Non solo dazi. La crociata anti-woke di Trump investe le istituzioni culturali USA

Mentre l'International Council of Museums avvia la revisione del proprio codice etico attraverso un processo inclusivo e trasparente, la scure degli ordini esecutivi di Trump continua ad abbattersi con furia ideologica anti-woke, interessando musei, università e relativi budget

In queste settimane l’ICOM – International Council of Museums sta affrontando la revisione del proprio Codice etico, con l’obiettivo di guidare musei e professionisti museali nell’affrontare una società sempre più culturalmente e politicamente complessa. In un processo inclusivo e trasparente, i membri dell’ICOM, attraverso i loro comitati nazionali e internazionali, le alleanze regionali e le organizzazioni affiliate, sono chiamati a condividere il loro feedback per dare forma alle varie bozze che evolveranno nella versione finale del Codice revisionato. Sviluppato in linea con la nuova definizione di museo e fondato sui valori condivisi dalla comunità museale internazionale, tale Codice delinea cinque principi fondamentali, formulati con l’obiettivo di costituire una guida a supporto del settore museale in tutto il mondo.

I cinque principi del codice etico ICOM

Il primo dei cinque principi afferma che i musei, realtà accessibili e inclusive, sono al servizio della società. Collaborano per proteggere e interpretare il patrimonio tangibile e intangibile e promuovono i diritti umani, la giustizia sociale e la pace. In base al secondo principio, i musei operano e comunicano eticamente, con competenza, conoscenza e professionalità. Il terzo principio riguarda l’educazione: le attività e le pratiche educative offerte dai musei dovrebbero basarsi sulla condivisione continua della conoscenza e sul dialogo. Il quarto principio è dedicato alle collezioni. I musei raccolgono, salvaguardano ed espongono il patrimonio materiale e immateriale che detengono; conducono ricerche e trasmettono la conoscenza, rispettando le diverse prospettive e i diritti delle comunità di origine. Infine, il quinto principio si rivolge alla tematica della governance, affermando che gli organi di governo dei musei sono responsabili della sostenibilità gestionale e finanziaria necessarie a mantenere la loro istituzione e a servire le comunità.

Gli ordini esecutivi di Trump

Nello stesso periodo anche il Presidente degli Stati Uniti si sta dedicando con metodo e determinazione ad una revisione di istituti e prassi relativi al mondo museale e culturale americano. Un ordine esecutivo firmato lo scorso 20 gennaio 2025 ha posto fine ai “programmi di discriminazione illegali e immorali” a supporto delle politiche DEI (Diversità, Equità, Inclusione), portando sia la National Gallery of Art che lo Smithsonian Institution a chiudere i loro uffici sulla diversità e a cancellare la terminologia correlata dai loro siti web. Il successivo 27 marzo, Donald Trump ha invece emanato un ordine esecutivo dal titolo “RIPRISTINARE LA VERITÀ E LA SALUTE MENTALE NELLA STORIA AMERICANA”, secondo il quale la sua amministrazione lavorerà per attuare politiche relative allo Smithsonian Institution e ai suoi musei, centri di istruzione e ricerca, nonché lo Zoo Nazionale, mirate a rimuovere ideologie “improprie” da tali realtà.

Anteprima della bozza del codice etico ICOM 2025
Anteprima della bozza del codice etico ICOM 2025

Le “ideologie improprie” da contrastare secondo Trump

Come? Ad esempio, adottando misure “per garantire che tutti i monumenti pubblici, memoriali, statue, indicazioni o proprietà similari all’interno della giurisdizione del Dipartimento degli Interni non contengano descrizioni, raffigurazioni o altri contenuti che denigrino in modo inappropriato gli americani del passato o viventi (incluse le persone che vivevano in epoca coloniale), e si concentrino invece sulla grandezza dei risultati e del progresso del popolo americano o, per quanto riguarda le caratteristiche naturali, sulla bellezza, l’abbondanza e la grandiosità del paesaggio americano”. Fondamentalmente, anche solo accennare all’esistenza di un passato segregazionista, o menzionare in una guida museale l’esistenza delle riserve dei nativi nordamericani (o peggio ancora, eventi in cui furono vittime, come il massacro di Sand Creek del 1864) contrasterebbe con l’ordine esecutivo.

Il programma presidenziale “anti-woke” e negazionista

Il programma dell’amministrazione Trump assicura inoltre che “il Vicepresidente e il Direttore dell’Ufficio di Gestione e Bilancio collaboreranno con il Congresso per garantire che i futuri stanziamenti allo Smithsonian Institution […] non riconoscano in alcun modo gli uomini come donne nel museo”. Difficile ignorare il fatto che negli Stati Uniti gli eccessi di una certa ideologia “woke”, proposta senza il giusto contesto e/o senso critico, abbiano raggiunto, a tratti, vette degne di parodia; ma qui si tratta di negare, nero su bianco, i diritti umani di base e il passato di una nazione che ha costruito parte della propria “greatness” sul sacrificio di milioni di vittime di discriminazione razziale. E ancora, di istituzionalizzare la pratica di revisionismo della storia, lontana e recente.

Ordine esecutivo di Trump sul sito della Casa Bianca
Ordine esecutivo di Trump sul sito della Casa Bianca

Ritorsioni economiche dell’amministrazione Trump

Al mondo della cultura e dell’educazione diventa sempre più arduo contrastare le iniziative dell’amministrazione Trump a causa delle vere e proprie rappresaglie attuate contro chiunque non si allinei con questa nuova visione della “verità” e della “salute mentale”; rappresaglie che si traducono soprattutto nell’immediato taglio di fondi indispensabili alla sopravvivenza stessa delle istituzioni. Lo scorso 28 marzo Katrina Armstrong, presidente della Columbia University, si è dimessa. Ciò è avvenuto pochi giorni dopo che l’università ha dovuto accettare una serie di cambiamenti politici richiesti dall’amministrazione Trump come condizione per il ripristino di 400 milioni di dollari di finanziamenti governativi. Armstrong aveva assunto l’incarico dopo che la precedente presidente, Minouche Shafik, si era a sua volta dimessa in seguito all’esame della sua gestione delle proteste e delle divisioni universitarie in merito all’”operazione israeliana” a Gaza.

Copertina de Il fascismo eterno di Umberto Eco edito da La nave di Teseo
Copertina de Il fascismo eterno di Umberto Eco edito da La nave di Teseo

Trent’anni di Fascismo eterno di Umberto Eco

What Trump is doing is so unamerican”, così “non-americano”. È l’affermazione di una nota artista, di cui per prudenza si tacerà il nome, che aveva ottenuto la nazionalità statunitense dopo aver lasciato un paese in cui la libertà fisica e di pensiero non era più garantita. Oggi, a distanza di anni, ospite in Italia per un evento, dichiara ad una platea incredula di avere paura anche solo all’idea di dover affrontare, al rientro negli Stati Uniti, gli addetti della Protezione Doganale e delle Frontiere (CBP). Potrebbe tornare a questo punto utile leggere, o rileggere, il breve saggio Eternal Fascism: Fourteen Ways of Looking at a Blackshirt di Umberto Eco, ripubblicato nel 2018 da La nave di Teseo con il titolo Il fascismo eterno. Si tratta della trascrizione di un intervento del filosofo ad un simposio organizzato il 25 aprile 1995 proprio alla Columbia University, quindi apparso sul The New York Review of Books con il titolo Ur-Fascism. Non basterà a risolvere, ma almeno non si potrà dire che non ci avevano avvertiti.

Sis Castelli

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