C’è una galleria d’arte di New York che ha deciso di scommettere sull’apicoltura
Arte, ambiente, clima. Affacciata sulla High Line, la Kasmin Gallery ha pensato di utilizzare lo spazio esterno sul tetto dell’edificio che la ospita per un progetto dedicato all’apicoltura. E le arnie convivono con le sculture di artisti contemporanei
Sul tetto della Kasmin Gallery di New York oltre a un giardino di sculture c’è uno spazio dedicato all’apicoltura. Cinque alveari che producono circa cento vasetti di miele all’anno: un’idea per porre l’attenzione sul quanto mai attuale tema della tutela dell’ambiente.
Arte e apicoltura alla Kasmin Gallery di New York
Il progetto è stato avviato nel 2020, quando la galleria ha deciso di allestire tre grandi alveari negli spazi sul tetto dell’edificio, già adibito all’allestimento di sculture. Nel tempo l’impegno è cresciuto a comprendere cinque arnie, sufficienti a fornire ogni anno un centinaio di vasetti di miele, con etichette realizzate su misura dagli artisti della galleria, tra cui Mark Ryden (Medford, 1963)e Daniel Gordon (Boston, 1980).
Il giardino di sculture sul tetto della Kasmin Gallery
Lo spazio non è sempre accessibile al pubblico, ma il giardino si affaccia direttamente sul parco della High Line, che permette ai passanti di apprezzare l’esposizione di opere sul tetto della galleria, generalmente connessa alle mostre del piano inferiore. Dal 4 settembre, in concomitanza con l’avvio dell’Art week autunnale, Kasmin Gallery ospiterà le personali di tre artisti molto diversi tra loro: la nigeriana Nengi Omuku (Delta, 1987), alla sua prima esposizione a New York, un focus sui collage della maturità di Dorothea Tanning (scomparsa nel 2012) e i paesaggi introspettivi di Matvey Levenstein (Mosca, 1960).
Le piante sul tetto proteggono e oscurano invece la vista delle arnie, anche se soprattutto nel periodo di primavera ed estate si notano sciami di api che volano passeggiando all’esterno della Kasmin Gallery.
Perché valorizzare l’apicoltura in città
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’azienda di apicoltura Best Bees, che spesso organizza incontri, talk e degustazioni di miele per lo staff della galleria. “Le api sono diventate le mascotte della galleria”, raccontano i dipendenti dello spazio.
L’iniziativa fa parte di un più ampio progetto, che ha l’intento di trasformare il tetto dell’edificio, con il suo giardino di sculture, in un ambiente più accogliente per uccelli, insetti, e flora locale.
Dopo la pandemia, il direttore della galleria Nicholas Olney, rientrato in città, notò che il tetto dell’edificio era diventato un luogo selvaggio e incontaminato: da qui la decisione di lasciare che lo spazio si lasciasse invadere dalla natura: “Contattammo giardinieri, architetti e paesaggisti per riflettere su questo progetto. Tutto ciò che si integra in maniera naturale nello spazio abbiamo scelto di preservarlo”, spiega oggi Olney.
Una strada non così difficile da perseguire: in Italia si può citare il più recente progetto dello chef Giuseppe Iannotti alle Gallerie d’Italia di Napoli, che ha portato sul tetto della storica sede del Banco di Napoli in Via Toledo un piccolo nucleo di arnie da adottare.
Gloria Vergani
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