A New York gli attivisti pro Palestina si scagliano contro il silenzio della cultura
A cinque mesi dallo scoppio del conflitto in Medioriente, il silenzio delle istituzioni culturali americane si fa assordante. A rimproverarlo sono gli attivisti filo palestinesi che da giorni manifestano nei musei newyorkesi tra striscioni, sit-in e contestazioni
Risale a sabato 10 febbraio 2024 l’occupazione del MoMA di New York da parte di 500 manifestanti filo palestinesi. Artisti, operatori culturali e attivisti non solo hanno srotolato lunghi striscioni inneggiando al “cessate il fuoco” e “Palestina libera”, ma hanno anche distribuito 1000 opuscoli simili a quelli del museo, per denunciare cinque fiduciari del MoMa – Leon Black, Larry Fink, Paula Crown, Marie-Josée Kravis e Ronald S. Lauder – e i loro presunti investimenti finanziari (e aziendali) in armi militari israeliane.
Il sit in, iniziato alle 15.45, si è concluso dopo oltre un’ora, per mano della sicurezza che ha fatto uscire i manifestanti, poi fermi nel continuare la protesta in strada. Un’azione che si lega a quella organizzata davanti al Brooklyn Museum da WOL Palestine – Within Our Lifetime Palestine, coinvolgendo più di 300 persone. Entrambe le manifestazioni sono mosse da una lettera aperta firmata da più di 100 operatori culturali di New York che contestano il “vergognoso silenzio delle nostre istituzioni mentre Israele commette un genocidio a Gaza”.
A queste si aggiunge una nuova azione portata avanti dai Writers Against the War on Gaza al Museo Ebraico di New York, mentre era in corso un talk tra il regista James Snyder e l’artista israelo-ucraina Zoya Cherkassky, in occasione della sua mostra dal titolo 7 October 2023.
Le proteste dei Writers Against the War on Gaza al Museo Ebraico di New York
“Come lavoratori culturali, come ebrei di coscienza antisionisti, come residenti di New York City, vi imploriamo di affrontare la realtà“, ha esordito uno degli attivisti anti-sionisti interrompendo il talk di approfondimento della mostra.
Secondo i manifestanti il progetto sarebbe una propaganda politica pro Israele, volta ad alimentare il consenso per continuare il genocidio. Parole forti dovute ai dodici disegni realizzati dall’artista Zoya Cherkassky all’indomani dei massacri di Hamas, che traggono ispirazione (per drammaticità e contenuti) da Guernica di Pablo Picasso, restituendo al pubblico la paura e la tragicità degli attacchi perpetrati da Hamas in Israele lo scorso 7 ottobre.
Una narrazione che, seppur puntuale e precisa, gli attivisti ritengono parziale perché “i fatti presentati alla Corte Internazionale di Giustizia dimostrano inconfutabilmente l’intento genocida” di Israele, si legge sul post Instagram di WAWOG – Writers Against the War on Gaza.
Valentina Muzi
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