Lettere da una professoressa
La quarta lettera è inviata a Lucio Pozzi, artista che ha vissuto per oltre quarant’anni a New York e che ora si è trasferito a Valeggio sul Mincio, con frequenti soggiorni negli Stati Uniti. Ha insegnato in prestigiose accademie in giro per il mondo e attualmente è docente nel corso di pittura dell’Accademia Cignaroli di Verona. È l’artista ospite del numero 1 della fanzine di Soppalco con un’azione pittorica.
Caro Lucio,
innanzitutto grazie per avere accettato di partecipare alla presentazione del numero 1 della fanzine. È un segno importante di fiducia nei confronti non solo del collettivo di studenti, ma anche di tutti coloro che credono nella funzione formativa dell’arte. Dopo lo studio visit di alcuni mesi fa da te, non avevo avuto modo di dirti quanto era stata piacevole e stimolante quella giornata trascorsa insieme, il pranzo in trattoria sotto il pergolato, il tuo modo gentile di conversare. Le acute osservazioni sulla pittura si mischiavano al racconto delle esperienze a New York e dei rapporti con figure e fatti ora diventati quasi leggendari, come Rosalind Krauss e la nascita della rivista October. Mentre ti ascoltavo mi venivano in mente il rispetto e l’attenzione con i quali in accademia ti rivolgi agli studenti, interlocutori alla pari e dai quali imparare, naturalmente se con il loro impegno e la loro curiosità conquistano la tua stima.
Ho ripensato a quel nostro incontro alcuni giorni fa durante un collegamento via skype con Alessandro (web designer di ALAgroup), a cui ho chiesto come funziona l’Accademia di Lipsia, dove sta frequentando il corso di Type Design; mi ha detto che la Hochschule für Grafik und Buchkunst, così si chiama, è aperta sino a mezzanotte e presto verrà distribuito un badge elettronico che permetterà agli studenti di entrare nei laboratori a qualsiasi ora del giorno e della notte. I corsi consistono nell’elaborazione di progetti che vengono discussi dai compagni e dal docente, con un confronto di livello decisamente alto.
A Roma Alessandro frequenta il corso di grafica presso l’Accademia di Belle Arti, ma ha già deciso di prolungare di un anno gli studi a Lipsia perché la crescita culturale e professionale lì è superiore. Non posso che essere d’accordo con lui, naturalmente, ma – nel tentativo di superare il senso di impotenza che mi coglie ogni volta che penso agli atavici ritardi della formazione italiana – ho provato a chiudere gli occhi e a immaginare un’altra accademia. Per prima cosa farei un appello nazionale ai nostri migliori artisti, invitandoli a insegnare, come accadeva in Italia negli anni ‘70; prolungherei gli orari di apertura dell’accademia; incrementerei gli scambi di studenti e docenti con altre istituzioni in Europa e nel mondo; intitolerei i corsi con i nomi degli artisti che li hanno resi famosi (così come accade in Germania, dove esiste una cattedra che ha il nome del suo più illustre insegnante, Joseph Beuys): sarebbe un modo per ricordare ai docenti l’impegno assunto e far sì che chi prenderà il suo posto sia all’altezza del compito… e sicuramente, caro Lucio, affiderei a te la direzione artistica di questa fantastica accademia.
Un abbraccio e ci vediamo presto,
Maria Rosa
Maria Rosa Sossai
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #5
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