È difficile, se siete stati a Londra tra il 1965 e oggi, che non abbiate mai visto la BT Tower, il celebre landmark alto 177 metri (o 189 metri, inclusa l’antenna) di proprietà dell’omonimo gruppo di telecomunicazioni britannico. Ora sarà addirittura possibile dormirci dentro, dato che l’ex monopolista statale ha ceduto tutto l’edificio al colosso alberghiero d’oltreoceano MCR Hotels per 275 milioni di sterline (circa 320 milioni di euro).
La BT Tower di Londra
Inaugurata nel 1965 dall’allora premier Harold Wilson nel centralissimo quartiere di Fitzrovia su progetto di Eric Bedford, la British Telecommunications Tower è stata utilizzata per decenni come stazione emittente televisiva, venendo progressivamente resa obsoleta dall’avanzare della tecnologie di trasmissione. Per una quindicina d’anni è stata l’edificio più alto di Londra, fino alla costruzione della NatWest Tower nella City, e per moltissimo tempo ha vantato un ristorante girevole, che permetteva di vedere in una ventina di minuti tutto lo skyline della città. La torre – chiamata dai londinesi Post Tower – era finita anche al centro di un drammatico attacco negli anni Settanta, quando una bomba era stata fatta detonare in un bagno del 33esimo piano nella notte di Halloween del 1971, in un intervento attribuito all’Ira. Temporaneamente chiusa, la torre aveva poi riaperto (ma senza ristorante) ed era rimasta in attività per un’altra decina d’anni (con tanto di schermo informativo led intorno a due piani centrali dal 2009). Le era persino stato assegnato lo status di monumento di Grado II nel 2003 – anno in cui è anche arrivata al secondo posto in un sondaggio sugli edifici più brutti di Londra – ed è comparsa in una serie di film, libri e serie, da Doctor Who a The Bourne Ultimatum, fino al celebre graphic novel di Alan Moore V per Vendetta.
La vendita della BT Tower di Londra a MCR Hotels
Nel comunicato stampa che annunciava la vendita del sito, il direttore immobiliare di BT Group Brent Mathews ha detto che la società era stata “immensamente orgogliosa” di aver posseduto “l’importante landmark” che aveva svolto “un ruolo vitale nel trasportare le chiamate, i messaggi e i segnali televisivi della nazione”. Gli ha fatto eco Yler Morse, Ad e proprietario della statunitense MCR Hotels, che ha commentato: “Siamo orgogliosi di preservare questo amato edificio e lavoreremo per sviluppare proposte per raccontare la sua storia come hotel iconico, aprendo le sue porte affinché generazioni possano goderselo“. Ora il portafoglio della compagnia alberghiera tocca i 150 hotel di lusso, incluso il TWA Hotel all’aeroporto JFK di New York (rivisitazione del Flight Center del 1962 di Eero Saarinen). Nonostante la soddisfazione di gruppi di conservazione come il C20, che si è battuto a lungo per salvare questa “icona degli anni Sessanta” e il suo ristorante girevole, c’è chi fa notare come questa cessione segni un po’ la fine di un’era nel settore delle telecomunicazioni.
Giulia Giaume
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati