“Non ci saranno streghe e incantesimi”. La Repubblica rilancia le parole con cui la curatrice Cecilia Alemani ha precisato il senso del titolo scelto per il Padiglione Italia della prossima Biennale d’arte di Venezia (13 maggio-26 novembre), Il mondo magico. “È un omaggio al saggio del 1948 e, più in generale, all’opera di Ernesto de Martino, l’antropologo che, nell’Italia divisa del secondo dopoguerra, diede voce alle tradizioni di un sud emarginato. Il progetto di Alemani parte da qui. Mentre lei lo racconta al Collegio Romano, sede del ministero dei Beni culturali, scorrono sullo schermo le fotografie di Franco Pinna che, al seguito dello studioso, documentava tarantelle e processioni di un mondo dimenticato che affermava la sua identità attraverso riti ancestrali. Anche l’arte italiana coltiva una vena fantastica, alternativa alla realtà: ‘Lo dimostrano l’apertura all’alchimia e all’ermetismo del Rinascimento – spiega la curatrice – e poi, nel Novecento, de Chirico, Savinio, Domenico Gnoli, che si oppongono all’approccio realista’”. Metodologie “familiari” che ritornano? Gioni nel 2013 riscopriva Marino Auriti, sua moglie nel 2017 riscopre Ernesto de Martino…
350 AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO
“A due mesi dalla 30ma edizione – in programma al Lingotto dal 18 al 22 maggio – il numero espositori che si sono aggiudicati finora uno stand è già superiore a quello del 2016: sono 350, venti in più dell’anno scorso”. La Stampa – con toni entusiastici che tradiscono un neanche troppo velato campanilismo – aggiorna sull’organizzazione del Salone del Libro di Torino, che quest’anno dovrà fronteggiare la concorrenza della neonata fiera milanese Tempo di libri “Avevo un po’ sfidato la scaramanzia – ha commentato il direttore del Salone, Nicola Lagioia – pronosticando per la primavera sorprese anche in termini di partecipazione degli espositori: questo dato premia innanzitutto la squadra della Fondazione, perché è frutto di un lavoro intensissimo”. “Dopo 85 anni lo Stato italiano avrebbe deciso di mettere in vendita la sede dell’Istituto Italiano di Cultura a Bruxelles”. Italia Oggi svela un retroscena che appare quasi paradigmatico della crisi generalizzata che investe anche la cultura italiana: “la sede, al 38 della rue de Livourne, ospita oltre a una grande biblioteca, un teatro da 350 posti per concerti, conferenze e frequenti presentazioni di libri. E anche una notevole vetrina per il cinema italiano all’estero e ha offerto il suo palco a personaggi come Pupi Avati, Dino Risi, Renzo Rossellini, Ettore Scola, Alberto Sordi, Giuseppe Tornatore, Carlo Verdone e Lina Wertmuller”.
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati