzo Piano per contenere The Science Gateway, “Un luogo unico al mondo” – come ha sintetizzato Fabiola Giannotti – “dove toccare la scienza con mano”.
Lo spazio Back to the Big Bang
È qui che si trova Back to the Big Bang, un luogo permanente in cui i visitatori potranno ripercorrere e visionare tutte le trasformazioni che l’universo ha conosciuto. Esperimenti, proiezioni e animazioni permettono di seguire da vicino la storia dell’universo, fin dalla formazione delle prime stelle e galassie.
Madrina, sostenitrice e finanziatrice di questo progetto, in qualità di presidente della Fondazione Carla Fendi, è Maria Teresa Venturini Fendi, la quale così ci racconta le circostanze in cui esso è stato concepito: “ho sentito parlare dello Science Gateway per la prima volta nel 2018. Il Direttore Generale del CERN, la straordinaria Fabiola Gianotti, mi parlò della sua idea di realizzarlo quando ci incontrammo in occasione del premio Carla Fendi STEM che lei venne a ritirare insieme ai due premi Nobel per la Fisica Englert e Higgs (a cui si deve la teorizzazione del famoso bosone di Higgs, la Particella di Dio, effettivamente poi scoperta al Cern nel 2012). Il progetto era ancora sulla carta, ma l’entusiasmo con cui lo descriveva mi ha fatto immediatamente pensare che avrei dovuto coinvolgere la Fondazione nella sua realizzazione”.
In effetti Maria Teresa Venturini Fendi – dal 2017 alla guida della Fondazione cui dette vita Carla Fendi nel 2007 per promuovere eventi culturali e artistici – estimatrice di Fontana, Burri e Manzoni e critica nei confronti degli aspetti eccessivamente decorativi e provocatori dell’arte contemporanea, ha messo decisamente in primo piano, tra gli interessi e gli obiettivi dell’istituzione, la scienza, intesa come intuizione, ricerca e nuova forma d’arte.
Già nelle varie edizioni del Festival dei Due Mondi di Spoleto, del quale è main partner dal 2012, la Fondazione aveva proposto rassegne che esploravano i rapporti tra l’arte e le problematiche legate all’intelligenza artificiale, alla robotica e all’augmented reality. Per l’edizione del 2023 ha presentato Tutto è numero, un progetto interdisciplinare che esplora il legame tra musica e matematica.
Arte e scienza nella Fondazione Carla Fendi
Lo spirito che pervade queste iniziative ci sembra riecheggi quell’epistemologia alternativa il cui principale esponente fu Nelson Goodman e che mirava all’unificazione di arte, scienza, percezione, rappresentazione, descrizione, emozione e di altri sistemi simbolici, e dei modi in cui tutti quanti si contaminano ed informano l’un l’altro: perché, si diceva, comprendere e creare vanno di pari passo, e non regge più la dispotica dicotomia tra cognitivo (o scientifico) ed emotivo (o artistico). Ed è sicuramente questo l’orientamento che guida le scelte di Maria Teresa Venturini Fendi: “sono cresciuta in un ambiente molto creativo e la mia formazione è umanistica. Ma ho sempre pensato che l’arte e la scienza non siano universi separati”.
Un percorso come quello proposto all’interno di Back to the Big Bang, del resto, può anche essere considerato propedeutico per capire come l’arte contemporanea elabora e interpreta i grandi temi e le categorie della tecnologia, attraverso un metodo per cui tutto diventa accessibile, giocoso, coinvolgente, liberando la scienza dalla sua cappa di astrazione, dalla sua rigidità scolastica, dal pregiudizio che la descrive come un’arida distesa di formule. Si tratta dunque non soltanto di capire ma di sentire la scienza, che viene indirizzata a coinvolgere i sentimenti degli spettatori e realizzando quindi a pieno titolo le basi per lo sviluppo di un’estetica scientifica.
L’intervento della Fondazione Carla Fendi a Ginevra
“Back to the Big Bang è uno spazio che come primo impatto punta alla meraviglia di fronte a macchine così complicate eppure capaci di ispirare un tale senso di bellezza”, puntualizza infatti Venturini Fendi, e ci fa venire in mente che questo luogo può essere visitato come una vera e propria Wunderkammer del Duemila, con un’esposizione di “meraviglie” tramite le quali possiamo riallacciare il nostro presente a ere primordiali e navigare verso lontanissimi lidi del futuro. E tutto ciò lo si può fare divertendoci e appassionandoci, entrando in confidenza, tramite sofisticatissimi strumenti, con i misteri del cosmo… Si potrebbe addirittura dire di veder qui realizzato al più alto grado, dopo otto secoli, l’auspicio di Tommaso d’Aquino, la cui strategia d’insegnamento era basata appunto sulla meraviglia e il quale sosteneva che l’essere umano è capax universi, ha la possibilità di contenere l’universo. Eccolo servito, l’universo, mai prima d’ora così a portata di mano.
Alberto Mugnaini
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