Uno spazio culturale fuori New York ospita le macchine da scrivere di Tom Hanks

Le 25 macchine, parte della grande collezione dell'attore americano, sono per tutto febbraio da The Church, a Long Island. Che da chiesa sconsacrata è diventato uno spazio della, e per, la comunità locale

A poca distanza dalla spiaggia di San Harbor, a Long Island, c’è una piccola chiesa metodista. Con il suo campanile in “stile italiano” e le alte vetrate, l’edificio di legno, risalente a metà Ottocento, spicca tra i prati verdi e le collinette appena accennate dei sobborghi newyorchesi. È in questa vecchia chiesetta, sconsacrata da quasi vent’anni, che troviamo una macchina per scrivere (o come ormai è diventato più comune dire, da scrivere) della Olivetti, la Valentine del 1969, quella progettata da Ettore Sottsass e fiammante nel suo rosso ciliegia, circondata da altre 34 macchine più o meno d’epoca – ce n’è persino una elettrica del set della serie Mad Men -, che compongono una piccola selezione dalla collezione dell’attore e Premio Oscar americano Tom Hanks.

La mostra di machine da scrivere di Tom Hanks fuori New York

Some of Tom’s Typewriters, aperta da The Church fino al 10 marzo, è una raccolta delle oltre 300 macchine da scrivere di proprietà di Hanks, e da lui gelosamente conservate in California. Una fissazione iniziata con una Hermes 3000 della svizzera Paillard-Bolex – come ricorda lui stesso nel suo racconto These Are the Meditations of My Heart, dalla raccolta Uncommon Type – che lo porta oggi a spostarsi sempre con una macchina da scrivere appresso, e a fare esercizio di scrittura quasi ogni giorno. Un racconto breve, o anche solo una lista della spesa.

Simon Doonan cura la mostra di macchine da scrivere da The Church

Curata dal direttore creativo e autore Simon Doonan – molto famoso negli States per la curatela di mostre di arte contemporanea (The Warhol Look al Whitney Museum) ma anche l’allestimento di vetrine di lusso e le decorazioni natalizie alla Casa Bianca per Obama – la mostra celebra una delle “piccole grandi rivoluzioni” che hanno cambiato il corso (e il suono) del Novecento: “Queste macchine, strane, complesse ma anche ridicolmente semplici, hanno così tanto da insegnarci sulla storia e sulla cultura”, spiega Doonan sul sito dello spazio culturale. “Il mio obiettivo è quello di mettere in luce il fascino, la maestosità ingegneristica e gli aspetti sociali/storici di questi affascinanti manufatti. Dopotutto, la colonna sonora del XX Secolo è il magico clack e ping di una macchina da scrivere. Clack, clack, clack… ping!”. La ricostruzione di questo spirito avviene, oltre che con le macchine, anche con poster e manifesti d’epoca – non mancano i frequenti omaggi all’eporediese Olivetti -, e in generale con un allestimento scenografico “da ufficio”, ma coloratissimo e fantasioso.

The Church, lo spazio indipendente di Sag Harbor

Some Typewriters continua il percorso nella “vita delle cose” promosso da The Church, che oltre a fungere da spazio espositivo è una residenza per artisti, un centro creativo e in generale un luogo accogliente (con giardino pubblico e Wi-Fi). Aperto dagli artisti Eric Fischl e April Gornik e gestito dall’organizzazione Edge and Center (con direttrice Sheri Pasquarella), lo spazio vuole ispirare la creatività nelle comunità dell’East End e nei suoi visitatori, incrociando tecnologie nuove e tradizionali e promuovendo la collaborazione, l’istruzione e la sensibilizzazione alla storia vivente di Sag Harbor come villaggio creativo. Non solo coinvolgendo creativi e personaggi pubblici di alto livello, ma anche pensando a iniziative per il pubblico locale, dai laboratori di stampa monotipo e tessitura, in compagnia di un’artista, alle conferenze su musica e cultura globale.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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