Il nuovo allestimento del Louvre Lens è una passeggiata nella storia dell’arte. Con 250 nuove opere in prestito

Inaugurato nel 2012 come sede distaccata del Louvre nell’ex area mineraria di Lens, il museo progettato dallo studio SANAA rivoluziona la sua Galerie du Temps, che fa coesistere in un unico grande spazio capolavori d’arte di epoche e contesti diversi, abbattendo le gerarchie

Nel dicembre di dodici anni fa, il Louvre Lens inaugurava nella omonima cittadina francese al confine con il Belgio come sede distaccata del più celebre museo parigino. Progettato all’interno di un’ex area mineraria dismessa negli Anni Ottanta, il museo, ideato dallo studio SANAA di Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, rispondeva alla necessità di dialogare con la memoria produttiva del luogo, interpretando attraverso un’architettura concettuale il paesaggio post-industriale.

Galerie du Temps, Louvre Lens. Courtesy Louvre Lens. Photo Manuel Cohen
Galerie du Temps, Louvre Lens. Courtesy Louvre Lens. Photo Manuel Cohen

La Galerie du Temps del Louvre Lens

Su queste premesse, nello spazio sviluppato su un unico piano rivestito in alluminio spazzolato, è stata concepita la Galerie du Temps, enorme ambiente aperto dove allestire cinquemila anni di storia dell’arte senza barriere per mostrare la cultura umana come un continuum, in una messa in scena di grande impatto visivo (all’opposto dell’organizzazione del Louvre di Parigi, dove le opere sono raggruppate per comparti cronologici, territoriali o tematici), cuore del museo che ospita anche altre gallerie per esposizioni temporanee. Ma proprio l’allestimento innovativo della galleria centrale, estesa su tremila metri quadri di superficie e sviluppata per 120 metri lineari in lunghezza, ha colpito nel segno, valendo al Louvre Lens un posto tra i più visitati musei della Francia.

Il nuovo allestimento della Galerie du Temps

Ora, per la prima volta da quando lo spazio ha inaugurato, il museo presenta una nuova “scenografia” commissionata all’agenzia creativa Atoy, che ha lavorato sull’idea di un “fiume del tempo” per guidare il visitatore alla scoperta di 250 opere, in gran parte mai esposte prima nella galleria, fatta eccezione per dieci pezzi mantenuti dall’assetto precedente. Dunque è un nuovo museo, ma sempre votato all’abbattimento delle barriere concettuali, quello che si presenta oggi a chi arriva a Lens. Visitabile gratuitamente, la Galerie du Temps presenta ora 250 capolavori arrivati in prestito dal Louvre di Parigi e da altre collezioni nazionali, che potranno dialogare con interventi di arte contemporanea in occasione delle mostre ospitate frequentemente dal museo. L’invito è quello di navigare liberamente assecondando il corso del fiume o risalendolo secondo istinto personale, in una passeggiata non mediata tra le diverse culture e la storia, dall’invenzione della scrittura fino al XIX Secolo, e oltre. Con l’arrivo delle nuove opere, infatti, l’arco temporale coperto dall’allestimento si amplia a comprendere anche lavori del Novecento, e, all’altro estremo, reperti preistorici.
Per la realizzazione degli apparati di supporto alla visita, inoltre, il museo ha coinvolto oltre duecento abitanti del luogo, con l’obiettivo di tradurre le loro impressioni sulla collezione in didascalie e illustrazioni (a cura dell’illustratrice Alexie Hiles) comprensibili e accessibili a un pubblico eterogeneo. Rimarcando la filosofia del Louvre Lens, che vuole proporsi come polo culturale condiviso e partecipato. 

Galerie du Temps, Louvre Lens. Inaugurazione. Courtesy Louvre Lens
Galerie du Temps, Louvre Lens. Inaugurazione. Courtesy Louvre Lens

Le opere del nuovo allestimento del Louvre Lens

La prima novità si apprezza, in realtà, all’ingresso del museo, dove è stato collocato un obelisco floreale di Niki de Saint Phalle, prestito della designer di paesaggio Catherine Morbach, in dialogo con le Quattro Stagioni dell’Arcimboldo – oggetto di un recente restauro – che si scoprono all’interno. Tra i nuovi prestiti, viaggiando tra i secoli, anche un’infilata di sfingi del IV Secolo a.C., una preziosa statuina orientale in oro raffigurante Chen Mi Zang del XV Secolo, un modellino in legno intarsiato del Santo Sepolcro della metà del Seicento, una scultura in legno dalla Nigeria, del XIX Secolo. E poi ancora arte italiana – un dipinto di Jacopo Bassano (Due cani, 1548), un gruppo in marmo con Amore e Psiche del Canova (1797) – spagnola – con Velazquez e Goya – e francese, da Delacroix a Rousseau, il cui dipinto di paesaggio catturato en plein air nella foresta di Fontainebleau è accostato a un paesaggio senza tempo di Eva Nielsen del 1983, tra gli innesti che evidenziano la volontà del museo di approfondire il suo sguardo anche sull’arte contemporanea.

Livia Montagnoli

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