Il racconto dell’hotel degli artisti che si affaccia sul Palazzo dei Papi di Avignone

Fra le camere dell’hotel La Mirande, che si ispirano al Secolo dei Lumi, sono passati artisti e cineasti. Scopriamo la sua storia e quella del palazzo che lo ospita, in pieno centro della città francese di Avignone

La Chambre 20 dell’hotel La Mirande è stata nel 2013 lo scenario di una performance di Sophie Calle nel contesto del Festival di Avignone (quest’anno fino al 21 luglio). La camera dove l’artista soggiornava era aperta al pubblico e disseminata di oggetti – fotografie, libri, quadri, un gatto impagliato, un vestito da sposa – legati a momenti chiave della sua vita. Entrando, si poteva trovare l’artista a letto, intenta a fare colazione, a leggere, scrivere, o impegnata in altre attività. Sophie Calle invitava i visitatori a sdraiarsi vicino a lei per raccontarle qualche storia che la facesse assopire. Oppure ci si poteva limitare a contemplarla, come fosse lei stessa un oggetto in esposizione fra gli altri. Chambre 20richiamava la prima opera con cui l’artista parigina si era fatta conoscere nel mondo dell’arte. Nel 1979 organizza Les dormeurs: un invito rivolto a conoscenti e sconosciuti a dormire nel suo letto, in questo caso senza la sua presenza. In totale fra le lenzuola passeranno ventinove persone che Sophie Calle ha fotografato, scattando un’immagine ogni ora.
Un connubio inconsueto quello fra l’hotel di lusso – concentrato di classicità – e la performance contemporanea dell’artista che quest’anno sarà protagonista ai Rencontres de la Photographie di Arles (fino al 29 settembre) con l’esposizione Finir en beauté allestita ai Cryptoportiques.

Un palazzo che racconta la storia della città dei Papi

L’hotel si trova nel cuore di Avignone, letteralmente all’ombra del Palazzo dei Papi. Il nome La Mirande viene da una delle più celebri sale del complesso papale, quella dove i pontefici ricevevano i rappresentanti della città e i notabili di passaggio in Provenza. Il palazzo che ospita la struttura alberghiera è noto fin dal XIV Secolo, quando svolgeva le funzioni di livrée cardinalice, edificio dove venivano alloggiati i cardinali con il loro seguito. Nel XVII Secolo è stato arricchito con una bella facciata barocca di Pierre Mignard, ed è diventato in seguito la dimora dei Pamard. Un’ importante famiglia provenzale che ha abitato nel palazzo per due secoli, prima della sua trasformazione in hotel e di cui si ricorda in particolare un personaggio, Pierre Pamard, uomo politico e sindaco di Avignone dal 1863 al 1875. 
Prima dell’ultimo restauro, l’edificio ha fatto a tempo ad entrare anche nella storia del cinema perché venne scelto da Jacques Rivette, uno dei padri della Nouvelle Vague, come scenario per alcune scene di Suzanne Simonin, La Religieuse de Diderot (La religiosa). Il film del 1966 con protagonista Anna Karina provocò scandalo negli ambienti cattolici e finì nelle maglie della censura francese, prima che il ministro per la cultura André Malraux ne permettesse la visione al festival di Cannes. 

Hotel La Mirande, Avignone. Photo ©Christophe Bielsa
Hotel La Mirande, Avignone. Photo ©Christophe Bielsa

Il restauro dell’hotel La Mirande

La storia recente dell’hotel è legata all’acquisto dell’immobile da parte della famiglia Stein che fra il 1987 e il 1990 avvia i lavori di rinnovamento finalizzati alla nuova destinazione d’uso. Gli Stein si affidano all’architetto avignonese Gilles Grégoire e con il designer d’interni parigino François-Joseph Graf si mette in moto una meticolosa ricerca su arredi e decorazioni del XVIII Secolo per ricreare ambienti che alludessero a una dimora aristocratica del Siècle des Lumières. Il risultato è una sintesi dell’art de vivre à la française, con tutti i confort moderni integrati con discrezione nel design d’interni. Recentemente François-Joseph Graf ha curato gli interni At Sloane, un nuovo hotel di sole 30 camere a Chelsea (Londra), e ha ricordato in un’intervista concessa ad Alain Elkann che La Mirande fu il suo primo lavoro nel settore dell’hôtellerie. “Gli ambienti erano stati interamente rifatti in uno stile neo-gotico antecedente la Prima guerra mondiale, tutto era molto dark. Decidemmo di rileggere la storia e di fare in modo che gli interni respirassero la stessa atmosfera della magnifica facciata. Abbiamo reinventato ogni cosa. Sono passati 35 anni e nonostante il tempo si faccia sentire, c’è ancora molto charme. Sono tornato alla Mirande qualche mese fa con l’obiettivo di rinfrescare il tutto, lavorare su qualche nuova camera e apportare un soffio di aria nuova.”

Le preziose stanze dell’hotel La Mirande ad Avignone

Il merito di questa impresa filologica va a una coppia di origine tedesca, Hannelore e Achim Stein, collezionisti d’arte e appassionati di dimore storiche che nel 1987 hanno investito su un palazzo avvolto dalla patina del tempo. Anche se le soluzioni design alla fine degli Anni Ottanta cominciavano a fare tendenza, la scelta fu quella della ricostruzione in stile d’epoca. Evitando il rischio di cadere nel kitsch, il risultato è stato coerente: le 26 camere dai nomi evocativi – La Rivière Enchantée, La Roseraie, Le Grand Corail, Le Bambou, La Corne d’Abondance, Le Perroquet, Le Singe Savant – sono impreziosite da carte da parati uscite dagli archivi La Manch e Braquenié e perfettamente ristampate dalla Maison Pierre Frey. Tende di seta, tappeti preziosi, sale da bagno con marmi di Carrara e rubinetterie in stile edoardiano, tele di Jouy, preziosi palchetti di legno, dipinti, stampe: una ricerca minuziosa che fanno della Mirande un rifugio fuori dal tempo. Il merito del successo dell’hotel, che vanta al suo interno un ristorante stellato guidato dallo chef Florent Piétravalle, si deve anche a Martin Stein (scomparso nel 2023) che era succeduto ai genitori nella guida della proprietà. Un luogo da scoprire anche per un semplice tè pomeridiano nel delizioso giardino con un’incredibile vista sulle mura del Palazzo dei Papi.

Dario Bragaglia

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

Scopri di più