In ogni ambito ci sono dei misteri, delle situazioni, delle figure poco chiare. In fotografia una di queste figure è quella di Felice Beato, un fotografo viaggiatore che ha operato nel corso dell’Ottocento. Sino a pochi anni fa la sua biografia era costellata di buchi, di imprecisioni, di notizie inesatte. Oggi un bel volume, edito da Electa, in sole 1500 copie, ben stampato su bella carta, chiarisce molti misteri. Le molte immagini pubblicate nel volume, opera di Beato e degli altri fotografi che hanno lavorato in quegli anni a Yokohama, provengono dagli Archivi Alinari, coeditori del volume.
UNA STORIA MISTERIOSA
Autrice di questo interessante lavoro è Rossella Menegazzo, professoressa associata di Storia dell’Asia Orientale presso l’Università degli Studi di Milano. La studiosa afferma che, nonostante le origini di Beato non siano ancora del tutto chiare, è possibile fissare la sua nascita a Venezia nel 1832. La famiglia si sarebbe, quindi, trasferita a Corfù, protettorato inglese, nel 1834-35. Il giovane acquista la prima apparecchiatura fotografica a 19 anni. Si trasferisce, poi, a Malta dove conosce il fotografo James Robertson, direttore della Zecca di Costantinopoli, che diviene suo socio e cognato, avendo sposato la sorella Matilde Beato.
Con lui fotografa nel 1855 la guerra di Crimea, dopo che Robert Fenton è costretto dalla malattia a tornare in Inghilterra. Nel 1858 sono in India, a Calcutta. I due soci documentano la terribile repressione inglese dei moti indiani. Con loro è anche il fratello Antonio, che però, presto, si ritira a Luxor, dove dà vita a un’ampia campagna di fotografia sul territorio. Nel 1860 i soci si separano, Felice va in Cina, dove immortala l’ultima delle guerre dell’oppio. Da lì parte per il Giappone al seguito dell’illustratore e corrispondente del The Illustrated London News, Charles Wirgman. I due lavorano insieme per un certo tempo.
IL PERIODO GIAPPONESE
Durante la permanenza nipponica, Beato viene ritratto in molte caricature. È, infatti, un personaggio piuttosto noto: fotografo, uomo d’affari, personalità polemica, che subisce anche un processo in tribunale. Le sue foto giapponesi, che vengono colorate all’anilina, sono raffinate e bellissime. Esse sono il cuore della recente pubblicazione. Soggetti sono le donne, i paesaggi, le tradizioni e i costumi locali.
Il suo studio subisce un incendio, durante il quale molti materiali vanno persi. Viene quindi rilevato da un barone austriaco che, in seguito, ne aliena parte a un altro veneto, il vicentino Adolfo Farsari.
Nel 1904 Beato è registrato in Birmania dove ha un attività di vendita di mobili e di artigianato. Alcuni hanno pensato che là si fosse conclusa la sua parabola terrena.
Ma nel 2012 una ricercatrice fiorentina ha annunciato il ritrovamento della tomba di Felix, come veniva comunemente chiamato, nel cimitero fiorentino di San Miniato al Monte. La sua morte è avvenuta il 29 gennaio 1909, dopo essere tornato in Italia. Una avvincente storia, la sua, sulla quale, come affermato anche dall’autrice del volume, non è ancora stata detta l’ultima parola.
‒ Angela Madesani
Rossella Menegazzo ‒ Lost Japan
Electa, Milano 2017
Pagg. 160, € 99
ISBN 9788891814951
www.electa.it
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