Si dimette la commissione di ricerca di Documenta 16. A rischio l’edizione del 2027?
Sono le tensioni causate dal conflitto israelo-palestinese a motivare le dimissioni dei sei esperti incaricati di indicare il direttore artistico di Documenta 16. E ora si discute sulla necessità di ripensare il format, già fiaccato dalle polemiche legate all’edizione del 2022
La tensione all’interno del comitato organizzatore di Documenta 16 – manifestazione di arte contemporanea basata a Kassel, con cadenza quinquennale – era montata negli ultimi giorni, alimentata dal dibattito sulla guerra israelo-palestinese, che sta accendendo la Germania più che altrove, in Europa, con ricadute concrete sulla scena culturale tedesca, come la cancellazione di eventi e mostre.
Le prime tensioni nella commissione di ricerca d Documenta 16
Lo scorso 12 novembre, lo scrittore e critico d’arte Ranjit Hoskoté, tra i componenti della commissione di ricerca impegnata nella preparazione dell’edizione 2027 di Documenta, aveva aperto il balletto delle dimissioni, rimettendo il suo incarico a seguito di un articolo pubblicato dal quotidiano Süddeutsche Zeitung, che lo accusava di antisemitismo e simpatie per il movimento BDS (Boycott, Divestment, Sanctions), per aver firmato, nel 2019, una petizione contro il consolato generale di Israele. A seguirlo, in data 14 novembre, è stata Bracha Lichtenberg Ettinger, artista, filosofa, psicoanalista e teorica israeliana, anche lei coinvolto nei lavori per l’organizzazione di Documenta 16, incaricato – insieme a Gong Yan, Simon Njami, Kathrin Rhomberg, María Inés Rodríguez e lo stesso Ranjit Hoskoté– di selezionare la direzione artistica della kermesse. Il contenuto della lettera presentata da Ettinger per motivare le sue dimissioni fa riferimento alla difficoltà di operare nel clima di tensione scaturito a seguito dell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 (“La futura Documenta è stata nella mia mente ininterrottamente negli ultimi sette mesi. Abbiamo lavorato tutti duramente. Purtroppo oggi sento di non poter più contribuire a questo processo”): l’artista aveva avanzato in primissima battuta la proposta di sospendere il lavoro della commissione (“È tempo di fermarsi, riflettere e concentrarsi su nuove visioni, […] possiamo adattare la procedura, cambiare il programma, lasciare che la sofferenza e il tormento si manifestino”), però in uno stato troppo avanzato – a detta degli organizzatori di Documenta – per essere interrotto. Di qui, la decisione di chiamarsi fuori personalmente, comunicando pubblicamente la sua rinuncia all’incarico, e raccogliendo il rammarico e la comprensione di Andreas Hoffmann, amministratore delegato di Documenta: “Rispettiamo la decisione di Ettinger di ritirarsi dal processo in considerazione della realtà del terrorismo in Israele e degli ostacoli e delle domande che ne derivano”.
Le dimissioni dell’intera commissione di ricerca di Documenta 16
Uno stillicidio che però ha portato, nelle ultime ore, alla conclusione più naturale, per quanto clamorosa, della vicenda: le dimissioni dell’intera commissione di ricerca di Documenta 16. Dopo un primo tentativo di rimpiazzare i due membri dimissionari, infatti, l’organizzazione ha dovuto accettare il passo indietro dei superstiti Simon Njami, Gong Yan, Kathrin Rhomberg e María Inés Rodríguez, che hanno rimesso l’incarico con una comunicazione congiunta, nella serata del 16 novembre: “Vista la situazione corrente, non riteniamo ci sia spazio, in Germania, per un libero scambio di idee e per individuare la direzione artistica di cui necessita Documenta”.
Ora Documenta e il Museum Fridericianum gGmbH prendono atto della decisione e si impegnano a costituire una nuova commissione, per ripartire con il processo di ricerca. Una brutta vicenda per la manifestazione già toccata, in occasione della quindicesima edizione curata dal collettivo indonesiano ruangrupa, da accuse di antisemitismo (con le conseguenti dimissioni della direttrice Sabine Schormann). E ora il dibattito si orienta sulla messa in discussione del format, indebolito da un clima di crescente tensione. Per dirla con le parole dei dimissionari, “in questo clima di semplificazione di realtà complesse, con quanto consegue in termini di restrizioni intellettuali, maturato a partire da documenta 15, è impossibile per la commissione definire un progetto forte e identitario per Documenta 16”.
Livia Montagnoli
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