Coimbra: uno scrigno di arte e cultura nel Portogallo Centrale 

Antica cittadina romana e poi araba, fiorì nel Medioevo grazie all’Università, una delle più antiche d’Europa. Ricca di storia, arte e monumenti, Coimbra sorge nel Portogallo Centrale, affacciata sul fiume Mondego; città aperta al mondo, grazie ai commerci coloniali, è anche una delle capitali del Fado

Coimbra sorge sul sito dell’antica città romana di Aeminium, della quale è ancora visibile lo splendido criptoportico, oggi inglobato nel Museo Machado de Castro ma che all’epoca era parte del Foro, edificato per volontà di Ottaviano Augusto nel I Secolo d.C.  La città sorgeva lungo  la strada  Antonina  che collegava  Olisipo  (Lisbona) a  Bracara Augusta  (Braga), e grazie al fiume Mondego, rivestiva grande importanza commerciale. Con la caduta dell’Impero Romano, l’insicurezza portata dalle invasioni barbariche causò massicce migrazioni interne e l’abbandono di numerose città; fra queste, la vicina Cunimbriga, la cui popolazione, dopo l’ennesima scorreria visigota, si trasferì in massa attorno al 580 nella vicina Aeminium, più sicura e facilmente difendibile grazie alla sua posizione collinare; questa migrazione portò appunto al cambio del nome, che nei secoli si è trasformato in Coimbra. 

Panorama del centro storico di Coimbra. Courtesy Center of Portugal
Panorama del centro storico di Coimbra. Courtesy Center of Portugal

La storia di Coimbra 

Passati i Secoli Bui, l’alba di una nuova civiltà sorse anche qui, grazie ai Mori che nel 711 conquistarono la  Penisola Iberica;  Cunimbriga fu ribattezzata Kulūmriyya, diventando un importante centro commerciale, con una forte comunità mozarabica, e una grande moschea. Nell’878 Hermenegildo Guterres riconquistò la città e le terre di  Viseu,  Lamego   e Feira; la Contea di Coimbra fu quindi il primo regno cristiano fondato nel Portogallo musulmano. I Mori la ripresero nel 987, ma tornò definitivamente cristiana nel 1064, inglobata però nella più vasta Contea Portucalense; Coimbra perse così il suo rango di capitale, a favore di Guimarães. Del pur affascinante passato arabo non restano purtroppo tracce, perché tornata sotto dominio cristiano, la città fu interessata da profonde modifiche urbanistiche. Nell’XI Secolo, sulle rovine del Foro fu riedificato il Palazzo Vescovile, che rimase tale fino al 1910, quando divenne la sede del Museu Nacional de Machado de Castro, ed è sotto tutela UNESCO dal 2013. Dalla fine dell’XI Secolo, con la fine delle scorrerie e la pacificazione del Portogallo, l’antica città collinare, nota anche come Almedina (reminiscenza araba), dove vivevano gli aristocratici e il clero, cominciò a “riconquistare” anche la zona lungo il Mondego, e la città bassa, o Baixa, rivide fiorire i quartieri popolari che ospitavano il commercio e l’artigianato.  

La rinascita di Coimbra 

A seguito dell’importanza cui era assurta la città, all’inizio del XII Secolo fu proclamata capitale del regno del Portogallo. Rimase tale fino al 1255, quando fu sostituita con Lisbona, ma in oltre cento anni, dalla sua posizione centrale Coimbra contribuì allo sviluppo sociale, politico ed economico del nuovo Portogallo.  
La rinascita definitiva della città avvenne grazie all’Università, fondata nel 1290 dal sovrano Dinis I come Estudo Geral Português; è la più grande del Portogallo (37.000 studenti, ad oggi) ed è annoverata fra le più antiche d’Europa. Dopo alternanze di sede con Lisbona, dal 1537 si stabilità definitivamente a Coimbra. La sede storica si trova ancora oggi nel complesso del Paço Real da Alcáçova, oggi noto come Paço das Escolas. Fra gli studenti illustri, anche il giornalista,  diplomatico  e  scrittore Eça de Queiroz. Città quindi principalmente di studio e di pensiero, rimase sostanzialmente invariata fra il Cinquecento e l’Ottocento, quando fu abbattuta la cinta muraria per la modernizzazione urbanistica voluta dal Marchese di Pombal. Brevemente occupata dalle truppe francesi guidate da Junot e  Massena, nel 1834 perse numerosi conventi a causa delle soppressioni, ma nella seconda metà del secolo conobbe la modernità del telefono, dell’illuminazione pubblica a gas e della ferrovia. L’instaurazione della Repubblica nel 1910, che pose fine al regno dei Braganza, portò in tutto il Paese una profonda instabilità politica, cui pose fine il colpo di Stato militare del 28 maggio 1926. Di questa situazione approfittò António de Oliveira Salazar, fondatore dell’Estado Novo e dittatore dal 1932 al 1936. Anche Coimbra ovviamente visse i difficili decenni dell’autoritarismo, ma fu dalla sua università che cominciò la spinta per la democratizzazione del Paese, nel 1969. 

La Biblioteca Joanina, all’interno dell'Università di Coimbra. Courtesy Center of Portugal
La Biblioteca Joanina, all’interno dell’Università di Coimbra. Courtesy Center of Portugal

Alberto Martins e la “crise académica” del 1969 

È probabilmente la pagina più importante della storia dell’Università, perché si fonde con uno dei momenti cruciali della storia del Portogallo del Novecento. La crisi iniziò il 17 aprile 1969, quando al presidente del consiglio generale dell’Associazione accademica Alberto Martins, fu impedito di parlare nel corso dell’inaugurazione dell’edificio della Facoltà di Matematica, occasione in cui erano presenti varie figure politiche di primo piano. Gli studenti, che già protestavano chiedendo la reintegrazione degli insegnanti e la democratizzazione dell’istruzione superiore, occuparono l’aula dove si svolgeva l’inaugurazione e nei giorni successivi proclamarono uno sciopero generale studentesco che ebbe l’85% di partecipazione. Il 6 maggio il governo ordinò la chiusura dell’Università, ma lo sciopero continuò fino a settembre. Coimbra fu occupata dalle forze di polizia, diversi capi del movimento studentesco furono arrestati, e molti altri furono costretti ad arruolarsi nell’esercito e a prendere parte alle guerre coloniali in Angola e Mozambico. Ma ognuno di quei giovani si distinse per l’audacia, il coraggio, il distacco dalle comodità quotidiane, il dovere etico di lottare per una società migliore, l’amore per la libertà. Come primo risultato, in settembre il ministro dell’Istruzione e il rettore dell’Università si dimisero, e fu il primo segnale di crisi del regime che in qualche modo dette coraggio al resto del Paese e portò, passo dopo passo, a maggiore una presa di coscienza delle possibilità di riottenere la democrazia. Anche se la Rivoluzione dei Garofani dell’aprile 1974 nacque in ambito militare, è comunque figlia di un nuovo clima politico che prese le mosse da Coimbra e dalla sua Università. Dopo la rivoluzione Alberto Martins, che nel frattempo si era laureato in Giurisprudenza, entrò in politica nelle file del Partito Socialista, e fino al suo ritiro nel 2017 è stato più volte parlamentare e ministro, e nel 2019 è tornato a Coimbra per la commemorazione del 50° anniversario di quella “crisi” che aprì le porte alla democrazia.  

Il patrimonio di Coimbra 

Grazie anche alla presenza degli universitari, Coimbra è una città piacevole e assai colorata; parte degli studenti ancora abita edifici autogestiti conosciuto come Republicas, le cui facciate sono decorate da bandiere, graffiti murali, fiori, eccetera, a metà fra la goliardia e la contestazione. Vanta però anche un patrimonio monumentale di tutto rispetto, sia laico sia religioso. Da quest’ultimo punto di vista spicca la Vecchia Cattedrale; risale al XII Secolo ed è uno degli edifici romanici più importanti del Paese, il cui aspetto ricorda anche una fortezza; all’epoca la Reconquista non era ancora completa, ed era sempre possibile un attacco arabo; l’ interno, a tre navate e cinque campate, offre quasi 400 capitelli scolpiti con motivi geometrici e vegetali di influenza araba o preromanica, e figure animali; fu in parte arricchito nel XVI Secolo con maioliche decorate. 
La sede storica dell’Università, che sorge all’interno dell’ex palazzo reale, è un altro dei simboli della città. Al suo interno, la Biblioteca Joanina, realizzata fra il 1717 e il 1728, per volere del sovrano João V, è considerata una delle biblioteche barocche più belle d’Europa, con le sue tre sale ricche di decorazioni in oro su fondi verdi, rossi e neri, spesso con scene orientali di Goa e Macao, realizzate dal pittore Manuel da Silva. Imponente per le monumentali decorazioni barocche, la Cappella di São Miguel, edificata in stile manuelino nel 1517 su un precedente oratorio medievale, su progetto di Marcos Pires; fu ulteriormente arricchita nel Settecento da pannelli di azulejos di produzione locale applicati alle pareti, e dalle pitture che decorano il soffitto, eseguite da Francisco Ferreira e Antonio Gonçalves sullo stile delle grottesche cinquecentesche. L’organo del 1733 è decorato da chinoiseries in oro, secondo la moda dell’epoca. 
Il Museu Nacional de Machado de Castro, attualmente in fase di parziale ristrutturazione, oltre a inglobare il criptoportico romano (riemerso in seguito a una campagna di scavi archeologici promossa negli anni Trenta del Novecento), conserva una prestigiosa collezione di pittura portoghese e fiamminga del XVI e XVII Secolo, oltre a una vasta collezione scultura che va dall’XI al XVIII Secolo, il cui nucleo più rappresentativo riguarda la produzione scultorea di Coimbra fra Trecento e Cinquecento, spesso in pietra di Ançã, mettendo in risalto alcuni dei capolavori della scultura portoghese dell’epoca, tra cui il  Cristo morto nella Tomba  proveniente dal  Monastero di Santa Clara-a-Velha. 
Infine il Giardino Botanico, gestito dall’Università, con i suoi 13,5 ettari è il più grande del Paese e conferisce una nota esotica a questa cittadina affascinante e compassata. Al suo interno vi sorgono pini, palme, cedri del Libano, e tanti altri alberi da tutto il mondo, in gran parte ultracentenari. Tra i suoi fondatori, nel 1774, anche il naturalista italiano Domenico Agostino Vandelli, che su invito del Marchese di Pombal era venuto da Padova a Coimbra per insegnare botanica e agricoltura. Fra gli altri illustri accademici che hanno diretto il Giardino, anche Luís Wittnich Carrisso, fra il 1918 e il 1937, che lo arricchì di nuove piante esotiche africane, la maggior parte originarie dell’Angola. La parte più antica, conosciuta come Quadrado Central, ricorda un giardino nobiliare Settecentesco, con numerose aiole fiorite. 

Coimbra: il Fado 

Con Porto e Lisbona, Coimbra è una delle capitali nazionali del Fado, che qui è particolarmente legato all’ambiente universitario, sia perché tanti dei suoi interpreti sono appunto ex studenti, sia perché molte canzoni sono legate alla vita universitaria o sono comunque serenate che gli studenti dedicavano alle donne locali, spesso le umili lavandaie che appunto lavavano i loro vestiti. Altri temi riguardano la città di Coimbra, le sue tradizioni, la nostalgia del passato. Ascoltare queste canzoni, anche senza comprenderne completamente le parole, è comunque un ottimo modo per entrare nello stato d’animo del popolo portoghese, orgoglioso e introverso, ma anche passionale e sognatore. Il Fado de Coimbra (Canção de Coimbra) è solitamente cantato da un uomo, accompagnato anche da una chitarra classica e da una chitarra di Coimbra, che deriva dall’antica cistra ma ha anche le influenze del sitar indiano (conosciuto a Goa). Fra i luoghi principali per ascoltare il Fado de Coimbra, il Fado ao Centro, fondato nel 2013 da un gruppo di ex studenti universitari, (fra cui João Farinha, Luis Barroso e Hugo Gamboias) con l’annessa scuola di musica; un ambiente intimo e raccolto, con le pareti ricoperte di fotografie e quadri a tema, con molti volti noti, a cominciare da Arturo Paredes e Amalia Rodrigues. Si può però ascoltare il Fado anche in diversi locali cittadini, che settimanalmente ospitano concerti con artisti più o meno noti. Fra questi, il Café Santa Cruz, ricavato negli spazi dell’omonima chiesa cinquecentesca; sconsacrata nel 1834, ha conosciuto vari usi commerciali, e dal 1923 ospita il Café Santa Cruz, con eleganti arredi Art Nouveau che dialogano con l’architettura rinascimentale. È forse uno dei luoghi più eclettici in cui ascoltare il Fado, e se si ha fortuna si può assistere a un concerto di Antonio Dinis, fra i più rappresentativi interpreti della cosiddetta “vecchia guardia”. 

Niccolò Lucarelli 

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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