Reportage da Manama, la capitale del Bahrein ha un fascino inatteso
Nasce nelle contraddizioni il fascino del Regno tra i due mari, che percepisce solo parzialmente le rigidità saudite per accogliere le influenze occidentali, aprendosi ad una libertà di usi e consumi impensabile a soli pochi chilometri di distanza
Il Bahrein, la cui etimologia significa Regno tra i due mari, è un arcipelago di isole nel Golfo Persico. La sua stessa posizione geografica, tra il Qatar e l’Arabia Saudita, ne suggerisce le influenze socio-politiche; anche se, nel suo isolamento, è per lo più conosciuto al grande pubblico per il circuito del Gran Premio di Formula Uno, il primo del mondo arabo.
Bahrein: una dialettica in bilico
Il Bahrein è un paese che affonda le sue radici e trae gran parte del suo fascino proprio nelle sue contraddizioni, date dall’apertura al mondo occidentale e dalla contemporanea vicinanza culturale ai potenti stati islamici limitrofi. Unico Stato dell’area ad aver legalizzato l’alcool – servito in locali e ristoranti ma venduto solo in stores appositi nella periferia della capitale Manama – il Bahrein, non vanta i primati mondiali di Dubai, in termini di lusso o di avanguardia urbanistica della penisola saudita – come i progetti faraonici di Neom nella provincia di Tabuk – ma ricerca in una maggiore libertà di usi e costumi la sua spinta innovatrice. Non è un caso quindi che una forte risorsa economica derivi dal turismo interno e da quello dei paesi del Golfo. Grazie al ponte Re Fahd, di 25 chilometri, che collega in trenta minuti il Bahrein a l’Arabia Saudita, ogni fine settimana migliaia di visitatori pagando un semplice pedaggio entrano nel Regno per concedersi quelle libertà che nei luoghi di origine non sono concesse.
Forse è anche per via di questo intenso traffico stradale, che i bahreiniti hanno una vera e propria passione per le macchine d’epoca; con tanto di museo dedicato e garage dove si possono affittare auto vintage che fanno bella mostra accanto ai cartelloni delle avveniristiche monoposto del Gran Premio. A farne le spese è il traffico stradale, incrementato dalla mancanza di una vera rete di trasporti urbani. Il progetto della metropolitana di Manama è in cantiere da anni ma, aldilà di rendering e annunci, è ancora lontano dalla realizzazione, al contrario del KAFDA, l’underground realizzata su disegno dello studio Zaha Hadid Architects e appena inaugurata nel distretto finanziario di Riyad o di quella di Dubai, conclusa ad hoc per l’EXPO 2020.
Un po’ d’Italia in città in Bahrein
Per gli spostamenti è d’obbligo quindi l’auto o il taxi, guidati da immigrati dal Bangladesh e dalle Filippine che, con regolare patente, esente da reati per almeno 5 anni, possono facilmente prendere la licenza per il servizio pubblico. La manodopera straniera, che ad oggi costituisce il 40% della popolazione, ricopre i ruoli di manovalanza quotidiana nella logistica, nell’edilizia e nella ristorazione che, specie nella capitale, in cui sono aumentate le catene internazionali in seguito alla parziale uscita di scena di Doha dopo le polemiche sollevate della Coppa del Mondo FIFA 2022.
“Eataly aprirà a breve nella downtown” dice in anteprima Pietro Rocco, Head Chef del ristorante La Pergola all’interno del Gulf Hotel, il più antico del Golfo. “Sono andato via dall’Italia per andare a Londra. Dopo 4 anni di duro lavoro, sono partito per il Qatar e poi sono approdato qui. Da alcuni mesi ho rinnovato il menu portando una cucina fusion, tra i sapori locali e quelli italiani. La burrata ci arriva ogni giorno fresca in macchina da Ryiad nei modi più strani…” ci confessa. “In Italia tornerò solo quando sarò un Executive Chef stellato, insieme al mio collega Michele Di Pasquale con cui ormai faccio squadra. Qui ci sono buoni margini di crescita e si attribuisce grande attenzione alla formazione. I giovani più promettenti vengono mandati a studiare in Svizzera per poi essere assunti con contratti quinquennali nelle cucine di nomi internazionali”. Ne sa qualcosa Giancarlo Perbellini, leggendario chef 2 stelle Michelin e 4 Cappelli di L’Espresso che proprio qui a Manama ha lavorato per anni o lo staff di Scalini che sulla ristorazione sarda ha puntato il suo stile.
Bahrein, tra storia ed architettura green
Ma non è solo italiano il tocco imprenditoriale che si respira in Bahrein: i progetti architettonici sono di grandi studi europei. In primis il londinese Atkins che nel 2008 ha realizzato il World Trade Center, vero modello di design e sostenibilità, alimentato da gigantesche pale eoliche, con una struttura in vetri termici e pareti refrigeranti ispirati alla tradizione costruttiva araba. É invece del gruppo danese Krohn & Hartung Rasmussen il National Museum, i cui interni, dallo stile minimal e un’illuminazione studiata, ospitano i reperti archeologici dell’età del bronzo e di epoca Babilonese; oltre a documenti che illustrano la storia del Paese, dall’arrivo di Alessandro Magno nella penisola dell’Oman tra il 331 e il 324 A.C. alle diverse dominazioni; come quella dei Portoghesi, cacciati nel XVII secolo fino alla dinastia Saudita degli Āl Khalīfa, i cui discendenti sono gli attuali regnanti. Il Bahrein è infatti una monarchia costituzionale nata come Stato solo nel 1972; quando, con l’indipendenza dalla Gran Bretagna, ha definitivamente rinunciato al mercato della tradizionale raccolta di perle, in aperta concorrenza con il Giappone, per il ben più redditizio commercio del petrolio. Una sezione al secondo piano del museo è dedicata al calendario islamico che, diversamente da quello gregoriano, segue le fasi lunari e parte dall’esodo, Egira, di Maometto dalla natia Mecca a Medina nel 622 D.C. Originariamente di sei stagioni, il calendario è attualmente di 354 giorni, divisi in 12 mesi di 29 o 30 giornate e si segue per determinare la periodicità del Ramadan che, anche a Manama, è sentitissimo. Tanto che, durante il suo svolgimento quasi tutte le attività chiudono e subentrano temporanee proibizioni, come quella di fumare in pubblico.
Manama, la città sul mare
Un paese di antichi pescatori provenienti dal mare, a questo rimanda l’impronta urbanistica di Manama. Lungo la baia si affacciano gli headquarters dei gruppi finanziari Al Baraka e ARCAPITA, promotori anche della modernissima Moschea ad opera di SOM Architects, lo stesso studio del Burj Khalifa a Dubai e vincitori di numerosi premi internazionali. Mentre, poco lontano svetta il celebre Four Seasons, situato su un’isola artificiale privata raggiungibile in barca. Su disegno del francese Architecture Studio è invece il suggestivo National Theater of Bahrein che, con la sua struttura aggettante sull’acqua, riflettente i colori del Golfo nell’ampio foyer, uno dei più grandi di tutto il mondo arabo. Il teatro è il pendant perfetto dell’antico Qal’at al-Bahrayn, la fortezza portoghese patrimonio UNESCO dal 2005 e i cui scavi, ancora in corso, sono un simbolo dell’identità nazionale. Identità che ben si respira nel Suq Bab Al Bahrain che, a differenza di altri ad uso e consumo dei turisti in diverse capitali del Medio Oriente, mantiene ancora una sua forte caratterizzazione locale. Le famiglie lo frequentano nel pomeriggio trovandovi un’alternativa ai locali di The Avenues sulla Corniche o ai molti pub e bar del Block 338 che si anima in tarda serata. Mentre, al mattino, solo le strade deserte, il forte vento e gli echi del Muezzin dal minareto della Grande Moschea di Al Fateh animano il risveglio della città…
Francesca Pompei
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