Un gruppo di chef immigrati e rifugiati gestisce il café di Angelina Jolie nell’ex studio di Basquiat
L'attrice e regista Angelina Jolie ha rilevato l'edificio di Manhattan, già di proprietà di Andy Warhol, dov'era lo studio di Basquiat, e ha dato forma al progetto“Atelier Jolie”. Dopo mesi di ristrutturazione il negozio apre le sue porte al pubblico offrendo spazi di produzioni moda, consulenze stilistiche e un café
Risale a luglio 2023 la notizia che l’attrice, regista e attivista Angelina Jolie avesse deciso di prendere in affitto lo stabile al 57 Great Jones Street di Manhattan, a New York, alla cifra di 60mila dollari al mese. Una notizia non troppo eclatante per gli standard dello star system, se non fosse che in quell’edificio visse e lavorò Jean Michel-Basquiat (Brooklyn, 1960 – Manhattan, 1988), nel periodo della più stretta collaborazione con Andy Warhol.
Una storia che l’attrice ha deciso di valorizzare, insediando nell’ex studio dell’artista l’attività del suo ultimo progetto creativo di stampo collettivo: Atelier Jolie. Preservata l’integrità dello stabile e dei graffiti al suo interno grazie a un attento restauro, il primo negozio commerciale del brand Jolie apre ora le sue porte al pubblico con tanto di spazio di produzione (dove gli acquirenti possono personalizzare i propri capi e quelli della collezione Jolie confrontandosi con un team di esperti), oppure rilassarsi nel nuovo café gestito dall’azienda di catering EatOff Beat.
EatOff Beat gestisce il café dell’Atelier Jolie a New York
I volti che si celano dietro EatOff Beat sono quelli dei fratelli Manal e Wissam Kahi di origini medioorientali, fondatori del progetto di recupero e rinserimento di immigrati e rifugiati risiedenti a New York, sotto la supervisione dello chef Juan Suarez De Lezo, che veste i panni di consulente culinario. L’obiettivo dell’azienda di catering americana è quella di valorizzare e diffondere le ricette “home made” di tutto il mondo attraverso prodotti tipici e piatti gourmet. Così facendo, ogni pietanza diventa un ponte per entrare in una nuova cultura, passando dall’Iran alla Siria, dal Venezuela all’Iraq, al Senegal.
Un’attività equa e solidale in linea con quella dell’Atelier Jolie, nella quale EatOff Beat si inserisce non come elemento aggiuntivo ma come parte integrante di un progetto più ampio dove la creatività personale e la comunità sono al centro.
L’Atelier Jolie nell’ex studio di Jean Michel – Basquiat. Tra moda e solidarietà
“Sto costruendo un posto in cui le persone creative possono collaborare con un team qualificato e diversificato di sarti esperti, modellisti e artigiani provenienti da tutto il mondo”, spiega Angelina Jolie sul sito ufficiale di Atelier Jolie. “Un posto dove divertirsi. Per creare i tuoi progetti con libertà. Per scoprire te stesso”. Un luogo incentrato sullo scambio e sulla creatività in parte gestito dai giovani studenti della Parsons School of Design, si legge su Harperbazaar.com. Il pubblico non solo potrà fruire della collezione moda Jolie, ma potrà anche sottoporre tessuti vintage o capi del proprio guardaroba al team dell’atelier che lo aiuterà a crearne di nuovi usando solo “avanzi, materiale vintage di qualità e deadstock”, continua l’attrice. “Speriamo di creare una comunità creativa e di ispirazione, indipendentemente dal proprio background socio-economico, dando risalto al talento. Lavorando con artigiani e creativi di tutto il mondo, speriamo di aiutare a condividere la ricchezza del loro bagaglio culturale e di sostenere lo sviluppo delle loro attività”. Ma quanto costa indossare un capo esclusivo o rimaneggiato dall’Atelier Jolie? I prezzi variano da un massimo di circa 500 dollari a un minimo di 15 dollari per una t-shirt bianca personalizzabile, e tutti i proventi delle vendite saranno devoluti in beneficenza.
Valentina Muzi
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