Unmute Gaza. La campagna che reinterpreta e diffonde le foto dei giornalisti in Palestina
Attivisti e artisti si uniscono per sostenere il lavoro dei fotogiornalisti a Gaza creando manifesti dalle immagini dei reporter, contraddistinte dal simbolo “mute”. Il progetto si espande e invita il pubblico di tutto il mondo a fare “rumore”
Il Medioriente è tornato a essere teatro di guerra dal 7 ottobre 2023, quando il gruppo terroristico di Hamas è entrato in Israele uccidendo circa 1400 persone e prendendone in ostaggio oltre duecento. Da quel giorno lo scenario è cambiato, l’esercito israeliano ha sferrato diversi attacchi sulla Striscia di Gaza, causando la morte di oltre 23mila palestinesi, tra cui circa 79 tra giornalisti e fotografi, figure nodali per il racconto del conflitto.
A loro è dedicata la campagna promossa da un gruppo di artisti e attivisti dal titolo Unmute Gaza, progetto volto a sostenere il lavoro dei reporter creando “opere d’arte dalle immagini dei giornalisti, incollandole nella città e aggiungendo il simbolo mute”, si legge sul sito ufficiale. “Solo un piccolo gesto per dire che non siamo d’accordo, non siamo complici, non stiamo guardando e basta. Quindi stampiamo e incolliamo, e (…) incoraggiamo il pubblico a scaricare liberamente le stampe e a incollarle in tutto il mondo, condividendo con noi le stampe posizionate”.
Unmute Gaza: la campagna che invita tutto il mondo a far rumore sul genocidio palestinese
Questo movimento ha iniziato a muovere i suoi primi passi l’11 novembre 2023, quando un gruppo di attivisti a volto coperto è entrato al Guggenheim di New York srotolando sull’iconica rampa a aspirale otto striscioni realizzati dall’artista spagnolo Escif – sulla base delle fotografie scattate dai giornalisti palestinesi Mahmoud Bassam e Belal Khaled – per denunciare la morte di bambini palestinesi sotto i bombardamenti israeliani. Al centro delle immagini imperava il simbolo del volume muto, alludendo alla censura mediatica attuata da Israele. Il personale museale è subito intervenuto per rimuovere gli striscioni attirando la disapprovazione del pubblico, per poi rimuoverli completamente dopo qualche minuto.
Da questa prima azione, la campagna si è diffusa a macchia d’olio passando dalla Norvegia a Mumbai e alla Polonia, coinvolgendo il pubblico a non rimanere in silenzio ma ad agire e a far “rumore” con gli scatti di Belal Khaled, Wissam Nassar, Mohammed Al Masri, Sameh – Nidal Rahmi, Samar Abu Elouf, Motaz Azaiza, Mohmoud Bassam, Hind Khoundary, Wael Al Dahdouh, Mohammed Alaloul.
Valentina Muzi
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