Arte pubblica in Albania. A Scutari spunta una chiave monumentale

60 giorni di progettazione, 7 mesi di lavoro, oltre 30 operai, per un risultato impressionante di oltre 20mila kg. Questa è Albanian Key, la grande opera di Milot a Scutari

Un’opera monumentale accoglie i visitatori all’ingresso di Scutari: si tratta di Albanian Key dell’artista Milot, all’anagrafe Alfred Mirashi, che ha tratto il suo nome d’arte da quello della cittadina in cui è nato nel 1969. Milot, artista italo-albanese, è conosciuto in ambito internazionale per il suo essere operativo, oltre che in Italia e in Albania, anche in Cina dove, dal 2020, ricopre il ruolo di direttore del DODO Art Museum di Pechino. Da anni esplora l’idea della chiave, nella sua dimensione fisica e concettuale, in quanto oggetto dall’elevato tenore simbolico, sul piano collettivo e individuale dal momento che sua nonna ne era un’appassionata collezionista.

La chiave nella pratica artistica di Milot

La chiave, presenza costante nella sua poetica e nella sua vita, non è rimasta uguale a se stessa ma, nel tempo, ha subito un’evoluzione. In particolare, la chiave di Milot ha abbandonato la rigidità didascalica della sua forma canonica per ammorbidirsi, come se da oggetto avesse acquistato vita e movimento, fino a crescere e ad abitare liberamente lo spazio. Parallelamente anche il suo significato si è arricchito di nuove sfumature, infatti, pur rimanendo un inequivocabile simbolo di apertura, scambio e dialogo, l’artista, grazie alla sua visione lungimirante, distorcendone la forma ne ha paradossalmente ravvivato il senso; nella misura in cui, in un mondo sempre più connesso, il punto non è aprire le porte ma evitare di chiuderle, obiettivo che Milot ha raggiunto rendendola metaforicamente inutilizzabile. 

Albanian Key: la scultura di Milot a Scutari

Così, la scultura monumentale di Milot acquista un valore profetico, diventando un gesto di psicomagia che apre ad altri mondi, riconnettendo l’artista alla sua memoria personale e collettiva. L’opera è infatti profondamente legata all’Albania, luogo di nascita dell’artista, a cui rende omaggio nel suo inarcarsi che ricorda una maestosa aquila, simbolo del Paese, in procinto di alzarsi in volo. Allo stesso tempo, l’imponente scultura, posta significativamente ad uno degli ingressi della città, si ricollega alla tradizione nel riprendere la conformazione architettonica di un arco di trionfo.

Il progetto dietro ad “Albanian Key”

Albanian Key è stata realizzata come uno dei progetti vincitori del concorso internazionale “Arte nello Spazio Pubblico“, iniziativa finanziata dal Ministero dell’Economia, Cultura ed Innovazione Albanese, guidato da Blendi Gonxhja. Il progetto ha beneficiato anche del sostegno del comune di Scutari, diretto dal sindaco Benet Beci. L’opera è frutto di un progetto molto complesso a cui hanno collaborato tre curatori (Albert Vataj, Massimo Guastella e Ji Shaofeng) un direttore artistico (Michele Stanzione) e un team di ingegneri (composto da Valbona Calliku, Enver Zafeli, Michele Palumbo). Tecnicamente ha richiesto 60 giorni di progettazione, 7 mesi di lavori, oltre 30 operai, per un risultato impressionante di oltre 20.000 kg di peso; destinato, peraltro, a cambiare nel tempo in un dialogo aperto con il territorio, dal momento che il materiale scelto dall’artista, l’acciaio corten, tenderà ad arrugginirsi e a cambiare colore andando a rassomigliare sempre più al bronzo.

Ludovica Palmieri

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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