Tempo di autunno e della grande fiera d’arte per Parigi. A cominciare dal nome del più atteso evento di mercato dell’arte dell’anno: dopo un doppio giro di Paris+, dal 18 al 20 ottobre 2024 arriva la denominazione definitiva: Art Basel Paris. Quella che era la storica FIAC è diventata di proprietà del colosso fieristico Art Basel. E cambia anche la sede della grande esposizione d’arte, col ritorno al Grand Palais dopo tre anni di restauro. 194 le gallerie selezionate, provenienti da 42 Paesi diversi.
Come ogni anno, l’evento mette in fermento tutta la città e porta con sé una ricca serie di mostre che fanno in modo di inaugurare proprio in questi giorni, per poi rimanere aperte fino all’anno nuovo. Per guidarvi alla scoperta delle alternative, abbiamo selezionato per voi le mostre a Parigi da visitare a ottobre, novembre e dicembre 2024… nonché durante questi primi giorni di autunno con Art Basel! Un’agenda da salvarsi tra i preferiti per tutti coloro che nelle prossime settimane hanno intenzione di fare un giro nella Ville Lumière, comprensiva di date, luoghi e schede dettagliate.
Emma Sedini
Per punti
- Centre Pompidou: 100 anni di Surrealismo
- Pinault Collection – Bourse de Commerce: Arte Povera
- Fondation Louis Vuitton: Pop Art
- Fondation Louis Vuitton: Portia Zvavahera
- Musée d’Orsay: Gustave Caillebotte
- Musée D’Orsay: Elmgreen & Dragset
- Orangerie: Heinz Berggruen
- Orangerie: Amélie Bertrand
- Fondation Galeries Lafayette: Martine Syms
- Musée Picasso di Parigi: Jackson Pollock
- Musée d’Art Moderne di Parigi: The Atomic Age
- Musée Rodin: In-visible bodies
- Musée Marmottan Monet: Trompe-l’oeil
- Palais de Tokyo: Myriam Mihindou
- Palais de Tokyo: Malala Andrialavidrazana
- Palais de Tokyo: Il futuro della politica internazionale
- Palais de Tokyo: Tituba
Centre Pompidou: 100 anni di Surrealismo
Appena prima di chiudere i battenti per l’annunciato rinnovamento, il Centre Pompidou conclude la stagione in grande stile, celebrando il centenario dalla nascita del Surrealismo. Una mostra grandiosa, che somma dipinti, sculture, fotografie e documenti, esponendo persino il manoscritto originale del Manifesto del movimento. Un prestito eccezionale, concesso dalla Biblioteca Nazionale di Francia.
Il cuore del progetto si concentra sui primi quarant’anni – dal 1924 al 1969 – con una proiezione immersiva che trasporta il pubblico indietro nel tempo. Tredici in tutto le sezioni, che vedono un avvicendarsi di artisti, scrittori e intellettuali, tutti protagonisti di quel fenomeno epocale che fu il Surrealismo. Tra i maggiori protagonisti esposti troviamo i miti di Salvador Dalì, René Magritte, Joan Mirò, Giorgio De Chirico, e molti altri loro compagni di vita e lavoro.
Surrealismo
Centre Pompidou, Parigi
Fino al 13 gennaio 2025
Pinault Collection – Bourse de Commerce: Arte Povera
Anche il secondo evento da mettere in agenda è tra gli appuntamenti artistici europei immancabili dell’autunno 2024. Si tratta della monumentale esposizione sull’Arte Povera, ospitata dalla Pinault Collection presso la sede della Bourse de Commerce.
Veniamo subito ai numeri: oltre 250 opere tra storiche e contemporanee, così come inediti esclusivi ispirati ai capolavori del passato che segnarono gli anni d’oro del movimento.
Il progetto si propone tanto di raccontare le radici italiane dell’Arte Povera, quanto di spaziare ai risvolti internazionali che la loro rivoluzione artistica ebbe nel corso del tempo. Situata nel cuore dello storico edificio parigino – rinnovato dalla mano del grande architetto giapponese Tadao Ando – l’esposizione è stata concepita come un paesaggio. Un paesaggio in cui il pubblico è invitato a immergersi, per scoprire i protagonisti del movimento. Tra questi, potete trovare tutti i nomi più importanti: Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini, e Gilberto Zorio. La mostra è dunque un’occasione unica per vedere in un contesto internazionale una delle correnti che ancora oggi distinguono l’Italia in tutto il mondo. Un modo di pensare originale, contro le regole e le consuetudini, che utilizza i materiali più semplici – e poveri – per coinvolgere l’osservatore e stimolarne la riflessione.
Arte Povera
Pinault Collection, Parigi
Fino al 20 gennaio 2025
Fondation Louis Vuitton: Pop Art
C’è un terzo intramontabile movimento artistico del XX Secolo che è protagonista della stagione espositiva parigina del 2024. Parliamo della Pop Art, con la mostra Pop Forever, Tom Wesselmann &… alla Fondation Louis Vuitton. Come lascia intendere il titolo, è Tom Wesselmann il vero cuore pulsante dell’evento, scelto come rappresentante della corrente che – dagli esordi degli Anni Sessanta – continua ad affascinare giovani e meno giovani generazioni. 150 le opere a sua firma esposte, accompagnate da una settantina di lavori di altri 35 personaggi che si identificano tutti sotto l’egida della Pop Art. Tra di loro, non si può fare a meno di citare l’iconico ritratto di Marilyn Monroe del 1964 – Shot Sag Blue Marilyn – di Andy Warhol. La mostra ripercorre la storia della corrente che ha fatto della cultura popolare e della quotidianità consumistica il suo soggetto d’elezione. Dai prodotti alimentari, ai fumetti, alle star del cinema e della televisione: temi chiave che si ritrovano nelle opere esposte, cariche di colori sgargianti e messaggi di sottile critica sociale.
Pop Forever, Tom Wesselmann &…
Fondation Louis Vuitton, Parigi
Fino al 24 febbraio 2025
Fondation Louis Vuitton: Portia Zvavahera
Per la 15esima edizione di Open Space, la Fondazione parigina presenta in prima assoluta in Francia le creazioni fantasmagoriche di Portia Zvavahera, artista originaria dello Zimbabwe. Ci aspettano opere incredibili, surreali e oniriche, tratte dai sogni profondi dell’autrice. La sua sensibilità la spinge a considerarli dei veri e propri messaggi divini, che la raggiungono nel sonno a notte fonda. Ne derivano immagini pregne di significati connessi alle tradizioni e alla religione africana, che parlano di vita e morte, di amore e solitudine. Apparizioni umane, animali e vegetali, che trasmettono la ricca interiorità dell’artista.
Open Space #15 – Portia Zvavahera
Fondation Louis Vuitton, Parigi
Fino al 3 marzo 2025
Musée d’Orsay: Gustave Caillebotte
È una visione dell’arte e della società della fine del XIX Secolo inaspettata, quella che offre l’esposizione su Gustave Caillebotte al Musée d’Orsay. Accostato all’Impressionismo, ma al contempo influenzato dalla filosofia realista, il maestro francese rese le sue opere concrete testimonianze di un mondo in cambiamento. All’epoca del trionfo della virilità e della fratellanza repubblicana, ma anche di un certo declino dell’ideale di “mascolinità”, i dipinti di Caillebotte invitavano il pubblico a riflettere su un nuovo concetto di uomo. Nelle sue opere si colgono i volti del suo circolo di conoscenze – i fratelli, gli operai che lavoravano per la sua famiglia, i suoi amici velisti – che introducono un nuovo canone di personaggi. Gente semplice, modesta, lontana dalle luci puntate fino ad allora.
La rassegna conta oltre 70 dipinti – oltre a pastelli, disegni e fotografie – che celebrano i 130 anni dalla morte dell’artista.
Gustave Caillebotte, Dipingere gli uomini
Musée d’Orsay, Parigi
Fino al 19 gennaio 2025
Musée D’Orsay: Elmgreen & Dragset
L’irriverente duo Elmgreen & Dragset presenta un’esclusiva collaborazione site-specific con il Musée d’Orsay. Per tutto l’autunno e l’inverno, la navata di sculture dell’istituzione parigina è invitata a dialogare ironicamente con opere da loro create di proposito. Il pubblico è invitato a immergersi in un nuovo concetto di museo “sottosopra”, diverso da qualsiasi cosa vista qui fino ad oggi. L’effetto è reso da un gruppo di opere inedite: figure intese a rappresentare la mascolinità secondo lo spirito interpretativo del duo. Un’occasione in più per fare un giro al Musée d’Orsay!
Elmgreen & Dragset, L’Addition
Musée d’Orsay, Parigi
Fino al 2 febbraio 2025
Orangerie: Heinz Berggruen
Tra i grandi nomi dei galleristi europei del Novecento, Heinz Berggruen ha un posto di rilievo per le sue relazioni con maestri del calibro di Picasso, Matisse, Klee e Giacometti. L’Orangerie parigina offre un ampio scorcio espositivo per approfondire questi legami che hanno segnato la scena artistica del Secondo Dopoguerra.
La storia di Berggruen comincia a Berlino, in una famiglia ebrea, per poi spostarsi in America in un auto-esilio con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. A San Francisco entra in contatto con il mondo dell’arte; poi, tornato in Europa, approfondisce le relazioni e si insedia nel mercato dell’arte parigino. Apre una prima galleria in Place Dauphine, specializzandosi in seguito in arte grafica e moderna. In breve tempo diventa uno dei “migliori clienti” dei grandi protagonisti della scena creativa dell’epoca.
Il percorso espositivo ricostruisce il suo profilo, con particolare attenzione ai suoi gusti estetici. Primi tra tutti i suoi orientamenti verso Picasso, Klee, e gli inimitabili papiers découpés di Matisse.
Heinz Berggruen, un mercante e la sua collezione
Orangerie, Parigi
Fino al 27 gennaio 2025
Orangerie: Amélie Bertrand
La seconda proposta dell’Orangerie parigina guarda all’arte contemporanea, con l’opera di Amélie Bertrand. Un’artista che verte la sua poetica attorno a motivi ed emblemi per noi facilmente riconoscibili. Pareti di mattoni, reti metalliche, catene, piastrelle di piscine, provenienti dalle risposte pubblicate su internet. Questi sono poi combinati tra loro, fino a formare “spazi credibili” così curiosi e strani da sembrare un miraggio. Così facendo, emerge un senso di disagio e incomprensione, che spinge a esplorare le contraddizioni scaturite da queste immagini.
Al centro della mostra ci sono le ninfee – o meglio: forme geometriche che vi assomigliano – quale emblematico “motivo” familiare a tutto il pubblico, grazie all’intramontabile opera di Monet. E non potrebbe esserci luogo migliore dell’Orangerie per presentarle: un’occasione per ammirarne una nuova interpretazione all’insegna dell’arte contemporanea.
Amélie Bertrand. Hyper Nuit
Orangerie, Parigi
Fino al 27 gennaio 2025
Fondation Galeries Lafayette: Martine Syms
Si continua con l’arte contemporanea anche alla Fondation Lafayette, con l’americana Martine Syms. Il suo progetto vuole essere un vero e proprio invito per il pubblico ad entrare in una sorta di “opera d’arte totale” che guarda al teatro del quotidiano. Ai ruoli che tutti noi giochiamo nella vita di ogni giorno e ai meccanismi di sorveglianza che li controllano. L’artista associa il museo agli spazi del grande magazzino e al suo stesso atelier. Prende oggetti di nuova produzione e messi in vendita – che ricordano però opere antiche – e li usa per riflettere sull’impatto che questi hanno nel nostro processo di definizione del sé. Al centro della mostra c’è poi una domanda dall’eco subdola e inquietante: e se fossimo tutti attori di un film in continua – ininterrotta e ininterrompibile – produzione? È uno degli interrogativi che Syms solleva in riferimento ai processi di sorveglianza e cattura delle immagini odierni. Nelle sue opere, questo e altri concetti esistenziali diventano protagonisti di insiemi caleidoscopici. Ne viene fuori un’esperienza più vicina a un set cinematografico che a una mostra, con cenni che vanno dagli archivi, al femminismo, alla black culture. Come dice il titolo: un’opera d’arte “totale”.
Martine Syms, Total
Fondation Galeries Lafayette, Parigi
Fino al 9 febbraio 2025
Musée Picasso di Parigi: Jackson Pollock
Dopo 16 anni dall’ultima occasione espositiva in Francia, il dripping di Jackson Pollock torna protagonista di un’importante mostra nella cornice del Musée Picasso. Il taglio curatoriale ha scelto di concentrarsi sul primo periodo della sua produzione – dal 1934 al 1947 per l’esattezza – e dunque su tutto il percorso che ha portato, poi, alla genesi della pittura a “gocce” di colore per cui il maestro è conosciuto. Si tratta dunque di un’occasione per esplorare un lato di Pollock meno noto, più sperimentale nella sua ricerca artistica influenzata dai muralisti messicani. Un’occasione rara: tali lavori sono infatti stati esposti poco in passato (per scelta stessa dell’autore) malgrado il loro fascino. Ciò che li rende speciali è il loro essere terreno di prova e al contempo documentazione degli influssi e delle ispirazioni che si avvicendarono nella mente del giovane pittore. La presentazione espositiva li valorizza, inserendoli nel contesto storico e intellettuale dell’epoca, e legandoli ai nomi degli altri artisti che giocarono un ruolo importante nel tracciare la strada di Pollock verso il dripping.
Jackson Pollock, Les premières années (1934 – 1947)
Musée Picasso, Parigissassewe
Fino al 19 gennaio 2025
Musée d’Art Moderne di Parigi: The Atomic Age
Il Musée d’Art Moderne invita i visitatori a riscoprire in modo nuovo la storia e l’arte del XX Secolo, a partire dal punto di vista dell’atomo. E lo fa con una mostra che raccoglie una serie di progetti rappresentativi delle espressioni artistiche influenzate dalle scoperte scientifiche in questo ambito. Scoperte che – accanto a risvolti positivi e utili tanto per la conoscenza quanto per le applicazioni concrete – servirono anche come base per la bomba atomica. Oltre 250 lavori danno vita a un percorso che invita a riflettere la reazione del mondo dell’arte alle scoperte sugli atomi. Dipinti, disegni, fotografie, installazioni e documenti inediti: tante voci per raccontare un importante pezzo di storia contemporanea che stimola la riflessione nei confronti della nostra società e del suo futuro.
The Atomic Age
Musée d’Art Moderne, Parigi
Fino al 9 febbraio 2025
Musée Rodin: In-visible bodies
Per questo autunno, il Musée Rodin mette in esposizione un pezzo poco noto della propria collezione: lo Studio per la vestaglia di Balzac. A partire da questo, si sviluppa un percorso che riporta in vita gli abiti ottocenteschi provenienti dal Palais Galliera e alcuni materiali mai visti prima in pubblico, tratti dall’Institut de France. Si tratta di una vera e propria investigazione nel processo creativo messo in atto da Rodin, nel tentativo di dare forma al “corpo di Balzac”. È il pretesto utile a sviluppare poi un’esplorazione della rappresentazione dei corpi statuari di XIX Secolo.
Il fatto curioso della storia alle spalle della scultura è che – in parole povere – Balzac era un uomo piuttosto grassodi corporatura. A partire da questo, la mostra crea un’interessante riflessione tra moda e figure corporee,rivelando come la fama dello scrittore che si avvolgeva nella sua vestaglia fornì a Rodin il grimaldello per raffigurarlo in modo “alternativo”. Alternativo a quello che non era un canone corporeo accettato, in quanto troppo corpulento.
In-visible bodies
Musée Rodin, Parigi
Fino al 2 marzo 2025
Musée Marmottan Monet: Trompe-l’oeil
Malgrado la coniazione del temine trompe-l’oeil sia piuttosto recente – fu utilizzato per la prima volta da Louis Léopold Boilly in una didascalia al Salon del 1800 – la sua presenza nella storia dell’arte è molto più antica. Si possono infatti rintracciare esempi di questo tipo di rappresentazione che mira a “ingannare l’occhio” nel Rinascimento, o forse addirittura anche prima. Già Plinio il Vecchio, nella sua Storia Naturale, parlò di un artista capace di dipingere l’uva così fedele al vero, da attrarre gli uccellini affamati sulla tavola.
Il Musée Marmottan Monet incentra il suo progetto espositivo invernale proprio su questo tema: una narrazione dell’evoluzione del trompe l’oeil dal 1520 a oggi, sfruttandola per valorizzare una parte poco nota della propria collezione. Nel corso dei secoli, la sua funzione è mutata: talvolta era utile per deliziare il pubblico, affascinandolo con ingannevoli perfezioni. Altre volte, invece, è servito a scopi architettonici più pratici, o persino politici. La mostra raccoglie e illustra tutte queste possibili declinazioni del trompe-l’oeil, includendo nel percorso otto opere di proprietà restaurate per l’occasione.
Trompe-l’oeil, from 1520 to the present day
Musée Marmottan Monet, Parigi
Fino al 2 marzo 2025
Palais de Tokyo: Myriam Mihindou
Praesentia. Una parola, molteplici i significati che le si potrebbero attribuire: presenza, potere, protezione… e anche il titolo della prima mostra proposta dal Palais de Tokyo. Si tratta di una rassegna che illustra gli ultimi 20 di produzione dell’artista Myriam Mihindou. La particolarità del progetto risiede nella sua capacità di espandere il concetto di arte, rendendolo un mezzo dalle diverse funzioni. Spirituale, terapeutica, ma anche politica e sociale. Questo, attraverso narrazioni che rendono visibili corpi, voci e pratiche a lungo dimenticate.
Myriam Mihindou, Praesentia
Palais de Tokyo, Parigi
Fino al 5 gennaio 2025
Palais de Tokyo: Malala Andrialavidrazana
Si continua con un secondo nome femminile – quello di Malala Andrialavidrazana – a cui il Museo francese ha affidato la propria luminosissima galleria Grand Verrière e i suoi oltre 60 metri di pareti curve per mettere in mostra i propri fotomontaggi, noti in tutto il mondo dal 2015. È questa la forma scelta per la sua prima esposizione in un’istituzione francese, che fa anche da retrospettiva della sua pratica artistica molto singolare. Si tratta infatti di opere che rassomigliano a enormi carte geografiche, composte però da un mix eclettico di figure che spaziano da francobolli a pubblicità, stampe e banconote. Questi sono giustapposti in un tutto “conflittuale”, in cui le tante realtà si contrappongono tra loro, invitando a riflettere sulle pari dinamiche di potere e relazione che caratterizzano il mondo di oggi.
Malala Andrialavidrazana, Figures
Palais de Tokyo, Parigi
Fino al 5 gennaio 2025
Palais de Tokyo: Il futuro della politica internazionale
Uno scorcio sulle vicende coloniali, la storia e le realtà del futuro. È il sunto della terza esposizione, in questo caso collettiva, allestita nello spazio parigino. Protagonisti sono un gruppo di artisti lituani, assieme ad altri francesi, che prendono spunto dalle vicende belliche scoppiate in Ucraina, per allargare la riflessione verso altre “rotture di equilibri del passato” e pensare a quale forma possa prendere il corso della storia del domani.
Les Frontières sont des animaux nocturnes
Palais de Tokyo, Parigi
Fino al 5 gennaio 2025
Palais de Tokyo: Tituba
Ecco un secondo progetto collettivo che invita artisti francesi, inglesi e americani di origine caraibica o africana a unirsi in una meditazione comune sul dolore, il rimorso, la memoria e le migrazioni. Il focus è soprattutto sul ruolo che i nostri cari defunti, i nostri sogni e i ricordi giocano nel nostro quotidiano. I lavori presentati – sculture, dipinti, video e installazioni – leggono e interpretano il tema secondo una dimensione personale, ma anche collettiva. A fare da punto di partenza è il romanzo Moi, Tituba, sorcière noire de Salem (1986) di Maryse Condé, da cui è anche tratto il titolo di tutta la mostra.
Tituba
Palais de Tokyo, Parigi
Fino al 5 gennaio 2025
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