Nel Myanmar distrutto dal terremoto si contano anche i danni al patrimonio culturale

Migliaia di vittime e feriti, e centinaia di dispersi. Oltre a un livello di devastazione diffuso che aggrava le condizioni della popolazione già provata da un lungo conflitto civile. In questo quadro, anche molti siti storici e culturali del Paese sono andati distrutti. Una prima ricognizione

A distanza di quasi una settimana dal terremoto di magnitudo 7.7 che lo scorso 28 marzo 2025 ha devastato il Myanmar, la conta di morti e feriti è ancora destinata a salire. Quasi 3mila sono le vittime già accertate, e oltre 4.500 i feriti, mentre il computo dei dispersi ammonta ancora a diverse centinaia di persone. E se qualche miracoloso salvataggio tiene ancora accesa la speranza di ritrovare sopravvissuti sotto le macerie, la situazione resta tragica soprattutto per la difficoltà di raggiungere tutte le località colpite, mentre non si arrestano i combattimenti del conflitto civile che da anni affligge il Paese e tra le scosse di assestamento si affronta anche l’emergenza di più di un milione e mezzo di sfollati. 

Il terremoto del Myanmar e i danni al patrimonio culturale

In questo contesto è complicata e prematura la conta dei danni materiali, ingentissimi, a infrastrutture, edifici pubblici, abitazioni, con i satelliti che svelano dall’alto interi villaggi rasi al suolo. Anche il patrimonio culturale è stato indubitabilmente travolto dalla devastazione, e il World Monuments Fund è al lavoro per accertare l’entità dei danni agli edifici religiosi e ai siti culturali che, numerosi, si trovano in Myanmar, peraltro in alcune zone già danneggiati dal conflitto in corso. 

Pagode e monasteri distrutti nella città di Mandalay

Per certo, come mostra un video circolato sin dalle prime ore, è crollata la torre della pagoda Shwe Sar Yan, luogo di culto buddista vicino alla città di Mandalay. E proprio in quella che è stata l’antica capitale del Paese – dove sono crollate anche parti dello storico Mandalay Palace (replica del più antico complesso distrutto durante la Seconda guerra mondiale), oltre al portale del palazzo Si Shay e all’Ava Bridge costruito nel 1934 – si concentrano i danni più significativi al patrimonio culturale. Parzialmente distrutti, nel centro definito anche “città dell’oro” per la grande presenza di architetture buddhiste, sono anche i monasteri di Me Nu Brick e New Masoeyein (ma in tutto, solo in città, sarebbero oltre 20 i complessi monastici crollati), oltre alla pagoda Mahamuni, dove il crollo ha portato anche alla distruzione di una venerata statua del Buddha.  

Il sito Unesco di Bagan

Una sorte condivisa con la città di Sagaing, a pochi chilometri dall’epicentro del sisma, conosciuta per l’antica città di Bagan, patrimonio dell’Unesco dal 2019 con i suoi 3.595 monumenti – templi e pagode in pietra che si innalzano al cielo nel mezzo di una foresta, sulla sponda del fiume Irrawaddy – dell’XI secolo. Il sito aveva già subìto danni durante il terremoto del 2016, e ora si teme per l’aggravarsi della situazione, ancora da verificare. E bisognerà accertare anche le condizioni dell’altro sito Unesco del Paese, le Antiche Città di Pyu, anch’esse nell’area più coinvolta dal sisma. Le foto scattate dai reporter di Associated Press, invece, documentano una serie di pagode danneggiate a Naypyitaw, odierna capitale del Paese, che sconta anche danni all’interno del National Museum of Myanmar.
Nella vicina Thailandia, anch’essa colpita dal sisma e alle prese con la conta di vittime (in numero per fortuna ridotto) e danni, tra gli edifici storici danneggiati figura il tempio Wat Pho di Bangkok, dove il Buddha reclinato non è rimasto indenne alle scosse.

Livia Montagnoli

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