Tutte le anticipazioni sulla Biennale d’arte islamica di Jeddah 2025
Con la data inaugurale fissata per il 25 gennaio 2025, la seconda edizione della Biennale d’arte islamica approda nel cuore dell’Arabia Saudita, promettendo grandi novità a partire dall’architettura. Ci raccontano tutto gli organizzatori
Si svolgerà nella splendida e cosmopolita Jeddah, dal 25 gennaio al 25 maggio prossimi, la seconda edizione della Biennale d’arte islamica, organizzata dalla Diriyah Biennale Foundation. Novità di quest’anno? Un focus tutto dedicato all’architettura.
Per approfondire il programma e i suoi prossimi protagonisti, abbiamo intervistato Amin Jaffer, direttore artistico, Aya Al-Bakree, CEO della Diriyah Biennale Foundation, e il Principe Nawaf bin Ayyaf, presidente della giuria dell’AlMusalla Prize.
I temi della Biennale d’arte islamica di Jeddah 2025
Qual è il tema della prossima Biennale d’arte islamica?
Amin Jaffer: La Biennale 2025 si intitolerà And all that is in between, una frase tratta da un versetto del Corano, riferita alle verità spirituali che vanno oltre le percezioni fisiche dell’essere umano. Attraverso oltre 500 opere esposte, la Biennale approfondirà i modi in cui artisti, creativi e scrittori si sono avvicinati al sacro. Ci sarà un’attenzione particolare sul ruolo dei numeri nel plasmare la nostra comprensione del cosmo e il nostro ordine della vita quotidiana, illustrato attraverso opere d’arte provenienti dalla civiltà di tutta l’area islamica. Giustapponendo il vecchio al nuovo, la Biennale mira a illuminare il dialogo continuo tra fede, creatività e ricerca di un significato più profondo.
Ritiene che la fede nell’Islam sia un’importante fonte d’ispirazione per l’arte araba?
A. J.: La fede è stata e può essere una fonte d’ispirazione per l’arte in ogni credo religioso. L’Islam e l’arte delle società arabe condividono una relazione sfumata e sfaccettata. Ci sono forti tradizioni artistiche islamiche – geometria, calligrafia e architettura sacra – che non solo hanno una lunga tradizione che affonda le radici nel passato, ma continuano anche a evolversi, ispirando artisti e architetti nel corso dei secoli. L’estetica della fede e della spiritualità può unire le persone di differenti aree del mondo. Questo potere dell’arte ispirata alle tradizioni islamiche è esattamente ciò che intendiamo raccontare attraverso la Biennale. Il nostro obiettivo è creare una piattaforma in cui l’espressione artistica del passato possa dialogare con voci contemporanee, provenienti da molte culture diverse, e promuovendo un dialogo globale attraverso l’arte.
Il progetto Homage alla Biennale d’arte islamica a Jeddah 2025
Cosa può dirci a proposito del progetto Homage?
A. J.: AlMuqtani (Homage) è una sezione speciale che espone opere d’arte islamica provenienti da due illustri collezioni private. Questo progetto mira a riconoscere e onorare il ruolo fondamentale dei singoli collezionisti nel promuovere l’apprezzamento e la comprensione dell’arte di varie civiltà islamiche.
E chi è questa volta il protagonista?
Dopo la prima edizione della Biennale del 2023, che ha reso omaggio allo sceicco Nasser Al-Sabah del Kuwait, fondatore della collezione Al-Sabah, la nostra seconda edizione metterà in luce ben due importanti collezioni d’arte islamica; quella dello sceicco Hamad bin Abdullah Al Thani e quella di Rifaat Sheikh El Ard. L’obiettivo di Homage è evidenziare pezzi eccezionali che incarnano i grandi successi artistici e la bellezza delle culture islamiche. Così celebriamo il ricco mosaico dell’arte islamica e i collezionisti che hanno riunito e preservato questi tesori.
L’arte femminile e il dialogo con la città alla Biennale d’arte islamica di Jeddah 2025
Come valuta la presenza artista femminile alla Biennale?
Aya Al-Bakree: L’Arabia Saudita è stata la patria di influenti artiste donne per decenni, tra cui Nabila Al Bassam e la defunta Safeya Binzagr. L’attuale generazione di artisti sauditi include numerose voci femminili interessanti. Fornire una piattaforma per il loro lavoro è al centro della missione della Diriyah Biennale Foundation (il nostro team interno è composto in maggioranza da donne) e siamo orgogliosi di presentare alla prossima Biennale nuovi lavori di artiste saudite.
Qualche nome in anteprima?
Avremo con noi Fatma Abdulhadi, così come artiste provenienti da altri Paesi quali Nour Jaouda, Charwei Tsai e Slavs and Tatars. Nell’edizione più recente della Diriyah Contemporary Art Biennale, intitolata After Rain, oltre 50 dei 92 artisti partecipanti erano donne. E anche nella sua edizione inaugurale nel 2021, circa la metà degli artisti sauditi che esponevano le proprie opere lo erano. Invitando e commissionando nuovi lavori ad artiste di spicco, guardiamo oltre i numeri e le quote per contribuire a un ecosistema artistico veramente inclusivo e poliedrico in Arabia Saudita.
In che modo la Biennale dialoga con la città di Jeddah?
A. A. B.: Jeddah è una città portuale ed è stata un punto di congiunzione tra culture e rotte commerciali per secoli. È soprattutto una porta d’accesso ai luoghi più sacri dell’Islam. Accoglie visitatori da tutto il mondo e la sua identità cosmopolita si riflette nell’architettura, nel cibo e nella cultura. La sede della Biennale, il Western Hajj Terminal presso l’aeroporto internazionale King Abdulaziz, è un sito molto importante per Jeddah, un sito che riecheggia di memoria ed emozione e che è un porto di ingresso per milioni di pellegrini nei loro viaggi di proseguimento verso la Mecca e Medina. La ricca storia di Jeddah come luogo di incontro tra culture rende il Western Hajj Terminal una sede naturale per la Biennale. Ciò si riflette nei tassi di visita dell’edizione inaugurale: circa il 70% degli oltre 600.000 visitatori erano sauditi, molti dei quali residenti a Jeddah.
L’architettura alla Biennale d’arte islamica di Jeddah 2025
Quest’anno la Biennale avrà anche un focus specifico sull’architettura, grazie all’AlMusalla Prize. Può anticiparci qualcosa al riguardo?
Principe Nawaf bin Ayyaf: la Biennale si concentra sull’architettura grazie all’introduzione dell’AlMusalla Prize. È un nuovo premio internazionale che sfida i designer a ripensare gli spazi di preghiera islamici, collegando una tradizione profondamente radicata con l’innovazione sostenibile. La nostra missione iniziale era quella di creare un concorso che non solo celebrasse il nostro ricco e diversificato patrimonio collettivo, ma che allargasse anche l’orizzonte in termini di modularità e sostenibilità, mostrando come i principi e gli ideali del design islamico siano ancora oggi rilevanti. Ospitando questo concorso nell’iconica e pluripremiata sede dell’Hajj Terminal, si prepara il terreno per una nuova eredità architettonica da forgiare in modo creativo e innovativo, che troverà sicuramente riscontro in tutti i visitatori, musulmani e non.
Niccolò Lucarelli
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati