Come cambiano le riviste di arredo
In principio era la celebrazione dell’eccezionalità e del privilegio. Poi la rivincita della normalità borghese (con stile). Infine l’esaltazione di un ordinario senza filtri, senza brand e spesso senza notorietà da copertina. Nel campo dell’interior design e nelle riviste che lo divulgano a un pubblico più o meno di nicchia, l’idea di patinato è stata investita negli ultimi anni da una piccola rivoluzione dal basso.
Le riviste d’arredo stanno vivendo l’ennesima rivoluzione. A promuoverla, una schiera di piccole ma influenti riviste internazionali che hanno contribuito a ridefinire l’immaginario e il racconto degli spazi domestici, sovvertendo la gerarchia tra pubblico e privato – o potremmo dire tra zona giorno e zona notte? – e spettacolarizzando aspetti della vita domestica che mai, fino a poco tempo fa, sarebbero finiti sotto i riflettori.
IL CASO APARTAMENTO
Capofila di queste riviste è la catalana Apartamento. Fondata nel 2008 a Barcellona da tre design enthusiasts all’epoca under trenta – Omar Sosa, Nacho Alegre e Marco Velardi – si definisce un “everyday life interiors magazine” e punta a raccontare con nuovo realismo la vita di appartamenti e proprietari che, pur eterogenei per età e affermazione sociale, sono votati il più delle volte a professioni e passioni ad alto tasso creativo. In quasi dieci anni di attività, i suoi diciotto numeri sono stati capofila di uno stile – solo apparentemente? – spettinato che ama mescolare in un magma senza gerarchie libri e disordine, design anonimo e gadget ironici, antiquariato di famiglia e progetti di super nicchia, in qualche caso da collezione.
Non un contesto ideale per parlare dell’ultimo modello di divano come la maggior parte delle riviste di arredo, dunque, piuttosto un registro colto per descrivere la casa come un epicentro di interessi sofisticati e abitudini anticonvenzionali: un “orizzonte del pianeta”, citando le parole di Ettore Sottsass pubblicate in un remoto numero di Domus del 1970, che a ragione identifica la casa con il primato delle “cose che si fanno, le idee che si hanno, le canzoni che si ascoltano, le luci che si vedono, i discorsi che si sentono”. Un epicentro naturale di pensieri che si traducono in oggetti e stili di vita da mostrare senza censure e dove l’apparente anti-glamour si traduce in un’aura di coolness ancora più seducente, perché libera da ovvi status symbol e convenzioni (o forse gli status symbol e le convenzioni di domani?).
LA GERMANIA SUL WEB
La vita e le case dei creativi non sono però appannaggio esclusivo della carta stampata, meglio se da abbonamento. Sul web è da anni nell’occhio del ciclone un sito tedesco che ha fatto dell’habitat dei creativi un argomento privilegiato di approfondimento culturale: Freunde von Freunden. Senza celebrity e senza notizie di attualità, ma con contenuti che il fondatore Frederik Frede definisce “senza tempo”, Freunde von Freunden (letteralmente “amico di amici”) ha dato spazio – soprattutto nella sua storica sezione dedicata alle interviste, a cui negli anni si sono aggiunte nuove rubriche, quando l’inaspettato successo ha imposto una revisione del proprio raggio editoriale – alle case di scrittori e creativi at large, rendendo conto di un circuito di interconnessioni professionali e amicali capaci di raccontare un mindstyle emergente attraverso un approccio spiccatamente narrativo.
Non prodotti, ancora una volta, ma esperienze di vita fortemente urbane e cosmopolite che, come in una catena di Sant’Antonio, testimoniano il sapore globale di un nuovo modo dell’abitare. Una ricercata declinazione airspace – lo scrittore americano Kyle Chyne ha recentemente definito l’airspace la nuova estetica globale dell’abitare, dove a imporre il proprio stile è la galassia di abitazioni Airbnb – che sembra trovare nel mondo hipster un destinatario naturale.
DA LONDRA A AIRBNB
La carica delle nuove riviste di interiors, però, si è recentemente allargata con inedite prese di posizione editoriali. Fondato a Londra nel 2014, Dirty Furniture è una rivista indipendente che mette in luce le relazioni prossemiche e sentimentali che esistono tra le persone e gli oggetti di cui si circondano. Giunta al terzo numero, si prefigge di uscire solamente per altri tre numeri: quello che è adesso in distribuzione, dedicato al bagno, è una lunga indagine iconografica articolata intorno ad approfondimenti da cosiddetto long-writing che decostruiscono l’argomento toilette secondo prospettive molteplici, dalle implicazioni psicoanalitiche fino alle derive localistiche.
Un approccio simile è quello del magazine olandese MacGaffin: il suo ultimo numero è dedicato ai lavandini e ricostruisce, attraverso un accurato apparato iconografico, l’allure eterno di questo imprescindibile oggetto tanto caro ad artisti e scrittori.
Ma quello che più stupisce, forse, è quanto questi racconti fatti di esperienze e inedite tassonomie sull’architettura di interni stiano iniziando a uscire dalle logiche di nicchia, contagiando le grande multinazionali. Il nuovo house organ di Airbnb, Pinapple, è un travel magazine che parla di abitazioni e spazi pubblici urbani con lo stesso stile informale che accomuna le piccole riviste autoprodotte di settore. Forse un modo di dirci che la mutazione di linguaggio legata a questo processo bottom-up di fatto è stata metabolizzata?
– Giulia Zappa
https://www.apartamentomagazine.com/
http://www.freundevonfreunden.com/
http://dirty-furniture.com/
https://macguffinmagazine.com/
https://airbnbmag.com/
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #37
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