Si è conclusa a dicembre l’indagine condotta dall’Ufficio del Procuratore del Distretto di Manhattan e dal Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti che vedeva coinvolto il Virginia Museum of Fine Arts di Richmond (Virginia, Stati Uniti). Inizialmente le opere coinvolte erano 28, ma il caso si è ampliato dopo che una serie di documenti di ricevute di vendita, registrazioni di spedizione e attestazioni di esportazione e importazione fornivano ulteriori prove per esaminare ulteriori 28 oggetti potenzialmente saccheggiati. Così, dopo che il Virginia Museum ha richiesto autonomamente l’esame per altri quattro oggetti, l’indagine si è estesa a 61 pezzi.
Le indagini in collaborazione con il Virginia Museum
Dopo quattro mesi dall’inizio del caso, Matthew Bogdanos dell’Ufficio del Procuratore del Distretto di Manhattan e l’agente speciale della Homeland Security Robert Mancene hanno presentato al VMFA prove che 44 delle 61 opere d’arte indagate erano state rubate, saccheggiate o fatte trafficare illecitamente. Tra queste, una statua di un guerriero etrusco, rubata direttamente dalla sua esposizione al Museo Civico Archeologico di Bologna nel 1963, mentre le altre 43 sono state rintracciate in un caso di traffico internazionale di antichità. Tuttavia, essendo le opere coinvolte inserite nella collezione tra gli anni Settanta e Novanta, nessun dipendente attuale è stato coinvolto nell’indagine.
Le dichiarazioni del direttore del Virginia Museum e degli investigatori
“Il Virginia Museum of Fine Arts restituisce qualsiasi opera nella sua collezione che venga scoperta essere detenuta illegalmente”, dichiara Alex Nyerges, direttore e amministratore delegato del VMFA. “Il museo prende sul serio e risponde a tutte le richieste di restituzione per le opere nella nostra collezione”. In risposta, gli investigatori Bogdanos e Mancene hanno elogiato il comportamento del museo come “ammirevolmente cooperativo con l’indagine”.
Caterina Angelucci
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