I musei inglesi alle prese con furti e sparizioni. Il caso del British Museum allerta l’intero sistema
Dopo lo scandalo che nell’estate 2023 ha portato alle dimissioni del direttore del British Museum, un’inchiesta dell’Independent rivela una realtà comune a molti musei britannici, che fanno i conti con scarse misure di sicurezza e fondi ridotti
Al British Museum, la scoperta dei reiterati furti ai danni delle storiche collezioni – rimasti a lungo impuniti – ha determinato, nell’estate 2023, persino le dimissioni dell’ormai ex direttore Hartwig Fischer, sostituito di recente da Nicholas Cullinan (in arrivo dalla National Portrait Gallery di Londra). A lui spetterà supervisionare, nei prossimi anni, l’imponente progetto di rinnovamento del più prestigioso museo della capitale inglese, bersaglio delle polemiche più disparate, dall’annosa diatriba sulla restituzione dei marmi del Partenone alle accuse di mansplaining, alla necessità di ripensare l’impatto ecologico della struttura. Innanzitutto, però, il neodirettore dovrà fare i conti con le conseguenze della “sparizione” di circa 1.800 manufatti custoditi dal museo, classificati come “mancanti, danneggiati o rubati” (alcuni, già recuperati seguendone le tracce online o sul mercato antiquario, saranno esposti al British fino a giugno 2024, grazie alla mostra Rediscovering Gems, pensata per arginare le polemiche).
I furti d’arte nei musei britannici. Non solo al British Museum
Uno scandalo che però sembra non essere limitato al perimetro dell’istituzione fondata nel 1753, oggi tra i musei più visitati al mondo. Un’inchiesta giornalistica avviata dal The Independent ha infatti interpellato in merito i principali musei britannici, ricevendo da un numero considerevole di loro risposte che non lasciano adito a dubbi: anche l’Imperial War Museum, il National Museum of Scotland e il Natural History Museum di Londra, tra gli altri, rivelano un ammanco di manufatti storici e oggetti d’arte nelle rispettive collezioni. Ma si iscrivono alla lista pure il Museo Nazionale del Galles e The Science Museum Group (mentre a Londra non denunciano furti o sparizioni sospette il Victoria and Albert Museum, la National Gallery e la Tate).
I numeri e le riflessioni dell’inchiesta del “The Independent”
Più nel dettaglio, tra il 2018 e il 2023, il museo londinese dedicato alle grandi guerre del Novecento ha registrato oltre 500 manufatti come “smarriti”; più contenuto è invece il computo del visitatissimo Museo di Storia Naturale – “solo” 12 sono gli oggetti spariti – e del museo scozzese che ha perso traccia di 6 manufatti, oltre a registrare il furto di un’opera e la distruzione in un incendio di un altro manufatto. Dall’inchiesta dell’Independent, che riporta in forma anonima anche le testimonianze di alcuni addetti ai lavori, emerge soprattutto la difficoltà di garantire le misure di sicurezza e controllo che, spesso in strutture con depositi sconfinati, dovrebbero assicurare un’efficace conservazione delle collezioni museali. Peserebbe, inoltre, anche il taglio di budget e personale che ha colpito, negli ultimi anni, l’unità di polizia incaricata di vigilare su arte e antichità a Londra (Metropolitan Police’s Art and Antiques Unit).
Non a caso, a interrogarsi sugli esiti dell’inchiesta, nell’intervista rilasciata al Guardian, è l’investigatore specializzato nel recupero di opere d’arte rubate Christopher Marinello, tra le figure più autorevoli a livello internazionale nel campo delle indagini su crimini d’arte, alla direzione dell’Art Recovery International. Denunciando l’attitudine rinunciataria con cui i grandi musei (non solo inglesi) tendono a minimizzare la scomparsa o il furto di qualche manufatto dalle loro sterminate collezioni – peccando di trasparenza nei confronti della collettività – Marinello sostiene l’urgenza di rivedere i protocolli di sicurezza, seguendo peraltro il modello recentemente abbracciato proprio dal British Museum, che sta cercando di rimediare al danno d’immagine. Se il palesarsi della situazione non dovesse sollecitare un cambio di rotta spontaneo nei musei, però, Marinello – esprimendo un parere che mette d’accordo una fetta crescente dell’opinione pubblica inglese – invoca l’intervento del governo britannico, chiamato a regolamentare le procedure di denuncia di furti e, al contempo, a finanziare con fondi ad hoc il carente sistema di sicurezza comune a molti dei principali musei nazionali.
Livia Montagnoli
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