Da minuscolo villaggio di pescatori sul Mar Rosso, fondato oltre 2.500 anni fa, Jeddah acquistò importanza con l’avvento dell’Islam, come porto per i pellegrini in viaggio verso la Mecca. Dopo alterne vicende in termini di prosperità, si è ormai affermata come centro finanziario e commerciale nel Regno dell’Arabia Saudita e, da alcuni anni, si è scoperta meta turistica di rilievo. È adesso al centro di un progetto culturale di ampio respiro che va dalla storia all’arte contemporanea.
Il quartiere storico di Jeddah: Al-Balad
Con questo nome s’identifica l’area della Jeddah islamica, fondata nel VII secolo e dotata di mura difensive che però furono abbattute nel 1947, anche se oggi rimangono alcune delle antiche porte, fra cui quella della Mecca. Dal 2014 Al-Balad fa parte del patrimonio UNESCO per la bellezza dell’architettura tradizionale dei suoi edifici in pietra (estratta dal lago Al-Arbaeen), argilla e legno trasportato dalle regioni vicine, come Wadi Fatima, o dall’estero, in particolare dall’India. Questi palazzi intonacati di bianco risplendono sotto il sole orientale, impreziositi da balconi in legno lavorato, dipinti nei classici colori del verde (simbolo dell’Islam), dell’azzurro (ispirato da un viaggio di un membro della famiglia reale a Sidi Bou Said negli Anni Settanta) e del marrone (colore naturale del legno). Fra le zone principali di questa grande cittadella, Al-Mazloum (dove sorgono la Moschea Al-Shafi’i, la più antica della città, e la Moschea Othman bin Affan, con il suo altissimo minareto), Haret Al-Sham, Haret Al-Bahr, Haret Al-Yemen. La Jeddah antica è ancora oggi animata da numerosi mercati, fra cui Al Alawi, Al Nada e Qabil, dove trovare di tutto, dal cibo agli indumenti, dalle spezie ai tessuti. Attualmente, l’intero quartiere è oggetto di un ampio progetto di ristrutturazione sotto l’egida del Ministero della Cultura saudita, volto a riqualificare e valorizzare le sue bellezze storiche e architettoniche e incrementare il turismo a Jeddah, una città da scoprire per la sua storia commerciale di grande porto sul Mar Rosso che ne fa, da secoli, una delle città più aperte e dinamiche del Paese.
L’arte ad Al-Balad a Jeddah
Fino al 9 marzo è in corso Balad Al-Fann, un’iniziativa artistica e culturale innovativa per rigenerare il quartiere storico di Jeddah. Come spiega Abdulaziz Ibrahim Al-Issa, supervisore generale del Jeddah Historic District Program, in linea con il piano Vision 2030 in corso di sviluppo in tutto il Paese, anche a Jeddah si lavora per sviluppare la scena artistica locale e aprirla al dialogo con il pubblico. Il programma – che si sviluppa su mostre d’arte, rassegne musicali, spettacoli teatrali ed eventi specifici per le scuole – ha il suo punto focale nella suggestiva mostra I Can See Land, curata dal collettivo Sindbad e ospitata all’interno di un edificio storico del quartiere; la rassegna riflette su quelle dimensioni filosofiche, sociologiche e psicologiche inerenti alla nostra percezione e comprensione del territorio; porto religioso e commerciale sul Mar Rosso, Jeddah è da secoli una città aperta al mondo, e adesso che sta disegnando il suo futuro non vuole dimenticare il suo passato. Ma i concetti di territorio e di viaggio hanno rilevanza in tutta la regione del MENA (Middle East and North Africa), sulla quale la mostra allarga il punto di vista; migrazioni più o meno forzate sono cause ancora attuali, e appunto l’artista Faisal Ag riflette con il video Home is where the heart is (2023) sul cammino stesso che diventa la propria idea di casa, il cui orizzonte si allarga al mondo. Il sole e il calore del deserto possono far pensare a una società statica, ma dal Sahara al Rub’al-Khālī, passando per l’al-Ḥiǧāz, si scoprono popolazioni che hanno il viaggio nel sangue, che si muovono in armonia con le stelle anche nelle situazioni più drammatiche; in quest’ottica, l’installazione Chasing the light (2023) di Sara Hammami ispira a cercare in ogni luogo quei particolari che comunque fanno sentire a casa. Mentre la palestinese Qamar Mohammed Abdulmalik documenta, attraverso i suoi video, come i vari social media possono raccontare o distorcere la percezione esterna della vita quotidiana in quella martoriata regione.
La mostra si sviluppa con armonia, e ricorda in controluce la ziyāra (in arabo: زيارة), cioè il viaggio spirituale raccontato dai poeti mistici come Al-Ayyashi e Al-Nabulusi, e in parte anche la sūra XVII del Corano, Al-Isrâ’ (Il Viaggio Notturno); la fede, infatti, è una componente importante della società araba, ed emerge anche a livello inconscio. Un elemento interessante per capire, e apprezzare, le differenze con la cultura occidentale.
Mostre e arte contemporanea a Jeddah
Aperta dal 6 dicembre 2021, è la sede saudita di Art Jameel, fondazione culturale di Dubai, nata per sostenere artisti e comunità creative in Arabia Saudita e oltre. At the Edge of Land, visitabile fino al 16 aprile, è una mostra collettiva di 18 artisti internazionali che indagano l’identità della città di Jeddah, e dell’Arabia Saudita, dal punto di vista delle relazioni commerciali e culturali che la sua posizione sul Mar Rosso ha agevolato, allargando il punto di vista alla rotta verso l’India. Una riflessione geopolitica ma anche sociale, sviluppata attraverso opere multimediali, fotografie, installazioni e dipinti, che racconta storie di incontri, relazioni fra persone ma anche fra queste e i territori, e l’impatto (anche ambientale) che una rotta commerciale ha sulle popolazioni che abitano lungo il suo tracciato. Una mostra che esprime una bellezza drammatica come quella del deserto saudita e delle coste assolate del Mar Rosso, così come del Bangladesh eroso dalle troppe miniere. In mezzo, storie di umili lavoratori, artigiani, commercianti, marinai, pescatori, fino agli odierni operai delle industrie petrolifere, storie che ancora si respirano se per un attimo si lascia correre lo sguardo lungo questo meraviglioso orizzonte adamitico fatto di mare, di sabbia, di roccia, e che oggi torna ad essere protagonista non soltanto sotto l’aspetto commerciale ma anche e soprattutto socio-culturale, in quanto laboratorio di idee nonostante le quasi permanenti tensioni e minacce, non ultima quella della guerriglia Houthi nello Yemen.
Ancora visitabile, senza una specifica data di chiusura, Nawartuna (che in arabo significa “illuminazione”), è dedicata a una pagina importante del cinema mediorientale: una retrospettiva su Asmahan e Farid Al Atrash, celebri fratelli e attori egiziani (la prima scomparsa purtroppo prematuramente nel 1944) attivi complessivamente fra gli Anni Cinquanta e Settanta, realizzata con raro materiale d’archivio che comprende locandine originali, immagini uniche e oggetti personali, mai esposti prima. Un tuffo nella versione orientale della “dolce vita”, una stagione cinematografica importante (da sottolineare che si sviluppò per la maggior parte all’interno del blocco dei Paesi non Allineati), che è ancora oggi molto apprezzata anche dalle giovani generazioni. La mostra, in collaborazione con il Red Sea International Film Festival è affiancata da una rassegna di quelle pellicole citate dai manifesti esposti e che sono delle piccole opere di grafica.
La collezione BASMOCA
Dall’amore per l’arte della mecenate Basma Al Sulaiman – che ha sviluppato il Jeddah Sculpture Park, un museo all’aperto sul lungomare cittadino con 21 sculture monumentali di vari artisti occidentali – nasce BASMOCA, collezione privata interamente digitalizzata e quindi visibile gratuitamente online. Nel 2014, Basma Al Sulaiman è diventata la prima donna premiata dal governo saudita per il suo contributo alla sfera artistica e culturale del paese; la sua presenza nel mondo dell’arte testimonia i cambiamenti sociali che, gradualmente, stanno interessando l’Arabia Saudita, dove il concetto di libertà civile si va ampliando. E anche la cultura, ovviamente, rispecchia questa tendenza. La sua collezione racconta una società globale in trasformazione, attraverso questioni e concetti cardine come l’identità, la città, la fede, affrontate da artisti di area mediorientale o dell’Estremo Oriente, probabilmente due delle aree più dinamiche del pianeta, sotto differenti punti di vista. Oltre alla collezione permanente di opere d’arte contemporanea che Basma Al Sulaiman ha raccolto con cura negli ultimi decenni, BASMOCA promuove anche giovani artisti emergenti provenienti dall’Arabia Saudita e dal Medio Oriente.
Niccolò Lucarelli
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