In Francia una celebre architettura settecentesca incontra un famoso paesaggista contemporaneo
Nel Giura francese, il capolavoro dell'architettura neoclassica della Salina Reale di Ledoux è diventato un importante centro culturale e isola ecologica grazie al paesaggista Gilles Clément
La Saline Royale d’Arc-et-Senans è il capolavoro di Claude Nicolas Ledoux (Dormans, 1736 – Parigi, 1806), uno dei protagonisti dell’architettura del Secolo dei Lumi. Siamo poco distanti da Besançon dove la salina reale venne costruita fra il 1775 e il 1779 per volere di Luigi XV con l’intento di sfruttare l’oro bianco del Giura, già estratto da millenni nelle vicine miniere di Salins-les-Bains.
Un esempio di architettura del secolo dei Lumi citato in tutti i manuali
Il fascino del sito nasce, oltre che dalle opere di uno degli “architetti della Rivoluzione” – come Giulio Carlo Argan (Torino, 1909 – Roma, 1992) definiva Ledoux e Etienne Louis Boullée -, dal contrasto fra il rigoroso universo mineralerappresentato dagli edifici, declinato in imponenti colonnati, frontoni, travature e quello vegetale, che negli ultimi anni è andato a completare i due emicicli verdi che circondano la Salina. Nel progetto di Ledoux, mai completato, gli emicicli erano parte della città ideale di Chaux delineata nel suo Traité d’architecture pubblicato nel 1804 che doveva trovar posto attorno alla manifattura. Ci sono voluti più di 200 anni perché le idee del visionario architetto dei Lumi trovassero una moderna interpretazione negli spazi verdi che circondano gli edifici della Salina. Il primo passo venne fatto nel 1973 con l’acquisto di 20 ettari da parte delle autorità pubbliche per sottrarli a qualsiasi forma di speculazione. Nel 1982 arriva l’iscrizione del sito nel Patrimonio UNESCO e infine nel 2019 avviene il lancio e l’affidamento della gara per trasformare il cosiddetto “demi-cercle” della manifattura del sale in un’isola della biodiversità, ispirata alla Città ideale di Ledoux.
La trasformazione dei giardini e gli interventi di Gilles Clément
I lavori sono stati affidati all’agenzia Mayort & Toussaint che si è associata a Gilles Clément (Argenton-sur-Creuse, 1943). Il noto paesaggista – conosciuto fra l’altro per essere il progettista del parco André Citroën a Parigi e teorizzatore di concetti come “terzo paesaggio”, “giardino planetario”, “giardini in movimento” – ha così sintetizzato la filosofia che ha guidato il suo lavoro: “il progetto ha l’ambizione di riconciliare il disegno geometrico di Claude Nicolas Ledoux, simmetrico e ordinato, con il lavoro del giardiniere, consapevole che la vita è un movimento che non si può bloccare. Bisogna saper accompagnare e mettersi al servizio di questo movimento“.
Così, nel giro di pochi anni e sotto il nome complessivo di “Un Cercle immense” sono nati diversi spazi verdi. I primi ad essere realizzati sono stati i Jardins en mouvement, una serie di 12 giardini permanenti su un’area di 7 mila metri quadrati ispirati da varie tematiche, dal seme al clima, dal riciclaggio alla biodiversità. Un esempio è Le jardin du temps, che prende spunto dal cianometro, lo strumento usato per misurare l’intensità del blu del cielo la cui invenzione, nel 1789, viene attribuita a Horace-Bénédict de Saussure e Alexander von Humboldt. “Il giardiniere lavora il suolo e interroga il cielo” spiegano i progettisti che si sono divertiti a far passeggiare i visitatori fra piante rampicanti attorno a uno specchio d’acqua che riflette il cielo ed è circondato, in alto, da un cianometro. Un luogo per meditare, annusare profumi, osservare le nuvole e scoprire se il tempo volge al bello o al tempestoso.
La seconda parte di lavori, Les jardins thématiques ha interessato l’emiciclo posteriore: in una lunga e piacevole passeggiata si possono ammirare il giardino dei colori (piante dai colori vivaci, bulbacee, graminacee), quello delle piante aromatiche e medicinali, dei salici, dei cereali antichi, della permacultura. Un’altra parte dell’emiciclo, nell’area che Ledoux aveva previsto di destinare agli orti domestici per il sostentamento degli operai, è occupata ogni anno, da giugno a ottobre, al Festival des jardins. Ad ogni edizione una ventina di istituti scolastici (specializzati e non) partecipano alla creazione dei diversi spazi, arricchiti da creazioni in ferro, in legno, in ceramica, in vimini di altri giovani designer e artigiani.
Il nuovo percorso di visita fra gli edifici di Ledoux
Se i giardini e gli spazi verdi dedicati alla biodiversità rappresentano l’evoluzione più recente del sito, non c’è dubbio che l’altra ragione della visita siano gli edifici di Ledoux e le attività che ora ospitano. Bisogna ricordare che la Salina reale funzionava come una fabbrica integrata, dove viveva tutta la comunità di funzionari e operai, concentrando luoghi di produzione e di abitazione. In tutto sono 11 edifici: la Maison du Directeur che si staglia imponente al fondo del vialetto di entrata, le scuderie, vari enormi magazzini destinati alla lavorazione del sale, l’edificio per le botti, quello delle guardie e quello dei maniscalchi. Diventata obsoleta per l’evolversi della tecnologia, la Salina fu chiusa definitivamente nel 1895, subì saccheggi e incendi, fino a venire acquistata dal Dipartimento del Doubs nel 1927. Negli ultimi trent’anni si sono succedute varie campagne di restauro e la Salina è diventata un luogo di esposizioni, concerti, residenze artistiche, animazioni e incontri culturali. Il nuovo percorso di visita comprende una esposizione permanente dedicata alla storia del sale: sei ambienti per un totale di 500 metri quadrati, con opere prestate dal Mucem e da privati, dedicati alle tecniche di raccolta e trasformazione di un elemento che ha accompagnato la storia dell’uomo e delle varie civiltà.
Altro luogo da non perdere è la cosiddetta Berne Ouest, un antico edificio dedicato alla lavorazione del sale, lungo 80 metri e alto 18, dove è installato il Centre de lumières uno spettacolo immersivo in 3D dedicato ai siti UNESCO del mondo con proiezioni e filmati che invitano i visitatori a un viaggio attraverso i secoli e i continenti.
Il Museo Claude Nicolas Ledoux: in mostra tutti i progetti dell’architetto
Fra gli spazi più interessanti del percorso c’è il Musée Claude Nicolas Ledoux, uno dei pochi musei in Europa dedicato a un solo architetto. Grazie a una sessantina di maquette si ripercorre l’opera di un progettista di cui rimangono poche opere, vuoi perché andate distrutte, vuoi perché troppo visionarie e mai realizzate. A Parigi rimangono alcuni edifici pensati per la cinta daziaria, la Barrière de la Villette e la Barrière de Chartres sono le più note, a Besançon il teatro. Fu la Rivoluzione a interrompere l’attività di Ledoux – e forse la definizione di architetto della Rivoluzione andrebbe mutuata in quella di architetto dei Lumi – che venne imprigionato per alcuni mesi e una volta liberato si ritirò a vita privata e allo studio. Attraverso l’osservazione dei suoi progetti di teatri, hôtels particuliers, barriere doganali, cimiteri, case di piacere, scuole, prigioni, edifici industriali si scopre l’attività di un genio poliedrico che teorizzava “l’architettura parlante”, in grado di comunicare attraverso le forme la propria funzione civile. E, spingendosi oltre, pensava che solo l’architettura, attraverso la propria forza simbolica, potesse migliorare i costumi: “Si può essere virtuosi o viziosi grazie a ciò che ci circonda, come un sasso può essere ruvido o levigato”.
La stagione culturale della Saline royale prosegue con la mostra temporanea À l’affût, 70 scatti del fotografo naturalista Vincent Munier (fino al 9 marzo 2025), numerosi concerti di musica classica, la Foire aux plantes (mostra di vivaisti, 9 e 20 ottobre) e con i mercatini di Natale dedicati all’artigianato della Franca Contea (30 novembre, 1, 7, 8 dicembre).
Dario Bragaglia
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