Vivian Suter, l’artista che dipinge nelle foreste del Guatemala. Una grande mostra a Lisbona 

Il MAAT di Lisbona espone 500 dipinti di Vivian Suter, artista svizzero-argentina che esplora nuove possibilità per la pittura e il legame con l’ambiente. Chi crea cosa? Artista e natura sono coautori delle opere, in un momento storico dominato dalla tecnologia e dalle innovazioni

La mostra Disco, che prende il nome dal più giovane dei cani dell’artista, rappresenta il culmine del suo lavoro ed espone 500 opere, di cui 163 inedite. I dipinti astratti di Vivian Suter (Buenos Aires, Argentina, 1949) sono il risultato del suo rapporto quotidiano con i materiali e le contingenze della natura. Pioggia, terra, umidità e impronte di cani popolano spesso le sue tele, esprimendo la stretta interazione tra l’artista e l’ecosistema. 

Un legame, quello con la natura, che è senza dubbio il nucleo fondante della sua opera, almeno al pari di quello con il luogo in cui ha scelto di vivere e lavorare: una ex piantagione di caffe a Panajachel, in Guatemala, sulle rive del lago Atitlán.  

Chi è Vivian Suter 

All’età di 12 anni, durante il regime di Peron, la sua famiglia si trasferì a Basilea, in Svizzera, dove Vivian studiò pittura. La madre, Elisabeth Wild, era un’artista e le due avevano un legame molto stretto. Nel 1982, poco prima della grande mostra collettiva alla Kunsthalle di Basilea, Vivian visitò l’America Latina e i suoi siti archeologici Maya, tra Messico, Yucatan e Guatemala; s’innamorò talmente di Panajachel da compiere la scelta, non facile, di lasciare tutto e stabilirsi lì. Ha vissuto per anni senza luce né telefono. Vivian Suter vive e crea i suoi dipinti in un luogo caratterizzato da una vegetazione straordinaria, una piccola foresta e un giardino, che l’artista chiama il suo studio.  Ciò che l’ha colpita in particolare è stato un grande albero, sotto al quale ha deciso di vivere e “il clima, la vegetazione, il lago, la lingua, sono nata in Argentina ed era bello per me essere lì, con quelle persone così gentili, con un ottimo mercato di cibi e verdure”, spiega l’artista.  Ha scelto di vivere in un piccolo villaggio, ai piedi delle montagne e vicino ai vulcani, lontana dal mondo dell’arte, perché “era troppo per me, andare a tutti quei vernissage e volevo anche cambiare il mio lavoro, ero giunta al punto in cui volevo trovare il mio stile, lontano da altre influenze”. 

La natura e il Guatemala nelle opere dell’artista Vivian Suter 

La posizione geografica influenza profondamente sia il suo processo creativo che il risultato finale dei suoi dipinti. “Ha trovato un ambiente stimolante per la sua pratica sperimentale, creando un linguaggio visivo unico”, commenta Sérgio Mah, curatore della mostra. Le opere sono ricche dei colori di questo luogo, tra cui il verde, ma anche il rosso, preferito dall’artista, il marrone, il giallo e il blu. Vivian Suter è solita dipingere in mezzo al giardino e lo fa spesso tra il pomeriggio e la sera, quando la luminosità si riduce, a volte terminando il suo lavoro con una torcia. Al mattino scopre il risultato finale della sua opera e cerca di accettarlo così com’è. Ciò che osserviamo nei suoi dipinti, in cui cerchiamo per associazione delle forme note, sebbene siano prevalentemente astratti, può derivare dalla vista o da un dettaglio della vegetazione che la circonda. In due vediamo rappresentati i suoi cani. “Nulla di ciò a cui ho lavorato come artista avrebbe significato senza questo luogo, senza questi alberi, senza le foglie, senza i miei cani, che mi seguono ovunque vada” commenta Vivian.  

La pratica artistica di Vivian Suter 

La pratica di Vivian Suter non è organizzata in serie, ma si possono raggruppare opere che sembrano derivare dalla stessa idea, tele che accumulano e sovrappongono macchie di pittura multicolore, creando forme dense e caotiche in cui si possono ipotizzare processi di trasmutazione e metamorfosi. Suter dipinge su tele appese su delle griglie, che ritroviamo anche nella mostra. Utilizza acrilico, acqua piovana, olio e pigmenti, mescolati con colla di pesce. Le tele sono dipinte all’esterno, dove spesso rimangono per qualche settimana, esposte al sole, al vento e alla pioggia, incorporando foglie, detriti e i segni lasciati dai suoi tre cani: Tintin, Nina e Disco. Si aggiunge così anche l’elemento del caso e dell’imprevedibilità.  

L’idea di lasciare alla natura una parte fondamentale nel processo di creazione delle sue opere ha origine nel 2005 e nel 2010, con due tempeste che hanno causato danni considerevoli al suo studio, lasciando un gran numero di dipinti coperti di acqua e fango. Osservando i dipinti danneggiati, Suter si è resa conto che i detriti e aggiungevamo qualcosa, che solo questo tipo di circostanze inaspettate possono dare. Da quel momento in poi la precarietà e il deterioramento sono diventati parte integrante della sua pittura, un modo di testimoniare il rapporto intimo e sensibile con le contingenze del caso e della natura. 

La mostra di Vivian Suter al MAAT di Lisbona 

Le opere in mostra sono senza titolo e data, anche se Vivian Suter ritiene che siano state realizzate negli ultimi dieci anni. I suoi dipinti ben si adattano all’ambiente in cui sono esposti e si è scelto di sperimentare i più variegati modi in cui un dipinto può essere mostrato: sovrapposti sul pavimento, sospesi nelle griglie, appesi e in movimento con le correnti d’aria o i movimenti dei visitatori e sulle pareti. Il retro di un dipinto è importante come la parte frontale, senza regole e gerarchie, una foresta di dipinti coloratissimi che crea un’ambientazione unica e confortevole. “È un’opera collaborativa, libera da gerarchie e preconcetti, completamente aperta alle impronte e agli effetti casuali e imprevedibili della natura, con tutti i suoi ritmi, le forme e le forze che si dispiegano, che hanno origine e risiedono in essa”, commenta Sérgio Mah. Disco arriva dopo un grande successo di critica internazionale per l’artista, con la sua partecipazione a Documenta14 (2017) e le mostre al Museo Nazionale Reina Sofia di Madrid, al Secession di Vienna e alla GAMeC di Bergamo. Sérgio Mah ha infatti scoperto il lavoro di Sutera Documenta 14: si è convinto che le sue opere si sarebbero adattate perfettamente alle particolarità architettoniche della Galleria Ovale del MAAT e che il suo lavoro sia in linea con alcuni temi cari al museo, quali l’ecologia e il post-colonialismo. Successivamente le opere in mostra si troveranno al Palais de Tokyo di Parigi, nell’ambito di una collaborazione tra le due istituzioni. 

Giulia Bianco

 
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Giulia Bianco

Giulia Bianco

Ha frequentato a Milano il Master Economia e Management per l'Arte e la Cultura della 24Ore Business School. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Catania con tesi dal titolo “I contratti nel mondo dell’arte”, è specializzata in diritto…

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