Le proteste per il clima cambiano: invece di imbrattare le opere ora gli attivisti puntano svuotare i musei
Il grande museo olandese, solitamente pienissimo, ha visto un sabato quasi deserto perché i membri di Extinction Rebellion hanno prenotato tutti i posti a vuoto. Creando uno "sciopero dei visitatori" che aggira l'inasprirsi delle pene contro chi manifesta

“Attivisti per il clima condannati al carcere per aver lanciato della polvere rossa sulla Costituzione USA agli Archivi Nazionali”/”Carcere per gli attivisti climatici che avevano lanciato zuppa sui Girasoli di Van Gogh”/”Linea dura contro chi imbratta i monumenti: si paga di tasca propria“. Da qualche anno le misure per contrastare le proteste climatiche ed ecologiste dentro i musei e nelle piazze si sono inasprite in Europa e negli Stati Uniti, con strette particolarmente rigide anche in Italia (vedasi il tanto discusso Ddl eco-vandali del 2024), costringendo gli attivisti a cambiare tattica.
La nuova strategia delle proteste degli attivisti nei musei
Ma come si protesta senza “far casino”? Messe giù lattine e bombolette, gli ecologisti hanno sviluppato una nuova strategia che colpisce i musei nel portafoglio, scegliendo come prima vittima il Rijksmuseum di Amsterdam. Istituzione tra le più visitate d’Europa – anche grazie al suo capolavoro La ronda di notte di Rembrandt, sottoposto negli scorsi mesi a un “restauro dal vivo” -, il Rijksmuseum è stato preso di mira dal gruppo Extinction Rebellion (XR) per la sua affiliazione alla banca olandese ING, che gli attivisti hanno accusato di fare greenwashing (sponsorizzando la cultura) di “72 milioni di euro al giorno” investiti in petrolio e gas.
Il Rijksmuseum deserto: l’azione di Extinction Rebellion
Sabato scorso gli attivisti di XR hanno quindi prenotato tutti i posti disponibili nel sistema di booking del museo per poi lasciarli scadere senza riscattarli, inscenando così uno “sciopero dei visitatori”. Il risultato? Nonostante nei weekend il museo sia solitamente pienissimo, e il sistema indicasse come raggiunta la capienza massima, nella giornata festiva del 1 marzo era praticamente vuoto. “Sono venuti solo poche centinaia di amanti dell’arte che avevano prenotato i loro biglietti in anticipo“, ha commentato un portavoce del museo all’ANP. “XR ci sta ostacolando nell’adempimento del nostro mandato pubblico“, ha aggiunto.
Le nuove proteste per il clima nei musei
È quindi andando a toccare l’introito diretto del museo – che, hanno detto dal museo, solitamente vede sulle ottomila presenze giornaliere nei festivi – che gli attivisti sperano di tornare a far sentire le proprie ragioni. Un portavoce di Extinction Rebellion ha rifiutato di rivelare esattamente quanti biglietti siano stati prenotati, ma ha stimato il numero nell’ordine delle migliaia: “Abbiamo iniziato un mese fa e abbiamo utilizzato vari metodi, sia individualmente sia con strumenti tecnici“, ha detto, senza specificare quali.
Non è la prima volta che il Rijksmuseum viene preso d’assalto da XR, sempre per il caso ING: lo scorso settembre gli attivisti (una trentina dei quali erano poi stati arrestati) avevano inscenato una protesta al suo esterno, con incatenamenti e gas dimostrativi, costringendo il museo a chiudere per svariate ore.
Giulia Giaume
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