Vetrate contemporanee a Notre-Dame. Polemiche e azioni legali

Un'organizzazione francese per il patrimonio culturale ha fatto ricorso contro il progetto (sostenuto da Macron) di sostituire le vetrate della cattedrale parigina appena restaurata. Il bando, già concluso, ha premiato l'artista Claire Tabouret

Una celebrazione corta, cortissima, che ha già lasciato il passo alle polemiche e, peggio, alle azioni legali. Con la riapertura di Notre-Dame de Paris l’8 dicembre 2024 – al termine di un lungo restauro seguito all’incendio del 2019 – il presidente francese Emmanuel Macron e monsignor Laurent Ulrich, arcivescovo di Parigi, hanno dichiarato congiuntamente di voler “lasciare un segno contemporaneo nella storia della cattedrale devastata e completamente restaurata”. Segno che si concretizza nella reinterpretazione del complesso dell’altare e del mobilio (sedie, inginocchiatoi e panche), nei nuovi abiti liturgici ma soprattutto nella sostituzione di alcune vetrate storiche con altre disegnate ad hoc da un’artista. Una miccia, questa, che ha subito scatenato le proteste dei conservatori del patrimonio.

Claire Tabouret ©Agathe Hakoun:Connaissance des Arts
Claire Tabouret ©Agathe Hakoun:Connaissance des Arts

Le vetrate contemporanee a Notre-Dame

Al centro del dibattito ci sono le vetrate di sei delle sette campate della navata inferiore della cattedrale parigina (sul lato della Senna), realizzate dall’architetto Eugène Viollet-le-Duc nel 1884. Le vetrate alte sette metri – che con i loro 121 metri quadri rappresenteranno circa il 5% della superficie delle oltre 120 vetrate della cattedrale, tutte databili tra il XII e il XX Secolo – non si erano danneggiate durante l’incendio di cinque anni e mezzo fa, ma solo ostruite dalla fuliggine, ed erano state depositate per essere restaurati nei laboratori. Nel 2023, un anno prima dell’apertura, Macron aveva annunciato di volerle spostare nel futuro museo di Notre-Dame e sostituirle con un intervento contemporaneo.

La polemica contro le vetrate contemporanee

La proposta ha subito provocato le proteste dei difensori del patrimonio: l’Accademia di Belle Arti aveva suggerito di inserire i nuovi interventi altrove, e anche i membri della Commissione nazionale per il patrimonio e l’architettura – in passato contrati alla piramide del Louvre e alle colonne di Buren al Palais-Royal – si erano espressi unanimemente contro il progetto appellandosi alla Carta di Venezia (che vieta le sostituzioni non necessarie nei beni protetti): non essendo il loro parere vincolante, non c’erano stati sviluppi. A livello civile, è stata lanciata una petizione su Change.org dal direttore della rivista Tribune de l’Art, Didier Rykner, che ha raccolto 250mila firme, e l’associazione per la tutela del patrimonio Sites and Monuments ha cominciato a raccogliere soldi per un’azione legale, che ora è stata lanciata.

Lo scorso 27 gennaio è stato infatti depositato un primo ricorso al tribunale amministrativo di Parigi. L’associazione, stando a Le Parisien, contesta “la competenza dell’Ente pubblico incaricato della conservazione e del restauro della cattedrale nell’organizzazione della sostituzione delle vetrate”, chiedendo di conseguenza l’annullamento della delega data al suo presidente per l’assegnazione dell’appalto per la progettazione, la produzione e l’installazione di vetrate contemporanee. Anche perché nel frattempo il progetto è andato avanti, e a fine dicembre è stato assegnato il contratto alla vincitrice del bando dal Ministero della Cultura.

L’associazione non intende mollare, però: “Il presente ricorso è del tutto distinto da quello, relativo alle questioni di merito, che introdurremo – se il progetto non verrà abbandonato – avverso l’autorizzazione dei lavori volti alla rimozione delle sei coperture in vetro vincolate“, si legge nel comunicato dell’associazione. “Queste vetrate sono importanti per l’architettura e scompariranno, mentre nei campanili nord e sud ci sono finestre bianche (non decorative e recenti) che potrebbero ospitare vetrate contemporanee”, ha commentato ad AFP il presidente dell’associazione Julien Lacaze.

Le nuove vetrate a Notre-Dame previste per la fine del 2026

Il concorso si è quindi chiuso qualche settimana fa (dopo aver raccolto oltre cento candidature) a favore dell’artista francese Claire Tabouret, associata alla bottega del maestro vetraio Simon-Marq, con sede a Reims. Il prestigioso atelier, fondato nel 1640, è la settima azienda più antica di Francia, e in passato ha restaurato grandi vetrate storiche, tra cui il rosone nord della cattedrale di Notre-Dame a Reims, quelli della basilica di Saint-Rémi a Reims e quelli di Valentin Bousch nella cattedrale di Metz.

In un’epoca come la nostra segnata da guerre, divisioni e tensioni estreme, questa opportunità di mettere la mia arte al servizio dell’unità attraverso il tema della Pentecoste è un magnifico aiuto”, aveva commentato Claire Tabouret, artista 43enne nota a livello internazionale (con lavori esposti anche alla Biennale di Venezia) che vive tra la Francia e Los Angeles. Ora, a meno di nuovi sviluppi, sono previsti sei mesi di studio prima della realizzazione delle vetrate, che a sua volta dovrebbe durare un anno e mezzo: l’installazione è prevista per la fine del 2026.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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