Tutte le anticipazioni sulla Biennale di Liverpool del 2025 

Mancano quasi tre mesi all’inaugurazione di questa nuova edizione che si preannuncia pensata come omaggio alla storia della città. Ne parliamo in questa intervista alla curatrice Marie-Anne McQuay

Aprirà il 7 giugno 2025 la 13esima edizione della Biennale di Liverpool. La curatrice Marie-Anne McQuay anticipa ad Artribune il tema portante e racconta com’è nata l’ispirazione per la curatela e la selezione degli artisti. Si tratta di una Biennale che intende essere un omaggio alla storia e alla personalità della città che la ospita: Liverpool. 

Marie-Anne McQuay. Photo by Zak Grant
Marie-Anne McQuay. Photo by Zak Grant

La Biennale di Liverpool 2025 nell’intervista alla curatrice 

Come hai concepito il tema di questa Biennale? 
Ho iniziato con le fondamenta geologiche della città. Con l’arenaria gialla e rossa che forma il suo “bedrock”, lo strato di roccia solida sottostante il suolo. È anche utilizzato nelle pavimentazioni stradali e nei grandi edifici pubblici della città. Questo strato solido ha anche un significato metaforico, come fondamento di credenze e ideali. Ho pensato a come questo potesse parlare dei valori sociali e civici della città e della sua psiche unica. Come parte dell’ampliamento del tema, ho chiesto agli artisti invitati di condividere il loro senso di “bedrock“, i valori, le persone e i luoghi che li fondano. 

E che cosa ne hai colto? 
Spesso questi ricordi evocano un senso di perdita e di gioia, sia dovuto alla separazione dalle persone, dalla lingua, alla migrazione dalla patria, sia all’essere lontani da un precedente stile di vita o ambiente. 
Esso è riecheggiato anche nel modo in cui il titolo BEDROCK racchiude il passato coloniale di Liverpool. Proprio come l’arenaria si trova nelle fondamenta della città, così forma anche lo strato di base dell’Old Dock che è stato così fondamentale per la crescita della città attraverso la violenza della tratta degli schiavi transatlantica. Il substrato roccioso che scorre sotto la Biennale di Liverpool 2025, in forma materiale e metaforica, è quindi sempre infestato e oscurato dall’impero. 

In che modo la Biennale interagisce con la città? 
La Biennale di Liverpool è emersa per la prima volta dalla città alla fine degli Anni ’90 ed è parte integrante del suo tessuto e calendario culturale. LB2025 come le precedenti edizioni è stratificata e reattiva alla città – ovviamente ho selezionato opere d’arte esistenti o opere realizzate altrove – ma abbiamo anche molte commissioni che emergono da collaborazioni con siti, archivi, collezioni e, soprattutto, persone locali. La città è quindi integrata nella Biennale sia in termini di commissioni sia di eventi. 

Il rapporto tra la Biennale e la città di Liverpool 

Alcune opere rimarranno permanentemente sul luogo. Cosa significa questo per Liverpool? E come ti aspetti che questo “museo all’aperto” cambi il rapporto tra la gente del posto e la loro città? 
Liverpool vanta un’incredibile gamma di arte pubblica che è stata ampliata negli anni dalla Biennale. Posso capire come la città possa essere vista come un museo all’aperto, come dici, ma anche come qualcosa di ancora più dinamico, complesso e in continua evoluzione. È un onore essere coinvolti nel lasciare opere che risuoneranno in un contesto locale. Nel complesso, voglio che tutto ciò che facciamo aggiunga, ma non interrompa, il flusso della vita cittadina. 

Come hai selezionato gli artisti? Quali criteri hai seguito? Cosa stavi cercando, nelle loro pratiche? 
 Ho iniziato la mia ricerca non appena sono stato nominata e si è trattato di un approccio molto vario: visite in studio da remoto e di persona, suggerimenti dei nostri partner locali, colleghi e agenzie culturali, e poi tenendo in considerazione i diversi contesti a cui gli artisti avrebbero risposto. Sono davvero grata a tutti coloro che hanno supportato questa conversazione. Sono stata ispirata dal tema, ma ho anche cercato figure che potessero avere una consonanza personale con la città, per trovare coloro che non avevano mai esposto qui prima e per pensare a modi dinamici e ponderati per animare siti e spazi per il pubblico. Non c’è un criterio univoco: molti fattori hanno influenzato la decisione di invitare gli artisti a LB205 e sono davvero grata a chi ha accolto l’invito per questo “salto nel vuoto”. 

Come descriveresti la scena artistica di Liverpool? 
Liverpool e la sua più ampia area urbana sono vivaci e autonome, con una vasta pratica e una lunga storia di pittura. Ci sono due scuole d’arte nel centro della città e diversi studi d’artista, quindi c’è una vera concentrazione, qui, ma sono molto consapevole che l’accesso allo spazio espositivo di base e agli spazi di progetto sia oggi molto più difficile di quanto non fosse nel XX Secolo, sia in termini di spazio permanente sia provvisori. Sono comunque felice che la Biennale degli indipendenti guidata dagli artisti sia tornata ad avere i finanziamenti e so che questi avranno un impatto enorme anche su LB2025. 

Cosa rappresenta questa curatela a Liverpool, per la tua carriera? 
In precedenza ho curato alla Biennale di Venezia  del 2019 il progetto Wales in Venice, di Sean Edwards, e ho partecipato a Biennali nel corso della mia carriera; quindi, sembra un momento molto significativo occuparmi della mia prima biennale completa. È anche un grande onore curare una biennale nella città in cui vivi e la responsabilità del compito mi accompagna ogni giorno. È importante sia a livello personale sia professionale. Spero seguiranno altre opportunità, ma intanto è una grande emozione raccontare i progetti a cui gli artisti hanno lavorato per il prossimo giugno. È sicuramente quello che in questo momento mi sta più a cuore. 

Niccolò Lucarelli 

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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