Il Rinascimento del Warburg Institute a Londra. Ora è riqualificato e aperto al pubblico
Si conclude il progetto di restauro e ampliamento di uno dei centri di studi umanistici più influenti al mondo, propiziato dal pensiero di Aby Warburg, di cui l’Istituto conserva la preziosa Biblioteca e l’archivio fotografico. Firmata da Haworth Tompkins, la riqualificazione porta in dote una galleria espositiva e un nuovo auditorium. Per mostre ed eventi gratuiti
Se il Warburg Institute è diventato uno dei centri di ricerca sugli studi umanistici più influenti al mondo, il merito è dell’approccio che sin dall’inizio Aby Warburg ha voluto utilizzare per le sue indagini. A lui si deve, non a caso, l’espressione che identifica l’istituto come “un’insalata di più erbe”. Un luogo, cioè, dove biblioteca e fototeca sono state create, alimentate nel tempo e organizzate con l’intenzione di favorire lo studio di ogni singolo argomento sotto punti di vista molteplici (sociale, scientifico, antropologico, religioso; senza escludere la magia e il paranormale), e con il fondamentale supporto delle immagini – Warburg, come Fritz Saxl che aiutò il collega a istituzionalizzare la sua intuizione all’inizio degli Anni Venti, era storico dell’arte – documenti visivi essenziali per interpretare il passato e il presente. Dunque per “leggere” la società e i suoi cambiamenti. Al Warburg Institute, infatti, il tempo è l’altra variabile essenziale di ogni ricerca, perché la conoscenza del passato attiva il presente.
Aby Warburg, gli studi umanistici e il valore delle immagini
Aby Warburg, nato nel 1866 in una famiglia benestante amburghese di origini ebree e dottoratosi a Strasburgo con una tesi sulla mitologia nell’opera di Botticelli, trascorse diversi anni della sua vita in una casa di cura per malattie mentali, che lo ospitò dal 1917 al 1923, con la diagnosi di schizofrenia (a posteriori ricondotta a un disturbo bipolare maniaco-depressivo). Morì nel 1929, non prima, però, di aver impresso un cambiamento epocale agli studi accademici, invitando a superare la rigida suddivisione in compartimenti stagni (intuizione che per primo aveva perseguito ricostruendo negli archivi fiorentini il milieu culturale e sociale propiziato da Lorenzo de Medici nella seconda metà del Quattrocento). Un guizzo che i suoi detrattori cercarono a lungo di ricondurre alle intemperanze della malattia, e che invece avrebbe rifondato l’indagine storica – a partire dall’interesse di Warburg per il Rinascimento – nella direzione di un’analisi dei contesti quanto più possibile articolata e spinta fino a comprenderne le conseguenze sulla società contemporanea.
La Biblioteca di Aby Warburg e il trasloco a Londra
È questa l’eredità custodita dall’Istituto che porta il suo nome, in Woburn Square, oggi inglobato nel sistema dell’Università di Londra come parte della School of Advanced Study. Nella capitale inglese, dopo la morte di Warburg, Saxl fu costretto a trasferire l’Istituto nel 1933, per sfuggire alla minaccia distruttiva del Nazismo. Materialmente, il trasloco, organizzato fortunosamente per nave nottetempo, portò a Londra la Biblioteca che ancora è il cuore dell’istituto, in cui la forma ellittica della sala di lettura corrisponde all’architettura concettuale sottesa al catalogo e alla disposizione dei libri: ancora adolescente, Warburg aveva iniziato a collezionare i libri che sarebbero confluiti in una raccolta senza precedenti, trasformata in spazio di ricerca aperto al pubblico nel 1926. Oggi la Biblioteca riunisce 360mila volumi (di cui meno del 50% sono in lingua inglese), ed è la più grande collezione al mondo focalizzata sulla trasmissione della cultura attraverso i secoli, con particolare enfasi sugli studi medievali e rinascimentali. Quattro sono le macroaree che orientano la ricerca: Image, Word, Orientation, Action. Ma tra gli strumenti a disposizione degli studiosi figurano anche l’Archivio che raccoglie tutti i contributi di Warburg accanto a quelli di molte altre figure importanti nella storia dell’istituto, e la Collezione Fotografica, che è il più importante archivio al mondo per gli studi iconografici, con circa 400mila foto.
Il “Rinascimento” del Warburg Institute: il progetto di Haworth Tompkins
A Londra, l’Istituto fu accolto sotto l’ala dell’Università solo nel 1944, e nel 1958 prese dimora nel campus di Bloomsbury nell’edificio progettato da Charles Holden, a partire dal 2018 oggetto di un progetto di riqualificazione e ampliamento degli spazi appena concluso, finanziato con 14.5 milioni di sterline. Il Warburg Renaissance, com’è stata ribattezzata l’operazione, ha restituito alla comunità di studiosi internazionali che quotidianamente frequenta l’Istituto spazi più funzionali, senza tradire il pensiero di Warburg; garantendo al contempo un’apertura verso l’esterno mai esplorata con tanta evidenza, come dimostra la creazione di una galleria espositiva che anche il pubblico di non addetti ai lavori è ora invitato a frequentare per conoscere le attività del Centro, e ricevere spunti di riflessione sul mondo contemporaneo. Affidato alla visione dell’architetto Haworth Tompkins, già vincitore dello Stirling Prize, il progetto di riqualificazione è stato filologico quanto innovativo, rivelando le potenzialità dell’edificio storico per dare forma a una proiezione verso il futuro dell’Istituto, che ora dispone di più stanze per i libri, nuovi spazi per gli studiosi (come la Wohl Reading Room al livello -1, per la consultazione delle Special Collections), un’infrastruttura digitale all’avanguardia e soluzioni strutturali ed energetiche più sostenibili.
I nuovi spazi del Warburg Institute: la galleria e l’auditorium
La riqualificazione, come si diceva, ha anche previsto la creazione della prima galleria (la Kythera Gallery) nella storia dell’Istituto, ricavata al pian terreno accanto al nuovo auditorium (l’Hinrich Reemtsma Auditorium, in grado di ospitare 140 persone): spazi entrambi già immaginati da Warburg.
Così, mentre potenzia il proprio sistema d’accoglienza e formazione per la comunità di ricerca inaugurando un sistema di borse di studio per le residenze e per le commissioni rivolte ad artisti, scrittori e pensatori contemporanei, il nuovo Warburg Institute si mostra pronto a coinvolgere pubblici diversi: “Si tratta di una vera rinascita, che ci aiuterà a condividere con il mondo la visione di Aby Warburg”, sottolinea il direttore dell’Istituto Bill Sherman.
Il Warburg Institute si apre al pubblico: la mostra Memory and Migration
A partire dalla mostra Memory and Migration, che inaugura il programma espositivo della Kythera Gallery. Ad accesso gratuito, l’esposizione ripercorre le origini e la storia dell’Istituto, presentando una serie di documenti e oggetti della sua collezione, e integrandoli con gli scatti inediti di Tereza Červeňová, che durante la sua recente residenza artistica ha immortalato la trasformazione dell’edificio. In mostra si apprezzano il taccuino di appunti che traccia il viaggio americano di Warburg alla fine dell’Ottocento e uno dei 65 pannelli del Bilderatlas Mnemosyne – mappa per immagini delle trasformazioni culturali nel tempo e nello spazio – da lui assemblato poco prima di morire. Ma anche – grazie alle illustrazioni originali contenute nel libro The Art of Memory – il lavoro di Frances Yates, storica del Rinascimento al lavoro al Warburg Institute dal 1941, sull’archeologia della conoscenza e sul ruolo centrale svolto dalla magia, dalla tradizione ermetica e dalla Cabala nella formazione della cultura rinascimentale. E le fotografie del progetto Image of the Black in Western Art, avviato da Dominique e Jean de Menil nel 1963. Tra i documenti più curiosi esposti, un diagramma di Albert Einstein indirizzato a Warburg che illustra il significato dell’ellisse architettonica ricreata nel soffitto del nuovo auditorium. Chiude il percorso l’installazione (permanente) della Library of exile (2019) di Edmund de Waals, concepita come spazio di raccoglimento e dialogo sui temi della memoria e della migrazione. Oltre la vetrata si intravede la principale sala di lettura per gli studiosi.
La programmazione culturale del nuovo Warburg Institute
La mostra si concluderà il 20 dicembre 2024, poi la galleria accoglierà nuovi progetti, sempre fruibili liberamente e in modo gratuito. Nella prima parte del 2025, dal 31 gennaio al 30 aprile 2025, andrà in scena Tarot: Origins and Afterlives, sulla storia e il ruolo culturale e sociale dei tarocchi, indagati anche come fonte di ispirazione artistica e simbolo della controcultura (già Warburg gli dedicò un pannello del suo Atlante). Dall’estate 2025, invece, partirà il calendario di eventi dedicati ai libri d’arte e d’artista (Art & The Book), in partnership con Biblioteka, tra fiere di editoria, conferenze e laboratori. Mentre il prossimo autunno sarà la volta di Black Atlas, mostra curata dall’artista e fondatore del Black Audio Film Collective Edward George, a confronto con il Menil Archive e il BilderAtlas. Mensilmente, inoltre, il Warburg Institute offre ora l’opportunità di partecipare a un tour guidato della Biblioteca, nelle date consultabili online.
Livia Montagnoli
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